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Bonelli (Verdi) a Ohga sulle nuove trivelle nel mar Adriatico: “È falso che con l’estrazione di gas calerà il costo della bolletta”

La battaglia delle opposizioni contro l’approvazione del decreto Aiuti Quater si fa sempre più intensa, ma il tempo è breve. Entro 17 gennaio dovrà essere approvato e il rischio che passi la norma sblocca trivelle è molto alto. Quanto impatterebbero sull’ambiente circostante? Il nuovo gas estratto aiuterebbe a ridurre il costo delle bollette?
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Mattia Giangaspero 5 Gennaio 2023
Intervista a Angelo Bonelli Leader di Europa Verde, in corsa con l'alleanza Sinistra Italiana-Verdi

Prima l’approvazione del piano di adattamento climatico, adesso l’approvazione per le nuove trivelle nel mar Adriatico. Anche la natura non ci sta capendo più niente e le sembra di vivere in un paradosso.

Entro il 17 gennaio dovrà essere approvato il decreto aiuti quater , nel quale il governo ha inserito alcune norme per concedere il via libera a nuove estrazioni di gas e metano. Le fronde del no (Pd, M5s e Alleanza Verdi-Sinistra italiana) si fanno sempre più numerose e a suon di emendamenti proveranno ad impugnare la scelta politica dell’esecutivo di andare avanti verso questa direzione.

La critica mossa dalle opposizioni non riguarda solo la norma legata alle trivellazioni, ma anche il merito con il quale si sta procedendo verso l’approvazione. Il testo in Parlamento verrà esaminato esclusivamente dalla Commissione Bilancio e non anche dalla Commissione Ambiente. Una scelta chiara, che pone l’accento su una questione economica, ma che rischia di vanificare il lavoro fatto negli ultimi 20 anni di riduzione dell’inquinamento di quelle aree, soprattutto marittime.

Esisterà, però, una reale connessione tra questi nuovi approvvigionamenti di gas e una riduzione del costo delle bollette?

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L’Italia e le sue riserve di gas

Bonelli, il governo pensa a riaprire pozzi di giacimenti di gas e procedere con nuove trivellazioni nel mar Adriatico, per una questione economica. Perché ritenete non ci sia un legame con i risparmi in bolletta? 

"Le previsioni di aumento di produzione con lo sblocca trivelle, rispetto ai consumi attuali, sono di circa 2 miliardi di metri cubi in più all’anno.

Poi è assolutamente falso che l’aumento della produzione possa ridurre il costo della bolletta, perché il prezzo del gas viene fatto sulla borsa del TTF e quindi quando il governo parla di calmierazione del prezzo è perché interviene economicamente.

Tra gennaio e ottobre 2022, quindi nei primi dieci mesi dello scorso anno, l’Italia ha esportato 3,5 miliardi di metri cubi all’estero.

Se da un lato questo ti dice che abbiamo bisogno di gas, rigassificatori e trivelle, dall’altro lato ti dice che noi esportiamo gas all’estero per ragioni legate solo al brokeraggio, cioè alla capacità di determinare massimi utili da parte di alcune società che lo vendono nel mercato internazionale sfruttando le fluttuazioni del mercato del gas."

Se volessimo osservare tutte le stime ufficiali relative alla disponibilità che il territorio nazionale ha sul gas, le quantità di metri cubi di estrazione non permetterebbero all’Italia di raggiungere una totale indipendenza nel lungo periodo.

Secondo i numeri del Ministero dell’Ambiente, in Italia sono presenti 1.298 pozzi estrattivi, ma solo da 514 può avvenire l'estrazione, mentre da gli altri 752 non viene estratto gas. Le piattaforme marine sono 138, ma 94 si trovano in aree protette oppure a meno di 12 miglia dalla costa.

In Italia sarebbero disponibil 111 miliardi di metri cubi di gas.  In Russia sono disponibili 37.4000 miliardi di mc, mentre in Iran 32,100 e in Qatar 24.700.

