Lo stalker è una persona, uomo o donna, di qualunque età che metta in atto comportamenti persecutori nei confronti di una seconda persona, alla quale sia stato legato o meno da una relazione affettiva o professionale, e che abbia fatto parte o meno del nucleo familiare per un certo periodo di tempo.
Nella maggior parte dei casi, lo stalker è un ex partner che non riesce ad accettare la fine della relazione e vuole cercare di riavvicinarsi alla vittima oppure vendicarsi di qualche torto subito, vero o presunto. Non di rado, tuttavia, lo stalker è un semplice conoscente, un collega o addirittura un estraneo che desidera stabilire con la vittima un qualche tipo di rapporto, generalmente di natura affettiva o sessuale. In quest'ultimo caso, di solito, si tratta di persone che hanno serie difficoltà di comunicazione e interazione, risultando incapaci di avviare rapporti interpersonali sereni in modo convenzionale.
Gli ex partner che assumono comportamenti persecutori aggressivi e violenti dopo la separazione, di solito, avevano già dato segni di una tendenza all'iper-reattività e alla rabbia durante la relazione di coppia e/o in situazioni stressanti della vita quotidiana.
A volte, il comportamento persecutorio è messo in atto da persone affette da disturbi mentali associati a una qualche forma di distorsione della realtà (principalmente, psicosi, disturbi di personalità, disturbi ossessivi, schizofrenia; meno frequentemente, depressione, ansia o disturbo bipolare; spesso, con comorbilità per abuso di sostanze) che li induce a credere fermamente nell'esistenza di una relazione affettiva (in realtà, inesistente) con la vittima o nella possibilità di stabilirne una. In questa categoria di stalker rientrano, per esempio, i pazienti di psicoterapeuti o le persone assistite da operatori psicosociali che travisano la relazione di supporto e cura, interpretando l'attenzione ai bisogni e l'aiuto fornito come una dimostrazione di interesse affettivo, anziché come un rapporto umano empatico nell'ambito di un'attività di natura professionale.
Attualmente si tende a distinguere, in linea di massima, tra cinque diverse categorie di stalker:
Il molestatore, peraltro, agisce talvolta sotto l'effetto di sostanze psicotrope, in stato di ubriachezza oppure soffre di disturbi mentali, ma più spesso sono le condizioni sopra descritte a provocare le sue condotte persecutorie.
Sebbene di norma, almeno nell'immaginario comune, lo stalker è una figura maschile, ciò non toglie che anche molte donne si rendano spesso colpevoli del reato di atti persecutori, soprattutto per vicende sentimentali e, quindi, ai danni del proprio ex o della sua nuova compagna.
Anche i comportamenti tenuti dallo stalker si rifanno, in genere, a due grandi tipologie di azioni, cioè le comunicazioni (messaggi, telefonate, etc.) e le condotte con cui si cerca il confronto diretto con la vittima (inseguimenti, incontri non concordati, minacce verbali).
Lo stalking è uno schema di comportamento:
La minaccia di violenza, fisica o psichica, da parte dello stalker è reale e può consistere anche nella riduzione della libertà e della capacità di controllo della vittima (o delle persone a lei vicine) nell’ambiente. Lo stalker interagisce direttamente con la vittima e/o con persone a lei vicine (per es: parenti o colleghi di lavoro). Lo stalker infatti può agire anche su chi è più vicino alla vittima, per es. familiari, partner, amici, colleghi di lavoro, coinquilini o anche animali domestici (vittime per es. di rapimenti, maltrattamenti, mutilazioni).
Lo stalker mette in atto comportamenti quali:
In astratto, il fenomeno dello stalking può riguardare chiunque e, quindi, coinvolgere tanto le donne, quanto gli uomini.
Tuttavia, si stima che, nonostante ciò, l'80% delle vittime di stalking sia donna.
La vittima perseguitata dallo stalker manifesta sensazioni ed emozioni intense, che vanno da un iniziale stato di allerta e di stress psicologico a intensi e pervasivi vissuti di preoccupazione, di paura per la propria vita, di rabbia e disprezzo per il molestatore, di colpa e vergogna per quello che sta loro accadendo.
