Cilento: trovata morta una tartaruga Caretta caretta, aveva lo stomaco pieno di plastica

Sette filtri di plastica, etichette di bottiglie, confezioni di caramelle, pezzi di bicchieri monouso. La pancia della tartaruga trovata morta su una spiaggia del Cilento era un vero e proprio museo di polietilene. Specchio perfetto della condizione in cui versano i nostri mari (e quelli del mondo intero).
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Sara Del Dot 14 Febbraio 2019

Era un maschio adulto di Caretta caretta e sarebbe potuto vivere ancora tanti anni in perfetta salute se solo non avesse ingerito una quantità spaventosa di plastica. Purtroppo, ancora una volta la mano dell’uomo ha fatto la sua parte nell’impedire il normale corso della natura.

La carcassa della tartaruga è stata trovata sulla spiaggia di Marina di Camerota, nel Cilento, in Campania, uno dei luoghi di cui questi esemplari sono simbolo. L’animale aveva ingerito, scambiandoli per cibo, diversi materiali, tra cui sette dischetti di plastica rigida che ne hanno causato la morte.

Si tratta di quegli stessi dischetti che, appena un anno fa, si erano riversati in mare a causa di un guasto all’impianto di depurazione della foce del Sele. Le correnti avevano trasportato quei piccoli filtri di plastica dal mar Tirreno lungo tutte le coste italiane, facendoli arrivare fino in Toscana e addirittura in Francia. La Caretta caretta, poco selettiva in termini di alimentazione, li ha scambiati per pesci e meduse e li ha ingeriti, intossicandosi. Secondo quanto riportato dai responsabili del progetto di Legambiente, Clean Sea Life, che si occupa di monitorare lo spostamento dei dischetti cercando di recuperarne il più possibile, si tratta del terzo caso documentato di una tartaruga che li ha ingeriti.

Il corpo dell’animale, un esemplare di appena 25 anni e oltre 100 chili molto importante per la riproduzione della specie, è stato ritrovato dagli operatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli che, assieme al team dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, hanno condotto l’autopsia trovando, oltre ai famosi dischetti, anche etichette di bottiglie, pezzi di plastica monouso, una confezione di M&M’s e un’etichetta in arabo proveniente dll’Algeria.

Insomma, un vero e proprio catalogo di tutto ciò che spesso non vediamo ma sta soffocando il mar e i suoi abitanti, nonché una dimostrazione pratica di come le correnti siano in grado di spostare oggetti da un continente all’altro con facilità.