Insicurezza, ansia e paura. sono forse i più comuni sintomi di una bassa considerazione di se stessi, di un livello di autostima così poco percettibile che si si accompagna ad un'immagine di sé assolutamente negativa. Perché alcune persone soffrono di questo disagio? Può dipendere da un'esperienza negativa o nello specifico dalle relazioni che si intrecciano con le altre persone? Ma soprattutto, si può fare qualcosa per trasformare un'immagine di sé negativa in un'immagine positiva?
Ne abbiamo parlato con la Dottoressa Samanta Travini, psicologa, che oltre a indicare alcuni esercizi per aumentare la propria autostima, chiarisce quanto sia fondamentale lavorare sull’autostima anche in psicoterapia per conoscersi meglio.
L’autostima si evolve in svariati contesti in cui l’individuo si trova ad agire più o meno attivamente: l’autostima sociale (o interpersonale) comprende i sentimenti che si provano nei contesti sociali/relazionali; l’autostima in ambito scolastico/lavorativo riguarda il valore che ci si attribuisce come studente o lavoratore; l'autostima familiare riflette i vissuti che il soggetto prova come membro della sua famiglia; l’autostima corporea è una combinazione di aspetto fisico e di capacità, che consiste nella soddisfazione che il soggetto prova rispetto al modo in cui il suo corpo appare e alle prestazioni che riesce a eseguire.
A queste si aggiungono: l’autostima emotiva che consente alla persona di riconoscere, valutare, descrivere e controllare le proprie reazioni emotive; l'autostima relativa alla competenza di controllo dell’ambiente; l’autostima globale che è un apprezzamento più generale del Sé e si basa su un'autovalutazione integrata di tutte le “componenti” della propria personalità.
A costituire il processo di formazione dell’autostima vi sono due componenti: il sé reale e il sé ideale. Il sé reale non è altro che una visione oggettiva delle proprie abilità, e corrisponde a ciò che noi realmente siamo. Il sé ideale invece corrisponde a come l’individuo vorrebbe essere.
L’autostima scaturisce quindi dai risultati delle nostre esperienze confrontati con le aspettative ideali. Maggiore sarà la discrepanza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, minore sarà la stima di noi stessi.
L’autostima di una persona non scaturisce esclusivamente da fattori interiori individuali, ma hanno una certa influenza anche i cosiddetti confronti che l’individuo fa, consapevolmente o no, con l’ambiente in cui vive. L’autostima, infatti, si sviluppa soprattutto nelle relazioni primarie della nostra vita. Ed è grazie alle relazioni con le persone che si prendono cura di noi che diveniamo in grado di credere o meno in noi stessi, di avere, o meno, fiducia in ciò che siamo e di come riusciremo a vivere nel mondo.
Le cattive compagnie o il senso di emarginazione possono essere anch’esse causa di una bassa autostima. Così come le esperienze traumatiche: un abuso fisico, psicologico, emotivo, sessuale può provocare sentimenti di vergogna e di colpa. Inoltre, quando una persona continua a ripetere a se stesso di essere inutile, inferiore, o se ha pensieri negativi alla fine se ne convincerà, autosuggestionandosi. Infine, un’altra causa di bassa autostima è prefiggersi obiettivi irrealistici, il fallimento che non si riesce a raggiungere.
Da sempre la psicologia ha studiato i fattori maggiormente responsabili dei problemi di autostima. Alcuni sono legati ad eventi ed esperienze di vita, altri sono riconducibili alla presenza di disturbi psicologici, come disturbi di personalità o depressione.
Le cause più comuni dello sviluppo di un’autostima insufficiente sono:
Per migliorare l’autostima è utile chiedersi quanto l’immagine negativa che si ha di sé sia realistica e se i propri difetti siano realmente cosi gravi e immodificabili. Infatti, il mezzo più efficace per superare un radicato senso di inferiorità è rendersi conto che la
percezione negativa che abbiamo di noi stessi è solo un idea che deriva dalla ferite della nostra storia personale e non rappresenta la verità ultima sui noi stessi.
In altre parole sentirsi insignificanti, stupidi o incapaci non equivale a esserlo veramente e non equivale neppure al modo in cui gli altri ci vedono. Il primo passo per migliorare l’autostima è cominciare a mettere in dubbio l’opinione negativa che si ha su se stessi, ripensando in modo critico alla propria storia personale. Forse nel nostro passato ci sono state delle esperienze che ci hanno convinto di valere poco, esperienze che sono talmente parte di noi da non essere più messe in discussione. Ma queste esperienze, viste con l’occhio di un adulto, possono essere interpretate in modo diverso e portare a conclusioni radicalmente diverse.
Alcuni esercizi che possono essere di aiuto per migliorare l’autostima sono:
Lavorare sull’autostima in psicoterapia permette di conoscersi meglio e di riconoscere le proprie emozioni distruttive. Questo ci permetterà di focalizzare l’attenzione non solo sugli aspetti negativi, ma anche e soprattutto su quelli positivi, imparando a riconoscere ed entrare in contatto con emozioni maggiormente sane che ci sostengano nei momenti di difficoltà. Un percorso di terapia inoltre aiuta per fare chiarezza con se stessi rispetto a quello che si vuole e quello che non si vuole nella propria vita, ridimensionando il sé ideale.