
Puoi farcela. Riprovaci. Sono orgoglioso di te. Frasi semplici, ma che possono fare molto per sviluppare l'autostima di un bambino. Sì, perché è già a partire dall'infanzia che l'autostima inizia a prendere forma, e un bambino intorno ai 5 anni di età, inizia ad avere un'idea della persona che è. L'infanzia è quindi una fase della vita fondamentale per il corretto sviluppo cognitivo della persona, perché è in questo momento che si formano le basi della percezione di sé stessi.
Nel 2015 un gruppo di ricercatori dell'Università di Washington, guidati dal professore Dario Cvencek, ha condotto uno studio sull'autostima nell'infanzia su un campione di 234 bambini in età prescolare per conoscere la cognizione che avevano delle proprie capacità. La ricerca è stata condotta quindi su bambini molto piccoli, dell'età di 5 anni, e per realizzarla è stata creata appositamente un'applicazione per computer, il Preschool Implicit Association Test (PSIAT), attraverso cui i bambini dovevano interagire con un programma che gli permetteva di fare un quiz di auto-valutazione. Lo studio ha evidenziato come i bambini, per quanto molto piccoli, fossero già in grado di auto-valutarsi e anche di esprimere un giudizio positivo su se stessi, indipendentemente dal sesso.
Nel tempo sono stati individuati quattro precisi ambiti che influenzano l’autostima nel bambini: l'ambito famigliare, l'ambito scolastico, l'ambito sociale e l'immagine corporea.
Il bambino ha la capacità di percepire sia i sentimenti di orgoglio che i sentimenti di delusione provati dai genitori nei suoi confronti ed è, attraverso questi sentimenti (che il bambino vive e sente propri), che si forma e si costruisce lentamente l'immagine di se stessi.
Il bambino fin dall’età di 6 anni è inserito nel contesto scolastico e inevitabilmente è sottoposto a un giudizio: non solo quello degli insegnanti, riportato su compiti e pagelle, ma anche quello dei compagni (e si sa, a volte i bambini, riescono a essere veramente perfidi). Non lascia sorpresi il fatto che un bambino con un buon rendimento scolastico abbia più facilmente una buona stima di sé, mentre un bambino con qualche difficoltà in più, rischi di perdere fiducia nelle proprie capacità. Ecco perché è evidente che autostima e resa scolastica interagiscano fortemente.
È l’ambito in cui si nota maggiormente l’effetto Pigmalione della “profezia che si autoavvera", detto anche effetto Rosenthal dal nome dello psicologo che lo descrisse per primo. In pratica, se sei convinto che un bambino valga di più, inconsciamente la tratterai in modo da stimolarne il potenziale di sviluppo. E questo vale anche al contrario: se sei convinto che un bambino abbia un potenziale inferiore, finirai altrettanto inconsciamente per inibirlo e fargli ottenere risultati inferiori. Ecco perché il giudizio degli altri diventa fondamentale per un bambino che sta costruendo la propria autostima.
Nella società attuale, non mancano di sicuro stereotipi sociali che danno continuamente indicazioni su cosa piace e cosa non piace, di cosa è più o meno gradevole e di cosa riscuote più o meno consenso. La sensazione di non essere in grado di avvicinarsi a determinati standard può provocare un sentimento di insoddisfazione, di inadeguatezza del proprio corpo. Un problema che tocca sempre più giovani, anticipando molto anche l’età dell’adolescenza. Questa condizione non solo può trasformarsi in ansia e preoccupazione, ma nel tempo può minare anche l’autostima e la capacità di affrontare il mondo esterno.
Se dovesse presentarsi una condizione di bassa autostima in un bambino, quello che non deve essere fatto è minimizzare il problema, trascurarlo o addirittura ignorarlo. Al contrario, come prima cosa occorre aiutare il bambino ad avere una maggior consapevolezza del suo problema. Se il bambino, per esempio, ha una tendenza ad essere impaziente, lo si può rassicurare dicendogli che se lo desidera potrà cambiare, imparando a esercitare maggiormente la sua pazienza.
Inutile poi sottolineare i suoi errori o fallimenti, per evitare di alimentare qualsiasi suo senso di vergogna o colpa.
Meglio incoraggiarlo a sperimentare la propria capacità di agire sulla realtà esterna per modificarla. Il bambino va spinto verso le cose in cui riesce meglio, per poi avvicinarlo a quelle cose che gli piacciono di meno.
Fonte | "Implicit measures for preschool children confirm self-esteem's role in maintaining a balanced identity" pubblicato su Journal of Experimental Social Psychology in ottobre 2015.