Se si volessero riaprire tutti i giacimenti di gas e sommarli con quelli attuali dove l’estrazione è già presente, in Italia sarebbero disponibili potenzialmente 111 miliardi di metri cubi. Per aver chiaro l’ordine di grandezza, in Russia sono disponibili 37.4000 miliardi di metri cubi, mentre in Iran 32,100 e in Qatar 24.700. Numeri, quindi molto piccoli. Lo studio del Ministero però ha contato tutte le possibili riserve, anche quelle meno accessibili. Infatti secondo un’altra analisi, quella di Cassa depositi e prestiti, il nostro Paese ha al massimo 90 miliardi di metri cubi di gas disponibili.

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Quanto gas consumiamo?

Nel bilancio disponibile, sempre sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica  è possibile anche vedere a quanto ammontano i consumi di gas negli ultimi anni. La stima in media va dai 70 ai 75 miliardi di metri cubi annui.

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Fonte: Eurostat 2022

Per questo motivo, anche se l’Italia dovesse estrarre tutto il gas presente sul suo territorio, questo sarebbe sufficiente a soddisfare il fabbisogno di poco più di un anno.

I 9 miliardi di metri cubi disponibili all’anno soddisferebbero circa l’8,3% della richiesta nazionale.

Se dovessimo considerare un periodo di lunga durata (circa 10 anni), come la stessa Presidente del Consiglio  ha più volte detto in merito, il governo con questo nuovo disegno politico energetico riuscirebbe a mettere a disposizione una quantità molto piccola paragonata a quella esportata. Considerando che il fabbisogno annuo si aggira sui 75 miliardi di metri cubi, i 9 miliardi di metri cubi all’anno soddisferebbero circa l’8,3% della richiesta nazionale.

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Fonte: Ministero della Transizione Ecologica 2022

Perché abbiamo ridotto le estrazioni di gas?

L’anno scorso l’Italia ha comunque estratto gas sul suo territorio, ma in quantità minime, se non nulle, paragonate con quanto si vorrebbe fare adesso. Sono stati utilizzati, infatti, 3,3 miliardi di metri cubi di gas estratto (circa il 4% di richiesta annua). Non sempre è stato così.

Nel 2000 venivano estratti 16,7 miliardi di metri cubi, l'ultimo anno invece sono stati 3,3 miliardi

Nei primissimi anni 2000, sul nostro territorio venivano estratti 16,7 miliardi di metri cubi di gas, dato che in poco più di 20 anni è sempre calato. Ma come mai è avvenuta questa riduzione? I governi hanno preso a cuore la questione ambientale? Purtroppo no. Il tema economico ha avuto sempre la priorità.

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Fonte: Elaborazione di CDP su dati SNAM, TAG GmbH, Greenstream BV

Il costo d’estrazione nel corso degli anni è diventato svantaggioso (5 centesimi a metro cubo) ed è sempre convenuto di più importarlo dall’estero. (2 centesimi prima dell'aumento di prezzo). La situazione climatica poi ha anche cambiato paradigma e i rischi di danni ambientali, soprattutto nelle zone più vicine ai pozzi d’estrazione hanno portato al veto della trivellazione. Per questo motivo non bisognerebbe procedere con le riaperture.

Bonelli, quale credete sia l’intervento prioritario e immediato che bisogna portare avanti per far fronte al caro energia?

"Un anno fa, ad agosto 2021 il prezzo del gas era a 23 euro a megawattora, oggi è sotto gli 80 euro, ad agosto 2022 stava sopra i 300. Questo ha determinato da parte delle società energetiche di accumulare extra-profitti.

Quello a cui stiamo assistendo adesso però è che mentre il prezzo del gas scende, le bollette continuano a salire e questo è uno degli elementi di distorsione che dovrebbe portarci a fare una cosa.

Dobbiamo essere determinati a restituire i denari degli extra profitti alle famiglie e alle imprese che hanno eroso i propri risparmi per circa 50 mld di euro quest’anno."

Allargando l’orizzonte ad una visione più ampia, quale progetto bisognerebbe portare avanti in modo tale che l’Italia sia in grado di arginare una futura crisi energetica? 

"Dobbiamo essere determinati a restituire i denari degli extra profitti alle famiglie e alle imprese che hanno eroso i propri risparmi per circa 50 mld di euro quest’anno.

