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Le cinque richieste di Legambiente al Governo per salvare l’Italia dagli eventi climatici estremi

L’osservatorio CittàClima ha evidenziato come il 2022 è stato un anno nero per l’Italia. Rispetto al 2021 c’è stato un aumento del 55% di casi meteo-idrogeologici. In totale oltre 310 eventi e 29 morti. Siccità, grandinate, alluvioni e trombe d’aria: sono state molte le rilevazioni estreme che indicano che qualcosa non va. Quali sono le aree più colpite e come si può combattere questo fenomeno sul territorio?
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Mattia Giangaspero 2 Gennaio 2023

Siamo continuamente sotto attacco e non c'è nessun accordo che possa portare ad una tregua. In Italia, il cambiamento climatico in atto porta effetti sempre più devastanti. Lunghe siccità dovute ad ondate di caldo, frane, alluvioni e bombe d'acqua mettono a repentaglio l'incolumità del Paese e per provare a rallentare questi fenomeni non ci rimane che cambiare il sistema d'approccio. Sempre più nuove strategie energetiche, lontane dall'utilizzo di fonti fossili e vicine all'uso di fonti rinnovabili.  Non bisogna più pensare al paesaggio come luogo di vita, ma come vita stessa, come un quadro delle trasformazioni in atto che rivoluzioneranno la tua quotidianità.

Le cinque proposte

Legambiente, con il suo report sugli eventi meteo-idrogeologici del 2022, ha presentato un'istanza al governo per provare ad attuare una "rivoluzione gentile", ancora per poco, sul paesaggio. Cinque sono le proposte da porre al centro dell'agenda di governo già nei primi mesi del 2023.

  1. Approvare il Piano Nazionale di adattamento climatico.
  2. Aggiornare il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) agli obiettivi europei di riduzione dei gas climalteranti del REPowerEU.
  3. Attuare semplificazioni per tutti gli impianti a fonti rinnovabili.
  4. Velocizzare gli iter autorizzativi.
  5. Creare canali gerarchici tra Regioni, Comuni e governo centrale.
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Le politiche climatiche ambiziose

Fino a qualche giorno fa erano 24 i Paesi europei dotati di questo piano e l'Italia risultava la grande assente. Il governo però è riuscito entro fine anno ad approvarlo, effettuando così un cambio di rotta rispetto agli anni passati. La bozza del piano, infatti, era ferma al 2018 senza essere stata mai approvata e aggiornata. Un piano che però, visto le criticità del territorio italiano, soprattutto nelle zoni centrali della penisola, doveva essere validato molti anni prima. A causa di questo rallentamento, in nove anni, i governi italiani hanno speso oltre 13 miliardi di euro per la gestione delle emergenze meteo-climatiche, 1.48 miliardi ogni anno. E il 75% di queste risorse destinate a riparare i danni, secondo Legambiente, si sarebbero potute risparmiare con le politiche di prevenzione.

In 9 anni, i governi italiani hanno speso oltre 13 miliardi di euro per la gestione delle emergenze climatiche. Il 75% di queste risorse potevano essere risparmiate.

I dati raccolti dall‘Osservatorio CittaClima evidenziano anche, come dal 1999 al 2022, gli interventi avviati per mitigare solo il rischio idrogeologico in Italia sono stati 9.961. Adesso il Piano è stato pubblicato sul sito del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica e dovrà essere sottoposto a consultazione pubblica e a valutazione ambientale strategica. Solo dopo verrà garantita la sua immediata operatività.

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Fonte: Berkeley Earth

I cinque punti previsti dal Piano

  • Il primo punto riguarda i cambiamenti climatici dei vari ecosistemi presenti sul territorio. Si parla di zone montuose con interessamento a neve e ghiacciai, zone marine con l'interessamento alla biodiversità e alle risorse idriche ed infine a zone costiere e di suolo che significano: "dissesto idrogeologico".
  • Il secondo punto riguarda il settore dei trasporti e l'impatto economico che i cambiamenti climatici avranno sulla mobilità. Si stima che dal 2040 al 2070 gli eventi estremi faranno aumentare i costi del 1900% in più, rispetto ad oggi.
  • Il terzo punto analizza il cambio sistematico che avrà il turismo. Si prevedono perdite di 17 miliardi di euro con un riscaldamento globale di 2°C e di 52 miliardi di euro con un + 4°C.
  • Gli ultimi due punti si focalizzano invece su azioni e interventi che il sistema politico dovrà effettuare come prevenzione nei vari settori colpiti.

Tornando a parlare della lotta alla crisi climatica, all'interno del documento di Legambiente, il presidente Stefano Ciafani ha dichiarato:

 "Da troppi anni l'Italia sta dimostrando di essere in ritardo. Continua a rincorrere le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione. È importante rafforzare il ruolo dei Comuni e promuovere campagne di informazione a riguardo. La fotografia scattata ci restituisce un quadro preoccupante di un anno difficilissimo."

Il Piano Nazionale legato al REPowerUE, di cosa si tratta?

