
"È un passaggio importante che però deve essere fatto nel modo più stringente possibile. Siamo già in ritardo a non aver applicato sufficientemente misure di salvaguardia della natura. Questa legge, insieme ad altre potrebbe aiutarci a combattere al meglio gli effetti del cambiamento climatico"
Queste sono le parole di Federica Ferrario, dottoressa di Greenpeace che si occupa della campagna di agricoltura, a Ohga. E ti sto parlando della Nature Restoration Law, legge facente parte del pacchetto Green Deal europeo per la biodiversità, che punta al ripristino del 20% di tutte le aree naturali europee entro il 2030. Entro il 2050 la stessa Europa punta invece a raggiungere il 100%. Questa legge prevede nello specifico target da rispettare per gli impollinatori e l’obbligo di tagliare almeno del 50% l’uso di pesticidi. Si tratta di una norma che è ancora in fase di approvazione e che sia se dovesse passare, sia se dovesse essere bocciata, per come è stata strutturata potrebbe essere una sconfitta (in parte) per tutti.
"Rischia di essere un grosso autogol e sono molto preoccupata. Il passaggio di questa legge senza l'obbligo di implementazione darebbe sempre più forza a lobby agro-industriali di continuare il loro lavoro sempre con una maggiore de-regolamentazione e questo è un problema che riguarda maggiormente il nostro Stato. Il paradosso arriva quando le stesse lobby chiedo aiuti e fondi nel momento in cui avvengono eventi estremi dettati dal cambiamento climatico"
Ecco parliamo proprio della struttura. La legge fino a due settimane fa sarebbe stato vincolante per i singoli Paesi membri dell'UE, adesso non più ed è questo che preoccupa la dottoressa Ferrario e tutti noi. Cosa vuol dire? In pratica l'Europa imposta e approva una legge che porta a questi obiettivi. Traccia una strada insomma. I singoli Stati possono tranquillamente non rispettarla. E allora a cosa serve? Ecco a questa domanda non c'è risposta. Ancora una volta si traccia un percorso di simbiosi tra economia, lavoro, salute, vita con ambiente e natura, ma non lo si rispetta. Meglio ancora, si dà la possibilità di non rispettarlo.
A Bruxelles hanno modificato quindi il tassello più importante che non apportava novità in termini pratici. Hanno modificato la burocrazia, che mai come questa volta sarebbe stata fondamentale. Gli obiettivi vincolanti, non lo saranno più e ti sto parlando di temi come: analisi dei livelli di inquinamento e del degrado dei suoli.
Lo scontro politico è avvenuto con il partito popolare europeo, il PPE che ha espressamente richiesto di non volere che gli Stati "venissero obbligati" a introdurre questa norma per proteggere le aree naturali.
E nell'ultima bozza di cui Reuters è in possesso si evince proprio questo. Ogni Stato potrà e dovrà solamente raccogliere e indicare come incidono negativamente alcuni fattori, tipo: l’erosione o l’eccesso di fosforo dovuto all’uso di fertilizzanti. Avranno invece la garanzia di non intervenire per forza per migliorare le condizioni del suolo.
Per tale legge si aspetta il voto in plenaria che si terrà il 10 luglio e se dovesse essere tutto confermato allora alla domanda: "E allora questa legge a cosa serve?" La risposta sarebbe chiara: "Non serve a nulla".