Come funziona un impianto TMB e cosa significa trattamento meccanico-biologico

Ti sei mai chiesto cosa succede ai rifiuti indifferenziati una volta raccolti dalla strada? Certo, tutti dovremmo fare più attenzione a cosa buttiamo nell’indifferenziato (molti rifiuti andrebbero portati alla piattaforma ecologica e non buttati nel sacco della spazzatura!). Per fortuna, esistono anche gli impianti di TMB.
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Gaia Cortese 19 Dicembre 2018

Quante volte nel sacchetto della tua spazzatura sono finiti bulloni, schegge di vetro, cocci e pezzi di plastica? Insomma, materiali che probabilmente avresti dovuto separare e portare in una piattaforma ecologica per uno smaltimento corretto. Una volta raccolti, i rifiuti indifferenziati necessitano di un ulteriore trattamento per contenere danni all'ambiente e recuperare materiali riutilizzabili.

Nello specifico, esiste un trattamento che permette una notevole riduzione dell’impatto ambientale e dell’inquinamento atmosferico, oltre a un importante recupero energetico. Anche Greenpeace lo indica come la migliore tecnologia di trattamento dei rifiuti indifferenziati. Parliamo del trattamento meccanico-biologico, anche conosciuto con l'acronimo TMB, una modalità di trattamento dei rifiuti indifferenziati utilizzata per recuperare da quest’ultimi alcuni materiali che possono essere riciclati o recuperati.

Il TMB non è un inceneritore, ma un processo a freddo che si compone di due fasi distinte, una meccanica e una biologica. I rifiuti che arrivano in un impianto di TMB sono proprio quelli indifferenziati ed è qui che si mette in atto una selezione e un trattamento tali da recuperare il recuperabile! Il trattamento meccanico-biologico, infatti, consente di dividere la parte umida (composta da rifiuti organici) da quella secca (carta, vetro, plastica…). Vediamo come.

La fase meccanica

La prima fase meccanica consente la separazione e classificazione dei vari componenti dei rifiuti utilizzando sistemi meccanici automatizzati come magneti industriali, nastri trasportatori, vagli (superfici metalliche con fori di diversa grandezza) e separatori di vario tipo. Un sistema ottico elettronico accantona i rifiuti ingombranti e i materiali plastici riciclabili; successivamente dei magneti individuano i rifiuti ferrosi e altri materiali metallici. Vetro e materiale organico vengono sottoposti alla vagliatura. Dalla massa dei rifiuti vengono quindi rimossi componenti riciclabili come carta, metalli, plastica e vetro e altri rifiuti destinati agli impianti di riciclaggio.

Alcuni impianti più specializzati sono in grado, tramite processi alternativi, di separare anche una parte combustibile dei rifiuti da destinare all'impiego energetico; in questo caso i rifiuti presi in considerazione sono materie plastiche, cellulosiche ed eventualmente anche materiali tessili, legnosi e biodegradabili.

La fase biologica

La seconda fase, quella biologica, invece, coinvolge i processi di compostaggio e di digestione anaerobica della parte umida proveniente dalla prima fase meccanica.

Il compostaggio implica un’azione da parte di microorganismi aerobici: in queste condizioni si ottiene anidride carbonica e compost. Come funziona? Un getto di aria avvia la formazione di batteri aerobici che si occupano di eliminare i rifiuti organici. Ciò che rimane viene sottoposto alla digestione anaerobica. Da questa lavorazione si ottengono masse di biogas che permettono di produrre elettricità e calore impiegati principalmente per l’impianto stesso, ma che si possono anche utilizzare per migliorare le proprietà del suolo nel settore agricolo. Sfruttando la digestione anaerobica o il compostaggio della parte biodegradabile, il trattamento dei rifiuti con TMB permette di ridurre le emissioni di gas serra.

Eliminati i rifiuti ingombranti, quello che rimane viene triturato con l’aggiunta di acqua. Dalla separazione di materiale si riescono a separare: imballaggi di plastica (HDPE, PET) di qualità e riciclabili; miscele di carta e cartone e pellicole di plastica; vetro (almeno il 60% di quello presente); materiali ferrosi e non ferrosi.

Alla fine del processo di separazione, non solo si sono recuperati dei materiali utili ma si sono anche trattate in maniera opportuna sostanze che in discarica possono costituire un notevole problema: come il biogas nei confronti dell'effetto serra o del percolato (il liquido che si forma dall’infiltrazione dell’acqua nella massa di rifiuti o dalla decomposizione degli stessi), nocivo per l'ambiente a causa del suo alto contenuto di inquinanti.