
Se tuo figlio non ha ancora iniziato la scuola, sicuramente non gli mancherà ancora tanto. L'estate è ormai agli sgoccioli e si sta avvicinando il famigerato momento dell'anno tanto temuto dalla maggior parte degli studenti. Che sia una scuola nuova o semplicemente una classe diversa, i nuovi inizi trasmettono sempre un po' di preoccupazione e ogni alunno può manifestare il proprio disagio a modo suo, sia prima dell'inizio che durante i primi giorni. Ma i genitori possono fare qualcosa? Si può rendere questo momento dell'anno un po' più piacevole e divertente per i più piccoli? Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Giulia Paladino, psicologa dell'età evolutiva.
Caliamoci nei panni dei più piccoli. Hanno trascorso l'estate all'aperto, tra mare, montagna o anche solo nei giardini della città. Sono stati molto a contatto con i loro cari e con gli amici più stretti e hanno corso, giocato, visto posti nuovi. Dalla metà di settembre si troveranno per la maggior parte del loro tempo seduti, in un luogo chiuso e circondati da persone, se non sconosciute, che comunque non sono parte della loro famiglia. "A livello visivo e uditivo cambiano tutti gli stimoli – spiega Paladino – da loro questo cambiamento è descritto come una mancanza d’aria, come una percezione diversa e più ristretta della libertà. In estate i bambini hanno un’illusione di avere il controllo su ciò che accade, è il periodo delle eccezioni. Ora si torna alle regole e le sensazioni che provano sono disorientamento e confusione. Molti mi dicono di sentirsi preoccupati, paurosi, ansiosi, di sentirsi sopraffatti".
E nei ragazzi più grandi? Le emozioni sono le stesse ma cambia la modalità espressiva. "I bambini quando si sentono preoccupati hanno un'iperattivazione motoria, diventano irrequieti fisicamente – precisa l'esperta – gli adolescenti, invece, hanno una sintomatologia psicosomatica con mal di testa, agitazione. E logicamente verbalizzano i loro sentimenti in modo diverso".
Se queste sono le sensazioni che gli studenti possano provare istintivamente di fronte ai nuovi inizi, anche i genitori giocano, però, un ruolo fondamentale. Un'abitudine diffusa è quella di cercare di motivare i figli dicendo loro frasi come "bisogna riprendere la routine, a letto alle 10", oppure "ora bisogna subito ricominciare a studiare" ma perché c'è questa pretesa di riprendere tutto subito? "La preoccupazione generale è quella di non essere subito prestanti e sul pezzo – spiega la psicologa – dovremmo ristabilire sì la routine, ma costruirne anche di nuove insieme ai figli. Nel giro di 3 mesi tutti cambiamo, cresciamo, apprendiamo consapevolezze in più. Per questo non si può pretendere che tutto sia uguale a prima e, soprattutto, che accada tutto subito".
Se è giusto e inevitabile cercare di ristabilire le abitudini che c'erano prima dell'estate, perché "ciò che è già testato e funzionante ci dà sicurezza – precisa la psicologa – bisogna anche costruire qualcosa di nuovo. I ragazzi vogliono e devono portare in quest'anno una novità, che sia anche solo per i bambini uno zaino nuovo e per i più grandi un taglio di capelli o vestiti che facciano sentire gli studenti più felici per il nuovo inizio. I genitori, quindi, possono giocare in questo momento un ruolo importante: devono alimentare la curiosità e la motivazione. Possono, ad esempio, capire insieme al bambino come dovrà presentarsi il primo giorno scegliendo cosa portare e cosa indossare. In questo modo si favorirà in lui un senso di controllo e di autoefficacia riducendo quella sensazione di spaesamento che è normale provare davanti a una nuova routine".
Il segreto per approcciarsi a un nuovo contesto è, quindi, portare qualcosa di nostro gradimento o, perlomeno, di familiare. E darsi tempo. Imparare a tollerare la novità un passo alla volta e accettare di provare paura o preoccupazione. "Le nostre emozioni ci dicono qualcosa di noi, non dobbiamo respingerle – spiega l'esperta. – I genitori, in questo senso, non dovrebbero dire ai figli di non avere paura, al contrario, dovrebbero validare quest'emozione e rassicurarli ricordando loro che se avranno bisogno saranno sempre al loro fianco".
Sì ma, se i ragazzi devono non solo tornare sui banchi ma anche cambiare scuola o classe? Anche in questo caso la ricetta è quella di cercare di familiarizzare con il nuovo. "Si possono accompagnare i figli in piccole esplorazioni attorno alla nuova scuola, capire quale strada dovranno percorrere cercando di avvicinarsi al contesto – suggerisce la psicologa – i genitori possono iniziare a immaginare con i figli come potrebbe essere l’ambiente alimentando l’idea che anche loro porteranno qualcosa di nuovo all'ambiente".
Ma se la scuola è già iniziata? I ragazzi potrebbero tornare a casa il primo giorno un po' scoraggiati e intimoriti. I compagni magari non sembrano simpatici, i professori severi. Il consiglio, se accade, è quello di "guadare all'esterno – spiega Paladino – il ragazzo sarà concentrato solo su di sé, sui suoi sentimenti. Il genitore può ricordargli di scrutare bene il contesto prima di giudicare. Di individuare dei punti fermi e spiegare a voce quello gli piace e quello che non gli piace. Bisognerebbe ricordargli di darsi del tempo perché può essere che non apprezzi qualcosa solo perché è una novità, diversa da come si aspettava".
Gli adulti devono essere la base sicura da cui i figli possono tornare se si trovano in difficoltà e questo concetto è valido non solo di fronte a un cambiamento, ma anche, e soprattutto, in caso di problematiche più complesse. "Una buona prevenzione contro il bullismo è insegnare ai figli a prendere posizione, ad esprimere chiaramente ciò che piace e cosa no. Questo serve a verbalizzare il consenso e a prendere consapevolezza di ciò che apprezzano imparando anche a opporsi a qualcosa che, invece, non fa stare bene. Fortunatamente sto riscontrando negli adolescenti di oggi una maggiore consapevolezza di sé e il coraggio di chiedere aiuto quando hanno bisogno. Questo è un ombrello che li può proteggere da violenze e molestie" conclude l'esperta.