Bolsonaro continua a farsi beffe del coronavirus: “È soltanto una piccola influenza”

Il presidente brasiliano si rifiuta di imporre per il suo Paese misure stringenti volte a limitare il contagio, che danneggerebbero l’economia, e sminuisce la minaccia Covid-19. Eppure, il Brasile è lo stato sudamericano che fa registrare il numero più alto di casi positivi e di vittime (rispettivamente 1.960 e 34).
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Federico Turrisi 24 Marzo 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Non solo un negazionista del cambiamento climatico, ma anche di un'emergenza sanitaria sotto gli occhi di tutti. Il soggetto in questione è Jair Bolsonaro, presidente del Brasile. Negli scorsi giorni alcune sue dichiarazioni riguardo al coronavirus avevano fatto discutere: Bolsonaro aveva definito Covid-19 "un'isteria collettiva" che rischia di compromettere l'economia e in più aveva affermato che il coronavirus colpisce di più in Italia perché il nostro è un "paese pieno di vecchietti".

Non contento, Bolsonaro è tornato a rincarare la dose. Nonostante il resto del Sudamerica si stia mettendo in quarantena e l'Organizzazione Mondiale della Sanità abbia detto ieri che la pandemia stia accelerando in tutto il mondo, Bolsonaro continua a minimizzare l'emergenza. Venerdì scorso, durante una conferenza stampa, ha usato il termine gripezinha, letteralmente "piccola influenza", per classificare l'infezione da Covid-19, ribadendo che è preoccupato non per la tenuta del sistema sanitario brasiliano ma per le conseguenze economiche.

Intanto però in Brasile cresce la diffusione del virus: il numero dei contagiati è arrivato a 1.960 e quello dei morti a 34. Ragion per cui i governatori di varie regioni – ricordiamo che il Brasile è uno stato federale – hanno chiesto al presidente Bolsonaro misure di contenimento più drastiche. Ma finora il governo centrale si è limitato a sospendere tutti i voli da e per l'Asia e l'Europa (mentre non ci sono ancora restrizioni per quanto riguarda gli Stati Uniti e tutti gli altri paesi del continente americano).

Bolsonaro rischia dunque di commettere lo stesso errore del presidente americano Trump che aveva palesemente sottovalutato la minaccia del coronavirus. E invece adesso gli Stati Uniti sono il terzo paese più colpito nel mondo (dopo la Cina e l'Italia), con oltre 46 mila casi positivi. A quanto pare la lezione dell'Italia non è servita a granché.

Fonte | O Globo

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