Come spiegare la guerra ai bambini

In questi giorni si rincorrono informazioni e immagini sulla guerra in corso tra Russia e Ucraina. inevitabile che i bambini ne sentano parlare e che possano essere impauriti e disorientati. Come è possibile parlarne nel modo più appropriato? Lo abbiamo chiesto alla Dottoressa Silvia Nava, psicologa.
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Gaia Cortese 26 Febbraio 2022
In collaborazione con Dott.ssa Silvia Nava Psicologa

Allo stesso modo in cui all’improvviso l’Ucraina è stata attaccata dalla Russia nei giorni scorsi, la sera precedente ai primi bombardamenti, rientrando a casa dal lavoro, sono stata investita dalle domande di un bambino di cinque anni e di una ragazzina di dodici su quello che stava succedendo.

La prima reazione è stata quella di ridimensionare in qualche modo quello che stava accadendo: ancora non c’era stato un vero e proprio attacco e non volevo che fossero preoccupati. Poi mi sono chiesta se fosse davvero la cosa giusta da fare e no, non lo era.

Non è facile parlare di guerra ai propri figli perché li si vorrebbe proteggere da tanta inaudita violenza e crudeltà, ma purtroppo è la realtà dei fatti e anche loro devono sapere. Quello che è difficile non è tanto spiegare cosa sia una guerra e perché esploda, quanto tutto quello che ne consegue: uomini costretti ad andare al fronte per combattere, famiglie che abbandonano le proprie case, le proprie abitudini, la propria vita, e città devastate e distrutte dalle bombe nemiche. Ma soprattutto tanta paura. Paura di perdere un padre, una madre, un figlio. Come si fa a spiegare che tutto questo accade per interessi politici ed economici?

Partire dalle emozioni

Molti psicologi hanno ribadito più volte che il modo più efficace per affrontare il tema della guerra con i bambini è partire dalle emozioni. È fondamentale comprendere come si sentono, il loro stato d'animo, se sono preoccupati per quello che sta accadendo e soprattutto se hanno domande.

Ascoltare le domande che i bambini fanno è un modo per prendere le misure della loro paura. Oltretutto, dando loro spiegazioni è anche possibile fargli capire che non stanno correndo alcun rischio e che la protezione di mamma non gli mancherà mai.

Nel caso poi specifico della guerra tra Russia e Ucraina, per evitare qualsiasi allarmismo, si può spiegare che difficilmente la guerra coinvolgerà anche il nostro paese e, allo stesso modo, sembra improbabile che venga concretamente a mancare un approvvigionamento energetico. considerati gli interesse stessi della Russia. Ma senza addentrarci nelle questioni di geopolitica è comunque importante essere sempre disponibili nel rispondere ai loro dubbi e alle loro domande.

No alla censura

La censura è la scelta più sbagliata. Viviamo in un mondo dove è impossibile non ottenere informazioni se le si cercano, ma questo vorrebbe dire lasciare ii propri figli soli nell'elaborare le informazioni e le immagini diffuse da giornali, tg e siti internet, in assoluta autonomia, senza un confronto con un adulto e soprattutto senza la rassicurazione di un genitore.

Oggi mi limiterò a spiegare alla figlia più grande perché è in atto questa guerra, perché dobbiamo augurarci che termini il prima possibile e, quando e se sarà necessario, come aiutare chi sta abbandonando la propria terra per non morire sotto bombe e missili. Diversamente, mio figlio di cinque anni saprà che nel mondo ci sono sì le guerre, ma che bisogna sempre e solo lottare per la pace.

Il parere dell'esperto

Per capire quale possa essere il miglior modo per parlare di guerra a bambini e ragazzi abbiamo chiesto il parere della Dottoressa Silvia Nava, psicologa: "Su un tema così delicato spesso ci troviamo di fronte a due possibilità: la prima è quella di adultizzarli, chiedendo loro di comprendere una complessità che spesso noi stessi adulti non vediamo; la seconda è quella di non dare spiegazioni, lasciando i giovani esposti alle informazioni che li raggiungano, ma anche alle emozioni non facili da gestire. la verità è che è necessario adeguare il messaggio giusto alla fascia di età. Parlare del piano emotivo, non del piano più razionale. La violenza e il male esistono, ma vanno introdotti con gradualità.

L’aggressività è un fatto intrinseco in noi, la guerra si presenta quando questa aggressività è fuori controllo. Ma se pensiamo per un attimo ai bambini, anche i più piccoli sono in grado di regolare questa aggressività, e anche loro esperiscono le loro guerre. Pensiamo, per esempio, a quando si contendono un gioco. Questo non significa ridurre un fenomeno enorme come la guerra, ma va riportato alla dimensione del bambino aiutandolo non solo ad allenare l'aspetto empatico, che riconosce l'emozione dell'altro, ma anche l'aspetto di compassione che include l'azione di aiuto verso l'altro. Per gli adolescenti possiamo spendere più parole, ma mantenendo sempre grande attenzione all'aspetto emotivo, di riflessione sul conflitto e sull'aggressività percepita e espressa".