Fondamentale per un cambio di passo è procedere anche con l'aggiornamento di un altro piano Nazionale legato agli obiettivi europei del "REPowerEu". Questo progetto ha lo scopo di rendere l'Unione Europea indipendente dai combustibili, ma in particolare modo di incentivare l'impiego delle fonti rinnovabili. Attraverso questo progetto completato il 20 luglio 2022, la Commissione Europea ha previsto 225 miliardi di euro da stanziare nei prossimi 5 anni (fino al 2027) per:

  • Diversificare l'approvvigionamento dell'energia.
  • Incentivare l'utilizzo di energia rinnovabile attraverso detrazioni, sgravi fiscali e riduzioni delle aliquote IVA (qui si può inserire la terza proposta di Legambiente sulle semplificazioni per gli impianti esistenti).
  • Costruzione di nuovi impianti rinnovabili.

A questo proposito, in Italia, sarebbe importante varare anche un ulteriore piano strategico, da affiancare a quello Europeo, disposto all'individuazione di aree idonee alla messa in opera di tali impianti.

Velocizzare l'iter per il rinnovabile

La quarta richiesta di Legambiente trova una sponda in Europa. Il 22 dicembre la Commissione Europea, dopo il via libera di tutti i Ministri dell'Energia, ha approvato formalmente un piano d'emergenza volto a rendere più semplici gli iter burocratici di autorizzazione dei progetti rinnovabili per i prossimi 18 mesi. L'urgenza di tale piano UE è arrivata a causa della crisi energetica in atto, ma può essere uno spunto per una nuova legge con una visione più a lungo termine. Nel dettaglio si cerca di accelerare di più l'istallazione di pannelli solari, poiché a basso costo, prevedendo un iter che non vada oltre i tre mesi. L'istallazione di impianti solari fino a 50kW, quindi anche per il consumo domestico, per esempio, beneficeranno di un accordo tacito dopo un mese.

Per realizzare impianti solari è stato semplificato l'iter. Tacito consenso dopo tre mesi. Per impianti domestici si scende a un solo mese

Di fatto il regolamento introduce il concetto di "silenzio amministrativo positivo" che mira a promuovere la diffusione di questi impianti su piccola scala. Tale regolamento non prevede però l'obbligo per gli Stati membri, scaduto il periodo di 18 mesi,  di adottare un piano nazionale che apra definitivamente una corsia d'accelerazione alle rinnovabili. Su questo ultimo tassello verte la richiesta di Legambiente al governo.

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Regioni, Comuni e Ministero, chi interviene?

L'ultima nota sollevata da Legambiente non è altro che una nota di chiarimento. Un chiarimento di chi, come ente, deve avere priorità di intervento nel momento in cui accade un evento climatico estremo. In questo momento le responsabilità sono in capo al Ministero dell'Ambiente, alle Regioni, alle otto autorità di distretto idrografico e ai Comuni. Bisogna allora provare a creare una divisione dei ruoli. Un canale gerarchico di chi deve attuare la mappatura del territorio per la prevenzione, chi deve indicare che tipologia di interventi sono da fare e chi deve analizzare la fattibilità e stanziare i fondi sufficienti. La richiesta finale in merito è quella di affidare al Ministero dell'Ambiente un vero ruolo di coordinamento e d'indirizzo.

I numeri dei disastri climatici

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Fonte: Legambiente

Le richieste arrivate da Legambiente al governo sono figlie di un anno nero per l'Italia dal punto di vista del cambiamento climatico.  Si possono ricordare il distacco di una parte del ghiacciaio della Marmolada, le forti piogge prolungate in Val Camonica, dove in poche ore c'è stata la stessa precipitazione avvenuta nei sette mesi precedenti. La tempesta di Pasqua a Marina di Massa, per non dimenticare anche l'ultima tragedia di Ischia dove le piogge intense hanno provocato una frana in cui hanno perso la vita 12 persone.

Sono 310 gli eventi climatici estremi. + 55% rispetto al 2021.
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Fonte: Osservatorio Città Clima, Legambiente 2022

I numeri presenti nel rapporto di Legambiente evidenziano come, rispetto al 2021 in Italia c'è stato un aumento di questi disastri climatici del 55% in più, per un totale di 310 eventi estremi. Sono 104 casi di allagamenti, 29 di grandinate, 81 casi di trombe d'aria, 28 di siccità prolungata, 13 le esondazioni fluviali, 18 le mareggiate. Per non parlare anche di 8 casi di temperature estreme in città con 4 eventi che hanno impattato sul patrimonio storico. E proprio sull'aumento delle temperatura arriva un altro dato dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima che evidenzia come nei primi sette mesi del 2022 le piogge sono diminuite del 46% rispetto alla media degli ultimi 30 anni. Infatti la temperatura media italiana tra il mese di giugno e il mese di agosto è stata superiore di 3,3°C.

Le piogge sono diminuite del 46% nei primi sette mesi del 2022 e tra giugno e agosto le temperature si sono alzate di 3,3°C.

Secondo le analisi del Ministero della Salute, questo ha causato 2300 decessi in Italia. Numeri in crescita visto che nel 2021 furono 1472 e nel 2020, 685.

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La rivoluzione gentile

Come puoi aver ben capito, il nostro Paese è fortemente esposto ai cambiamenti climatici e report, mappature, studi e anche Direttive europee servono, oltre che ad evidenziare le criticità, anche a risolverle con i giusti mezzi. Noi come Paese Italia però dobbiamo continuare a lavorare cooperando sia in settori pubblici che privati, aggiungendo anno dopo anno, elementi che migliorano la condizione di vita del paesaggio e quindi anche di chi lo vive.