Brescia e l’energia pulita: un esempio virtuoso di decarbonizzazione in Italia

Grazie a un percorso iniziato decenni fa e all’utilizzo ragionato delle varie fonti energetiche e allo sfruttamento del calore derivato da altri impianti, a Brescia è stato possibile anticipare gli obiettivi ambientali nazionali in termini di emissioni.
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Sara Del Dot 25 Giugno 2020

Quando si parla di riduzione delle emissioni di CO2emissioni di CO2, il termine utilizzato più spesso, e spesso non davvero compreso, è “decarbonizzazione”. Una parola emersa nel linguaggio comunque soprattutto nel corso degli ultimi anni, quando governi e amministrazioni hanno iniziato a domandarsi cosa fare concretamente per permettere ai loro cittadini di continuare a respirare.

Decarbonizzazione indica la variazione del rapporto carbonio-idrogeno tra le fonti di energia. In poche parole, si tratta del processo di riduzione delle fonti fossili come fonti di energia e la loro progressiva sostituzione con le fonti di energia pulita.

Una decarbonizzazione efficace rappresenta uno degli obiettivi maggiormente abiti nell’ambito della transizione ecologica e molte città si stanno impegnando per effettuare il prima possibile questa sostituzione anche in vista degli obiettivi ambientali previsti a livello comunitario (vedi l’obiettivo da poco vincolante delle zero emissioni nette entro il 2050 lanciato dalla Commissione europea) e nazionale (Piano nazionale integrato energia e clima che prevede l’abbandono dei combustili fossili entro il 2025).

A questo proposito, il comune lombardo di Brescia sembra avercela fatta, o comunque essere sulla buona strada. Grazie alla rete A2A, che gestisce distribuzione e produzione di energia nella città, Brescia potrebbe essere la prima città ad avere anticipato di gran lunga gli obiettivi di sostenibilità imposti dall’alto, almeno a livello di emissioni.

Sono infatti stati investiti 105 milioni di euro in un piano che, tra le altre cose, prevede proprio la sostituzione di gas e carbone con fonti energetiche più amiche dell’ambiente, oltre all’immagazzinamento e riutilizzo del calore rilasciato dalle acciaierie presenti sul territorio. In pratica, nella Centrale Lamarmora, la seconda fonte di calore della città dopo il termovalorizzatore, non saranno più impiegati i combustibili fossili, e l’energia mancante sarà compensata sfruttando altre fonti di calore industriale, che prima veniva disperso nell’ambiente.

A questo si aggiungeranno tre nuovi serbatoi destinati all’accumulo di acqua calda sempre presso la Centrale Lamarmora e la Centrale Nord, e sempre nella stessa Lamarmora verrà installato un grosso impianto fotovoltaico che consentirà un apporto di energia solare in grado di alimentare le pompe del teleriscaldamento supportando l’intero processo di produzione di energia.

Così, quella di quest’anno sarà per la cittadina lombarda la prima stagione termica senza carbone, con un abbattimento delle emissioni che ben si allinea con il percorso iniziato dalla città nel 1972 quando la città fu la prima a dotarsi di un impianto di teleriscaldamento.

Fonte | A2A