Nel lungo periodo invece dobbiamo avere un piano energetico che dia rilievo alle comunità energetiche e che dia il timing attraverso il quale l’Italia, arriva ad installare ancora più rinnovabili.

I tedeschi hanno approvato un piano energetico che permetterà loro di raggiungere entro il 2030 la copertura dell’80% di fabbisogno con solo le rinnovabili e nel 2035 il 100%.

Dobbiamo ricordarci che le funzioni delle rinnovabili è portare il prezzo energetico verso il basso. Eolico, solare e voltaico si trovano a 25 euro a megawattora."

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Un Adriatico sfruttato

La Presidente del Consiglio ha parlato anche della questione ambientale spiegando che anche se l’Italia non dovesse tornare ad estrarre gas, il problema resterebbe. Paesi confinanti come Croazia e Grecia continuano a trivellare nel mar Adriatico.

Allora non crede che la questione debba essere portata a livello Europeo? 

"Basta seguire quel che dice l’Europa. L’Unione Europea nei suoi piani (la legge sul clima europeo, il piano “Fit for 55”), dice chiaramente che bisogna arrivare alla decarbonizzazione per superare la dipendenza dalle fonti fossili, quindi si tratta di seguire questa road map.

Molti Paesi europei seguono questa direzione e ho citato prima la Germania. L’Italia invece si trova nella direzione opposta, non solo trivellando i nostri mari, ma anche trasformandola in un Hub del gas per il sud Europa."

Il mar Adriatico rischia di diventare una delle aree più inquinate e la colpa è solo dell’uomo.  Secondo i dati forniti da Nomisma Energia dall’area di Ferrara fino alle Marche possono essere riattivate 50 piattaforme e nel complesso sono a disposizione 108 concessioni minerarie per un totale di estrazione di circa 40 miliardi di metri cubi.

Se da un lato promette dal punto di vista energetico, dall’altro lato tutto questo presenta rischi e problemi. In particolare vicino alla laguna di Venezia, le trivellazioni sono vietate da anni a causa del rischio di “subsidienza”, ovvero il possibile abbassamento del livello del suolo.

All’interno della norma del 2016 che vietava la trivellazione vicino alla laguna di Venezia è stata inserita la specifica di veto legato alla distanza che bisogna avere dalle coste per procedere con l’estrazione di gas: non più vicino di 12 miglia (circa 22km) dalla costa.

In questo caso nel decreto aiuti-qauter, quando si parla delle nuove trivellazione, l’interesse del governo è quello di procedere fino alle 9 miglia dalla costa, anche se sempre comunque dopo una verifica di fattibilità e di rischio subsidenza zero.

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Le trivellazioni, un danno all’ambiente

Ai tempi del referendum sulle trivelle del 2016 era arrivata anche un’analisi di Greenpeace  che denunciava l’azione d’estrazione, Si tratta di operazioni che impattano negativamente sull’ambiente, compromettendo l’ecosistema circostante. Per non parlare anche del rischio di incidenti, che possono essere inferiori rispetto ad anni fa, ma non pari a zero.

Il metano ha un climalterante che è tra le 20 e 30 volte superiore a quello della CO2

Quando si parla di trivelle e inquinamento delle aree confinanti entra in gioco anche l’emergenza climaticaIl metano ha un climalterante che è tra le 20 e 30 volte superiore a quello della CO2, nonostante nell’atmosfera resta meno (tra i 9 e i 15 anni).

I titoli di giornale in questi giorni ci dicono che grazie alle temperature alte risparmieremo tanto gas. Per me la notizia è che ci sono le temperature alte e che rischiamo che questa prossima estate vi sia anche un aumento della siccità e desertificazione e torneremo a rivedere i nostri fiumi come se fossero corridoi di sabbia. L’immagine del Po’ della scorsa estate qualcuno l’ha già dimenticata.

L’obiettivo globale di non superare la soglia d’aumento della temperatura di 1,5 gradi può essere compromessa se non si abbattano le emissioni di gas climalteranti e per questo estrarre gas naturale, soprattutto in questo momento storico appare come un controsenso.