Come l’Italia potrebbe permettersi lo stop all’acquisto di gas dalla Russia. Il piano del governo e i suoi problemi

E’ sempre più forte la richiesta di nuove sanzioni alla Russia. In particolare, l’attenzione è sullo stop agli acquisti di gas, una delle principali armi di ricatto di Putin all’Unione Europea. Ma tra i Paesi della Ue non tutti sono convinti di una simile sanzione, che avrebbe pesanti conseguenze sull’economia dei Paesi Ue più dipendenti. L’Italia intanto si prepara a fare a meno del gas russo, puntando su diversificazione e nuovi rigassificatori: una scelta che comporta però diversi problemi.
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Michele Mastandrea 5 Aprile 2022

Le immagini dei massacri di Bucha stanno facendo il giro del mondo. Le avrai sicuramente viste anche tu. A partire da quanto successo, in molti stanno chiedendo ulteriori sanzioni nei confronti della Russia. Ma al momento, devi sapere, l'Unione Europea non sembra voler stoppare gli acquisti di gas da Mosca. Alcuni Stati come la Germania, l'Austria e l'Italia avrebbero infatti contraccolpi durissimi da una decisione simile, e stanno esponendo in maniera abbastanza palese la loro contrarietà a questa ipotesi.

"Al momento non è possibile fermare gli acquisti di gas russo", ha detto ad esempio il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, arrivando ieri a Bruxelles. Proprio nella capitale belga in questi giorni si terranno una serie di riunioni che potrebbero portare a nuove sanzioni verso il Paese guidato da Vladimir Putin. "Siamo molto dipendenti dal gas russo e penso che tutte le sanzioni che colpiscono noi più di quanto colpiscano la Russia non sarebbero giuste", ha aggiunto il ministro austriaco Magnus Brunner.

Ma cosa succederebbe se alla fine l'Unione Europea decidesse di adottare nuove sanzioni contro la Russia, arrivando a bloccare le sue importazioni di gas? Oppure, se la Russia stessa decidesse di tagliare le sue esportazioni, magari sulla base del mancato pagamento in rubli richiesto nei giorni scorsi da Putin?

Il gas non è il carbone

Sono queste le principali domande che si stanno ponendo gli analisti energetici e i responsabili politici in queste ore. Per capirci qualcosa, bisogna innanzitutto dividere il tema in base alle varie materie prime. L'Italia ad esempio è molto più dipendente dal gas russo che dal petrolio. Dei 76 miliardi di metri cubi che abbiamo consumato nel 2021, ne abbiamo importati ben 72. Di questi, il 40% arriva dalla Russia e il 31% dall'Algeria.

Allo stesso modo, l'Europa è nella sua interezza più dipendente dal gas che dal petrolio e dal carbone. Ti basti pensare che importiamo ben 155 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Di conseguenza, è improbabile che si vada verso uno stop al gas, almeno nel brevissimo periodo. Più probabilmente, verranno prese misure selettive che partiranno proprio dallo stop all'acquisto di carbone e petrolio, due dei combustibili fossili più inquinanti.

Stoccaggio e diversificazione

In caso di stop, ad ogni modo, sarebbero le riserve di gas a fare la differenza sul breve periodo. Per Roberto Cingolani, che nel nostro governo è Ministro della Transizione Ecologica, "non avremo grossi problemi anche se fosse interrotto oggi il flusso di gas russo". Al momento, l'Italia ha infatti i suoi impianti di stoccaggio pieni al 30%, una quantità tale che – anche grazie alla riduzione dei consumi dovuta alla bella stagione – dovrebbe farci arrivare tranquillamente all'autunno. Stagione in cui però dovremo avere riempito nuovamente i nostri impianti, come previsto anche dal RePowerEu.

A quel punto però, l'Italia dovrebbe aver acquistato il gas necessario da altri Paesi fornitori. In queste ore sono molte le missioni da parte del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che è stato ieri in Azerbaijan a trattare l'acquisto di nuove forniture e oggi sarà in Armenia. Altri viaggi sono stati fatti da Di Maio, spesso accompagnato dall'ad dell'Eni Claudio Descalzi, in Paesi come Congo, Turchia e Qatar. Inoltre, l'accordo siglato da Usa e Unione Europea prevede l'invio di ulteriore gas da parte americana nei nostri confronti nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

I rigassificatori

L'altra soluzione che il governo sta vagliando è quella di comprare altre una o due navi funzionanti da rigassificatore (da aggiungere ai tre impianti già in funzione) dove poter portare Gnl, il gas naturale liquefatto. Gli impianti già in funzione inoltre potrebbero aumentare del 25-30% le loro operazioni, permettendo così di guadagnare altri 5 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi. Su questo fronte inoltre c'è da segnalare la ripresa dei lavori per costruire un nuovo rigassificatore a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento. Anche così però, stando alle proiezioni, l'Italia dovrebbe riuscire solo a dimezzare la quota dei 30 miliardi di metri cubi di gas che importa ogni anno da Mosca.

C'è infine un problema in tutto questo da considerare, relativo alla transizione ecologica. Non bisogna infatti sacrificare sull'altare del contrasto alla Russia le necessarie misure per tutelare il futuro del pianeta. Una soluzione futura per far fronte allo stop al gas russo deve necessariamente considerare anche l'investimento sugli impianti di produzione di energia rinnovabile, come richiesto ancora da Legambiente commentando l'ultimo report dell'Ipcc sulla mitigazione dei cambiamenti climatici. Non avrebbe molto senso svincolarsi dalla Russia per poi legarsi ulteriormente a quei combustibili che, a loro volta, peggioreranno la salute del pianeta. Eppure, stiamo andando proprio in quella direzione.