Come si manifesta il disturbo oppositivo provocatorio e cosa può averlo causato

Il Disturbo oppositivo provocatorio è un disturbo neuropsichiatrico tale per cui il bambino tenderà a cercare spesso il litigio nei confronti dei genitori o di una figura adulta che in quel momento rappresenta l’autorità. Attenzione, però, non stiamo parlando di quei momenti in cui il bambino si ribella all’adulto per affermare la propria volontà, che sono normali all’interno della crescita. Vediamo meglio quali sono le differenze.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
29 Aprile 2022 * ultima modifica il 29/04/2022

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) è un disturbo neuropsichiatrico caratterizzato da disturbo nel controllo delle emozioni e del comportamento. Si ha presenza di rabbia, irritabilità e di comportamenti vendicativi oppure oppositivi che durano per un periodo di almeno sei mesi. Spesso lo si diagnostica ai 6 anni di età. Tuttavia non sono rari i casi in cui comportamenti aggressivi, oppositivi e rabbiosi tipici del disturbo si manifestano prima di questa età.

Accade spesso che il bambino o il ragazzo si opponga alle richieste dell’adulto per affermare la propria volontà o il proprio pensiero. Può capitare, ad esempio, che per ottenere ciò che desidera possa provocare la reazione dei genitori o degli adulti in generale. Ma ciò non significa che ci troviamo di fronte a un Disturbo Oppositivo Provocatorio. Questa modalità di comportamento può essere una reazione circoscritta a una situazione specifica finalizzata a uno scopo specifico.

Il disturbo oppositivo provocatorio

I sintomi

Il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali) indica nella pervasività dei sintomi in più contesti e nella persistenza di umore collerico, irritabile o polemico, provocatorio e vendicativo che dura da almeno sei mesi uno dei criteri per porre diagnosi. I sintomi del Disturbo Oppositivo Provocatorio possono verificarsi più frequentemente in ambito familiare, ma nei casi più gravi si manifestano in più contesti sociali. La frequenza di tali sintomi e la loro persistenza deve andare oltre a quanto viene considerato normale per l’età, il genere o la cultura dell’individuo.

Tra le caratteristiche di tale disturbo troviamo l’irritabilità persistente, la tendenza a litigare con adulti o con persone che rappresentano in vari contesti l’autorità (genitori, insegnanti, educatori eccetera), l’oppositività alle richieste degli adulti, l’attribuzione ad altri dei propri comportamenti negativi, la dispettosità o vendicatività (con manifestazioni di frequenza e intensità maggiori alla norma). Tutto ciò si riflette sul funzionamento in ambito sociale, educativo e lavorativo e porta, naturalmente, in età adulta a un rischio maggiore di disadattamento, comportamenti antisociali, mancanza di controllo degli impulsi, abuso di sostanze, mancanza di capacità di autoregolazione emotiva.

Le cause

Sono state avanzate diverse ipotesi per spiegare l’eziologia del disturbo oppositivo provocatorio; alcune di esse fanno rifermenti a fattori di rischio di tipo temperamentale, come un’elevata reattività emozionale, una scarsa tolleranza alla frustrazione o tratti di iperattività.

Altre ipotesi attribuiscono invece una rilevanza maggiore ad aspetti di natura ambientale, quali pratiche educative troppo rigide e incoerenti, una instabilità familiare o l’esposizione a cambiamenti particolarmente stressanti nonché trascuratezza o abusi.

In particolare, si ritiene che un’educazione troppo rigida possa instaurare un circolo vizioso in cui viene posta maggiore attenzione agli aspetti comportamentali problematici del bambino. In questo modo il bambino stesso fa sua l’immagine del bambino “cattivo” e ciò lo porta, per effetto paradosso, a reiterare maggiormente i comportamenti indesiderati. D’altro canto il mancato rinforzo di azioni positive rischia di farle passare in secondo piano così che il bambino si senta meno incoraggiato a metterle in atto.

Inoltre, se all’interno della famiglia sono presenti dinamiche aggressive come violenti litigi o addirittura percosse, è possibile che il bambino assuma il modello appreso dalle figure di riferimento e lo riproponga anche in altri contesti come quello dei pari.

La diagnosi

Fattori importanti per la diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio sono la frequenza e l'intensità con cui i sintomi si verificano e la sua presenza in più momenti di vita (es. casa, scuola, sport) o con più persone, che non siano fratelli o familiari. Se sono presenti queste caratteristiche è possibile fare diagnosi di Disturbo Oppositivo Provocatorio.

Il trattamento

Si riportano diverse tipologie di trattamento del Disturbo Oppositivo Provocatorio che coinvolgono sia il bambino che la coppia genitoriale. Generalmente si predilige la combinazione di interventi che in letteratura hanno mostrato maggiore efficacia, ovvero quelli focalizzati sul fornire strategie educative più adeguate ai genitori, sul potenziare le competenze relazionali del bambino, le sue capacità di problem solving e di gestione della rabbia. Inoltre nei casi di maggior compromissione può essere valutato il ricorso anche a una terapia farmacologica.

Frequentemente la tipologia di trattamento si differenzia sulla base della fascia di età dei soggetti coinvolti. Per i bambini in età prescolare l’intervento spesso si concentra solo su una psico-educazione rivolta ai genitori; per l’età scolare invece risulta maggiormente efficace un lavoro che coinvolga la scuola oltre che un intervento di psico-educazione genitoriale ed una terapia individuale con il bambino. Infine per gli adolescenti la modalità più efficace di trattamento risulta quella della terapia individuale associata a un parent training.

In tutte  le fascia di età, l’intervento individuale basato sul potenziamento delle competenze di problem solving si è dimostrato ampiamente efficace nel migliorare il comportamento di bambini e adolescenti con diagnosi di disturbo oppositivo provocatorio.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…