La dimensione privata e personale viene violata, il senso di colpa e la vergogna per quello che sta accedendo favoriscono l’isolamento, la chiusura e, di conseguenza, le richieste d’aiuto e soccorso si riducono. In questo modo, la vittima finisce per sviluppare intensi stati d’ansia, disturbi del sonno e veri e propri quadri psicopatologici.
Sono state svolte diverse ricerche per valutare quali siano le conseguenze di comportamenti di stalking sulle vittime. Una delle prime è stata quella di Pathè e Mullen (1997). Nella loro ricerca, condotta su di un campione di 100 vittime di stalking australiane, emerse che queste riportavano gravi ripercussioni a livello psicologico, lavorativo e relazionale. Anche uno studio svolto in Olanda (Kamphuis et al., 2001, 2003) su 200 vittime di stalking, ha documentato l’insorgenza di sintomi psicologici clinicamente rilevanti e, in particolare, di numerosi casi di disturbo post-traumatico da stress. La gravità dei sintomi è comparabile a quella che si riscontra nei soggetti che hanno vissuto disastri aerei, rapine a mano armata e gravi incidenti automobilistici.
Dal punto di vista psicologico ed emozionale, i sintomi più comunemente riportati dalle vittime di stalking sono paura, ansia, rabbia, sensi di colpa, vergogna, disturbi del sonno, reazioni depressive con sensazioni di impotenza, disperazione, paura e comparsa di ideazione suicidaria. Sul piano della salute fisica si riscontrano invece disturbi dell’appetito, abuso di alcool, insonnia, nausea e aumento nel consumo di sigarette.
Tuttavia, è bene sottolineare che non sempre le vittime di stalking sviluppano un disturbo psichiatrico. I sintomi possono delinearsi come subclinici o transitori e possono essere compensati dalla resilienza di un soggetto, ovvero la sua capacità di adattarsi a fronte di un evento traumatico.
Esistono alcune regole di base che la vittima degli atti persecutori dovrebbe seguire fin dal primo momento in cui si rende conto di essere oggetto di un'esagerata "attenzione" da parte di un ex partner, di un collega o di un conoscente al fine di scoraggiare/evitare i comportamenti persecutori e tutelare la propria incolumità fisica e psicologica. In particolare, si dovrebbe:
Non intervenite. La situazione delicata può acuirsi non solo per le azioni sconsiderate della vittima, bensì anche a causa del modo di agire dei familiari. I parenti dovrebbero evitare di affrontare lo/la stalker o di fungere da mediatori fra lo/la stalker e la vittima. La protezione della vittima ha la priorità assoluta.
In generale è quindi meglio interrompere sistematicamente ogni contatto con lo/la stalker. Se ciò non fosse possibile, per esempio perché occorre tutelare gli interessi dei figli che vittima e stalker hanno avuto in comune, si dovrebbe tenere un contatto discreto, cortese e distaccato con lo/la stalker. Si dovrebbe inoltre dare importanza alla sfera privata della vittima. Spesso gli/le stalker cercano di ottenere da parenti e amici informazioni sulla vittima. Se conversazioni di questo tipo non vengono bloccate sistematicamente, si potrebbe preparare il terreno per ulteriori azioni.
Il compito principale dei parenti è proprio quello di sostenere la vittima. Molte vittime si sentono inermi a causa delle azioni di stalking e perdono rapidamente la fiducia in loro stesse e di conseguenza si isolano socialmente. Le persone vicine dovrebbero fare in modo che ciò non accada, cercando il contatto con la vittima e sostenendola nello svolgimento delle sue attività professionali e di svago abituali. Se le vittime esprimono la necessità di avere un dialogo aperto, i parenti dovrebbero ascoltare con attenzione senza mettere in dubbio i racconti della vittima. Spesso, le vittime di stalking soffrono per la mancanza di comprensione da parte delle persone che le circondano. Inoltre, parenti ed amici possono aiutare le vittime a compiere il passo, spesso difficile, di recarsi dalla polizia o di rivolgersi ad un consultorio per vittime di reati. Scrivere insieme nel "diario dello stalking", come un rituale settimanale, facilita alle vittime il compito di aggiornare sistematicamente questo documento e spesso semplifica l'avvio di un dialogo aperto.