
Che il cibo italiano sia il migliore al mondo lo sappiamo già, anche senza bisogno di statistiche accreditate. Se però l'elogio finisce direttamente sulle pagine del Washington Post, allora la cosa ci lascia senza dubbio entusiasti. Il 22 gennaio il giornale statunitense ha pubblicato un articolo in cui viene descritta la storia di Alyssa Blakemore, una sposa americana del Michigan che si è trasferita in Italia, a Vicenza.
Fatte le valigie, ha preso un aereo ed è partita con il marito e il figlio. Blakemore racconta che l'Italia è un posto pieno di cibi di ogni tipo: "piante di pomodoro, zucche e agrumi. Una vite di kiwi adorna l'ingresso della casa di un vicino e filari di ulivi punteggiano la collina vicina. Cantalupi succosi in estate, fichi maturi in autunno". Tutti alimenti che il figlio può mangiare ogni giorno alla scuola materna, quando è il momento di andare a mensa per il pranzo. Blakemore spiega che il regime alimentare italiano ha molti spunti che gli Stati Uniti potrebbero seguire: non sono permessi i cibi fritti, il pasto è composto da più portate, c'è un menù diverso ogni giorno e soprattutto i cibi non sono ultraprocessati, ma appartengono alla tradizione locale.
"I pasti sono preparati con metodi di cottura semplici per preservare il valore nutrizionale. Invece di corn dog, patatine fritte o chips di patate, i piccoli allievi italiani mangiano baccalà alla vicentina con polenta, verdure crude di stagione e crema di carote con riso. Il palato di mio figlio continua a espandersi con cibi stagionali a rotazione", spiega Blakemore, aggiungendo che, sebbene l'amministrazione Biden abbia rivisto i criteri alimentari delle scuole statunitensi, riducendo altamente la percentuale di zuccheri e di sodio, i cibi ultra-processati rimangono un'abitudine.
Inoltre, Blakemore ha spiegato che l'abitudine a cibi così ricercati e alla dieta mediterranea riduce il rischio di incorrere in numerose malattie. Vuole quindi che suo figlio cresca con un regime alimentare sano e con cibi freschi, proprio come le hanno raccontato altre sue conoscenti in giro per il mondo.
È vero, un elogio alle mense scolastiche italiane non si legge tutti i giorni sui giornali, proprio perché in molti abbiamo un ricordo negativo del cibo che mangiavamo a scuola. Tuttavia, se messo a paragone con un'alimentazione piena di cibi fritti e ultra-processati, il menù della mensa potrebbe risultare un pranzo d'alta cucina.
Ti sei mai chiesto però chi c'è dietro al cibo che hai tanto odiato da piccolo? Ecco come funzionano in pratica le mense italiane.
L'alimentazione degli studenti delle scuole materne italiane è studiata e preparata non solo per garantire il loro fabbisogno energetico, ma anche per sviluppare in loro fin da piccoli una coscienza alimentare. Il Ministero della Salute nel 2010 aveva redatto un documento che da quel momento in poi è servito come testo di riferimento. Questo testo è stato preparato grazie al lavoro di una commissione specifica, composta da nutrizionisti, dietologi e biologi, e rispetta i fabbisogni nutrizionali della fascia d’età a cui è rivolto il servizio, fa riferimento ai LARN, ovvero i "Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti" e alle Linee Guida per una Sana Alimentazione, un altro testo di riferimento del Ministero della Salute.
Come anticipato, al processo di preparazione dei menù scolastici partecipano diversi enti, ognuno ha un compito specifico:
Il regime alimentare degli studenti delle scuole materne segue degli schemi di riferimento: sono le tabelle LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) che ha stilato la Società Italiana di Nutrizione Umana. In questi valori si trovano le quantità e le tipologie di alimenti sani ed equilibrati. Grazie a questo documento, il menù viene preparato da un dietologo, oppure da un nutrizionista.
Sono le amministrazioni comunali (nel caso delle scuole pubbliche) o la direzione scolastica (nel caso delle paritarie) che incaricano questi specialisti. Sono tre i criteri a cui devono rispondere i menù: varietà, stagionalità e qualità nutrizionale.