Come si formano i falsi ricordi? Le cause di un meccanismo in cui tutti possiamo cadere

Il falso ricordo, o false memory, è un fenomeno per cui si ricordano avvenimenti non accaduti o particolari di un evento che si è verificato, che però non risultano veritieri. Vediamo come si possono formare.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
13 Maggio 2023 * ultima modifica il 15/05/2023

Il falso ricordo, o false memory, è un fenomeno per cui si ricordano avvenimenti non accaduti o particolari di un evento che si è verificato, che però non risultano veritieri.

Il nostro cervello, essendo plastico, è soggetto a innumerevoli condizionamenti provenienti dall’esterno, che possono permettere una modifica dei ricordi, i quali, essendo delle ricostruzioni, possono essere facilmente distorti. I nostri ricordi sono così fragili e malleabili che addirittura il modo in cui viene posta una domanda può condizionare e alterare il nostro preciso ricordo della situazione.

Molti falsi ricordi confondono frammenti di eventi che possono essersi verificati in tempi diversi, ma che vengono ricordati come se fossero accaduti nello stesso momento, mescolano sogni come eventi realmente accaduti o possono essere il risultato di un condizionamento esterno da parte di terzi.

I falsi ricordi possono classificarsi in falsi ricordi testimoniali cioè quando un evento, a cui si è assistito, è soggetto a modifica e quindi viene ricordato in modo distorto, parziale o impreciso e falsi ricordi autobiografici cioè quando si crede, in buona fede, di aver vissuto in prima persona un evento.

È evidente il ruolo che possono avere i falsi ricordi in ambiti particolari come quello della testimonianza. Spesso infatti i testimoni, in particolare i bambini e coloro che non hanno una traccia mnesica abbastanza forte, possono produrre ricordi totalmente errati, in particolare se sotto stress e pressati da domande coercitive.

Inoltre è stato scoperto che le emozioni giocano un ruolo fondamentale nell’ambito della memoria, in particolare sembra che le emozioni negative date da un certo evento proteggano dalle distorsioni. Molto interessante è la teoria proposta da Poster nel 2008, chiamata “Paradoxical Negative Emotion Hypothesis”, comunemente nota come PNE: questa teoria afferma che le emozioni negative facilitino la memoria in generale, ma allo stesso tempo la rendono più fragile e soggetta a distorsioni. Le informazioni negative saranno quindi ben ricordate ma facilmente influenzabili.

La memoria umana non funziona come una videocassetta il cui nastro può essere riavvolto e rivisto, consentendo ad ogni visione di rivivere gli eventi sempre nello stesso ordine. Al contrario, i ricordi sono soggetti a una ricostruzione continua ogni qualvolta vengono richiamati in memoria, cosicché diversi elementi della traccia mnemonica possono essere modificati, aggiunti o eliminati dopo ogni nuova rievocazione.

L’effetto Mandela

In ambito psicologico, pur non potendo parlare di una vera e propria "sindrome" di Mandela, l’effetto viene descritto come quel fenomeno per cui, a partire da un deficit della memoria, il cervello tende a ricorrere a spiegazioni plausibili (fino a convincersi di una cosa non vera) pur di non lasciare punti interrogativi o questioni in sospeso nella spiegazione di un evento.

Il falso ricordo, chiamato anche “confabulazione” in psicologia, è quindi un ricordo derivante da invenzioni o anche da ricordi parziali. L'effetto Mandela può anche crearsi strutturando in un ricordo unitario frammenti di esperienze che vengono ricombinati insieme.

L’effetto Mandela potrebbe essere dovuto a errori di rielaborazioni dei ricordi, in un processo in cui la mente tende a inserire al posto delle informazioni mancanti nozioni:

  • plausibilmente vere o ritenute vere per suggestione;
  • lette o sentite e che sembrano verosimilmente possibili, ossia confabulazioni.

‍Come capire se si tratta di un falso ricordo

Nel contesto di uno studio dell’Università di Portsmouth pubblicato nel 2021, i ricercatori, grazie anche al contributo di 52 volontari, sono riusciti a individuare due strategie per distinguere un falso ricordo dal ricordo di un fatto realmente accaduto.

La prima strategia per eliminare i falsi ricordi si basa sulla individuazione e l’accertamento della fonte dei ricordi. La seconda strategia si basa invece sulla consapevolezza che è possibile essere indotti alla creazione di falsi ricordi.

Con la prima strategia viene spiegato come i ricordi non sempre si basino su esperienze, ma possano derivare anche da un racconto ascoltato, o da una fotografia. La seconda strategia fa leva sulla consapevolezza del soggetto, cui viene esplicitamente spiegato come i falsi ricordi possano essere costruiti dalla mente quando si ricevono più e più domande su di un fatto apparentemente accaduto. In questo modo, diversi partecipanti allo studio si sono resi conto che diversi fatti condivisi dai propri genitori non erano veri.

L’aumento di consapevolezza crea una soglia critica in grado di diminuire la quota di falsi ricordi.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…