Colazione, pranzo, cena e… merenda. La dottoressa Sgaramella: “Per i bambini è fondamentale, ma attenzione alle porzioni”

Spesso ci si dimentica di quanto siano importanti gli spuntini di metà mattinata o di metà pomeriggio non solo per l’alimentazione dei più piccoli, ma anche come momenti di condivisone sociale. Altre volte, invece, molti genitori se ne ricordano, e anche troppo, abbondando in modo eccessivo nelle porzioni. Insieme alla dottoressa Paola Sgaramella abbiamo individuato i punti importanti che puoi seguire per costruire a tuo figlio una merenda corretta ed equilibrata.
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Kevin Ben Alì Zinati 2 Novembre 2020
* ultima modifica il 02/11/2020
In collaborazione con la Dott.ssa Paola Sgaramella Pediatria a indirizzo gastroenterologico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele

La merenda non va mai trascurata, specialmente se tuo figlio è in età scolare o sta attraversando l’adolescenza. Gli spuntini di metà mattinata e quello del pomeriggio hanno un ruolo decisivo nell’alimentazione dei più piccoli ma rappresentano anche importanti momenti di condivisione e di socializzazione. Non devi trascurarla e nemmeno sottovalutarla. Secondo l’Unione Italiana Food, infatti, l’errore nel dosaggio della merenda è davvero facile. Da una ricerca, infatti, è emerso che su 600 mamme di bambini dai 5 ai 13 anni, 7 su 10 scelgono porzioni di dolce quasi 3 volte superiori al peso di una merendina preconfezionata. Non solo: 1 mamma su 3 sarebbe anche favorevole a un bis della stessa porzione. Insieme alla dottoressa Paola Sgaramella, Pediatria a indirizzo gastroenterologico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, abbiamo individuato dei punti cardine con cui puoi provare ad orientarti nella preparazione della merenda per tuo figlio.

Un momento importante 

Per uno studio, 7 mamme su 10 scelgono porzioni di dolce quasi 3 volte superiori al peso di una merendina preconfezionata

Il primo punto fermo è l’importanza della merenda. A volte potresti dimenticartene ma tra tutti i pasti di una giornata, lo spuntino di metà mattinata e di metà pomeriggio merita una certa rilevanza: “I pasti principali, quindi colazione, pranzo e cena non sono sufficienti per esaurire il fabbisogno calorico necessario e soddisfare la richiesta di nutrienti come proteine e vitamine necessarie per la crescita” ha spiegato la dottoressa, specificando poi che la merenda può aiutare a fronteggiare la tendenza di molti bambini “a non dedicare il giusto tempo e la giusta attenzione ai pasti, perché si distraggono presi dalla voglia di andare a giocare”.

Cosa sì 

A questo punto ti starai chiedendo cosa dovrebbe stare sul menù della merenda. Secondo la dottoressa Sgaramella, a metà mattinata sarebbe bene inserire frutta secca e anche frutta fresca seguendo le stagioni “insieme poi a uno zucchero complesso quindi un carboidrato come dei cracker, un paio di fette biscottate o anche dei grissini”. Una volta passato il pranzo e giunti a metà pomeriggio, la merenda dipenderà dall’attività sportiva che tuo figlio è solito praticare, soprattutto nel caso di ragazzi adolescenti.

“Se il ragazzo pratica un’intensa attività sportiva avrà bisogno di una merenda sostanziosa e l’apporto nutrizionale deve essere consistente – continua la nutrizionista – Quindi un panino con dell’affettato e del formaggio o anche con della crema di cioccolata o della marmellata. Senza dimenticare il classico pane, olio e sale”. Se invece lo spuntino è un solo rompidigiuno per arrivare alla cena, allora il mix di frutta secca e fresca, lo yogurt o dei cracker sarebbe perfetti. Anche i dolci fatti in casa “come i biscotti o la torta della nonna o la crostata sono una buona soluzione, sempre però rispettando dosi corrette”.

Cosa no

Il peggior nemico della merenda? Sì, hai azzeccato: nonostante possano serbare una soluzione rapida e comoda, le merendine preconfezionate non sono nutriozionalmente corrette per due motivi. Ce li ha spiegati la dottoressa Sgaramella: “In volumi piccoli e in pochi grammi hanno un apporto calorico importante. Con una merendina i bambini non sarebbero soddisfatti perché lo stomaco si sazia su volumi e non su calorie e quindi ne vorrebbero mangiare un’altra superando così l’apporto calorico corretto. Un atro effetto negativo è che le merendine sono ipercolestorelizzanti, sono dunque ricche di acidi grassi in grado di provocare un aumento dei livelli di colesterolo”.

La merenda aiuta a soddisfare il fabbisogno giornaliero di nutrienti come proteine e vitamine

Da bandire sono anche le merende consumate a base di cibi da fast food e un occhio di riguardo andrebbe dato anche ai succhi di frutta, silenziosi ingannatori: “Sono molto di zucchero, sarebbe bene preferire i frullati o le spremute fatte con i frutti di stagione”.

Non esagerare 

Come ti accennavo all’inizio, oltre alla qualità sono decisive anche le quantità. Il campione preso dalla ricerca dell’Unione Italiana Food ha fotografato una tendenza all’eccesso che potrebbe portare con sé conseguenze importanti. Abbondare con le porzioni, secondo la dottoressa Sgaramella potrebbe esporre i bambini “al rischio di sovrappeso e obesità che di per sé non è una malattia ma un disturbo che tira con sé una serie di complicanze patologie, dall’ipertensione in età pediatrica al diabete di tipo 2, dal colesterolo alto a malattie vascolari fino a deformità scheletriche. Senza contare tutte le ripercussioni psicologiche e sociali.

Fai attenzione, quindi alle porzioni della merenda. Che dipendono chiaramente dal tipo di merenda. “Un pacchetto di cracker e della frutta, come mandarini, una mela o mezza banana possono bastare. Se si tratta di un panino imbottito direi che 50 grammi di pane con 20-30 grammi di affettato o formaggio sono sufficienti”. Per i bimbi voraci e leggermente in sovrappeso, la nutrizionista del San Raffaele suggerisce un approccio strategico: “Due mezze porzioni sono meglio di una, psicologicamente è una strategia efficace. Per cui è preferibile dare un bis piuttosto che una porzione intera a un bambino che, una finita quella, chiederà comunque un’altra porzione”.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.