Come funziona il disturbo dissociativo dell’identità e perché si sviluppa

Il disturbo dissociativo dell’identità è quello che un tempo veniva chiamato disturbo da personalità multipla. Può emergere a causa di diversi fattori come eventi traumatici o eccessivamente stressanti.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
29 Ottobre 2022 * ultima modifica il 29/10/2022

Il disturbo dissociativo dell’identitа è ciò che un tempo veniva chiamato disturbo da personalitа multipla, rivisto nei suoi caratteri clinici.

Il disturbo dissociativo dell’identitа è un disturbo relativo allo stato della coscienza e alla personalità di un individuo, che contiene “sotto-personalità” all’apparenza differenziate, aventi ognuna caratteristiche proprie.

Vi sono due tipi di dissociazione con differenti sintomatologie: forma di possessione e forma di non possessione.

La forma di possessione si distingue poiché le personalità multiple sono evidenti ai familiari e alle altre persone; le personalità sono infatti completamente differenti tra di loro.

Nella forma di non possessione, invece, le molteplici personalità non sono evidenti, anzi il soggetto prova sensazioni di irrealtà e di distacco del proprio sé. Sente di perdere il controllo del proprio agire e di essere soltanto osservatore della sua vita.

Secondo i criteri del DSM V, il disturbo dissociativo dell’identità è caratterizzato da:

  • Presenza di due o più identità distinte, descritta in molte culture come un’esperienza di possessione spiritica. Questo comporta una forte compromissione della continuità del senso di Sé, accompagnata da alterazioni negli affetti, nei comportamenti, nella coscienza, nella memoria, nella percezione, nella cognizione e nelle funzioni senso-motorie. Queste alterazioni possono essere auto-riferite o riportate da terzi.
  • Lacune ricorrenti nel richiamo di eventi quotidiani, di informazioni personali importanti e/o eventi traumatici (in contrasto con l’ordinario oblio)
  • I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione sociale, lavorativa o di altre importanti aree di funzionamento.
  • Il disturbo non fa parte di una pratica culturale o religiosa largamente accettata.
  • I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di un’altra condizione medica

Numerosi studi evidenziano che trauma e dissociazione sono collegati tra loro.

Janet parlò per primo, infatti, di “désagrégation” come l’indebolimento dell’abilità di sintetizzare delle diverse funzioni mentali (sensazioni, ricordi, cognizioni e affetto) con il subentro del trauma. Ciò vuol dire che sensazioni e ricordi venivano eliminati dalla coscienza. Freud, invece, volle parlare di “scissione” negli studi sull’isteria evidenziando come la scissione fosse nient’altro che repressione attiva (rimozione) alla generazione del sintomo. La ragione potrebbe essere, in questo caso, l’incongruenza dell’idea da eliminare con l’aggregato delle rappresentazioni dominanti dell’Io (differentemente da Janet che evidenziava il deficit dell’Io).

Importante è sottolineare che, da un punto di vista psicoanalitico, la dissociazione è quindi un meccanismo di difesa con cui la persona conduce i conflitti emozionali mediante il mutamento delle funzioni della coscienza. Nella prospettiva cognitivo-evoluzionistica, invece, la dissociazione è la mancanza di collegamento tra i diversi ambiti della coscienza di sé con l’altro. Ciò favorirà l’assenza di una regolazione fisiologica delle emozioni.

Per quanto riguarda la sintomatologia del disturbo, essa può manifestarsi all’improvviso. Quando avviene l’episodio dissociativo si hanno delle sensazioni corporee estranee, accompagnate da un eccessivo stato d’ansia e da sensazioni di deformazione corporea. Si provano anche vertigini, preoccupazioni somatiche, alterata percezione del tempo, paura di impazzire e continue rimuginazioni sul proprio status. Si aggiungono anche depressione, ansia e pensieri suicidari, incapacità di affrontare situazioni di stress, sia emozionale che lavorativo, stress e problemi relazionali, identità confusa, percezione distorta di ciò che ci circonda, senso di separazione da sé stessi o dalle proprie emozioni e perdita di memoria selettiva.

Le cause

Possibile causa potrebbe essere l’influenza di più fattori come i molteplici episodi di stress elevato, la fissazione difensiva alle normali tappe evolutive e i traumi psichici ripetuti. Altri fattori potrebbero essere quelli genetici poiché uno studio su coppie di gemelli monozigoti e dizigoti ha sottolineato che la causa di tale disturbo sia la predisposizione genetica, indipendentemente dal contesto. Inoltre possono aggiungersi anche fattori biologici poiché il processo di neurosviluppo può essere compromesso davanti a un fenomeno traumatico a causa del rilascio di fattori neurochimici. In ultimo si parla di fattori ambientali come la causa di un disturbo dissociativo poiché, come hanno affermato varie teorie psicologiche, la dissociazione è una difesa della mente di fronte ad eventi traumatici. Il 50% dei pazienti psichiatrici è stato vittima di maltrattamenti ed episodi di abusi fisici e sessuali in età infantile.

Il trattamento

È indicato un trattamento farmacologico, ma soprattutto di tipo psicoterapico che permette la possibilità di unire le parti scisse garantendo una sola personalità e un miglior funzionamento integrato. L’obiettivo è far conoscere le varie identità tra loro, l’una con l’altra, accettandosi come parti legittime del sé e negoziando per risolvere i loro conflitti.

Oltre alla psicoterapia individuale, i pazienti possono scegliere la terapia dialettico-comportamentale DBT, la desensibilizzazione e rielaborazione mediante i movimenti oculari (EMDR), la psicoterapia sensomotoria e le terapie di gruppo.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…