
I dieci lunghi mesi di guerra in Ucraina stanno avendo delle conseguenze devastanti anche sugli ecosistemi e sull'ambiente. Da quando, lo scorso 24 febbraio, la Russia ha dato inizio all’invasione, secondo Accobams – Agreement on the Conservation of Cetaceans of the Black Sea, Mediterranean Sea and contiguous Atlantic area – avrebbero perso la vita a causa delle attività militari oltre 700 cetacei, tra delfini e focene.
I missili, le bombe e i sonar ma soprattutto l’inquinamento acustico da essi provocato rappresenterebbero una seria minaccia per i delfini che vivono nel bacino del Mar Nero. I forti rumori causati dalle esplosioni si ripercuotono nelle acque abitate dai cetacei, impedendogli di comunicare tra loro e di orientarsi, e rendendogli più difficile anche procacciarsi del cibo. Il deciso incremento della mortalità registrato al largo dei porti di Bulgaria, Romania, Turchia e ovviamente Ucraina tra la primavera e l’autunno del 2022 ne sarebbe la prova.
Sempre più di frequente delfini e focene morti o feriti vengono ritrovati sulle spiagge dei Paesi che si affacciano sul Mar Nero: diverse fonti ucraine parlano addirittura di migliaia di esemplari. Secondo gli esperti riuniti nel trattato Accobams – come riporta la testata Marine Insight – a causa dei continui rumori innaturali a cui sono sottoposti, faticherebbero a nuotare in linea retta e non riuscirebbero così a nutrirsi a sufficienza. Disorientati, rischiano inoltre di avvicinarsi troppo alle coste e di finire vittime del bycatch – la pesca accidentale.
I delfini sono purtroppo solamente una tra le vittime della guerra, che sta spazzando via persone, paesaggi e animali. E le ripercussioni si sentono fin qui da noi: la mancanza di mangime proveniente dall’Ucraina, ad esempio, ha esposto al rischio di abbattimento anche il bestiame degli allevamenti italiani.