Cop28, arriva il fondo Loss and Damage: garantiti più soldi ai Paesi colpiti dalla crisi climatica

Ad Abu Dhabi sabato 4 novembre 2023, dopo 5 riunioni del comitato sulla transizione energetica si è trovata la quadra per approvare il fondo Loss and Damage. Bisognerà aspettare la fine di novembre quando, durante la Cop28, si avranno novità a riguardo.
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Mattia Giangaspero 6 Novembre 2023

"Non se ne parla più? Era uno slogan? No, si insiste giorno dopo giorno, per trovare un accordo o quantomeno una base di intenti prima che inizi la COP28 di Dubai a novembre."

Così ci esprimevamo il 27 settembre 2023, quindi poco più di un mese fa, riguardo il sistema Loss and Damage e adesso arriva la conferma ufficiale che tanto uno slogan non era. Sembra che la svolta sia finalmente arrivata, in quanto i Paesi membri dell'Onu hanno concordato quali misure chiave applicare per ottenere e fornire un fondo del genere. Fondo che ricordiamo garantirà i soldi ai Paesi più poveri che direttamente vengono e verranno colpiti dalle conseguenze del cambiamento climatico.

L'elaborazione del sistema Loss and Damage, auspicato durante la Cop27, è arrivato dopo un teso incontro di 2 giorni, avvenuto ad Abu Dhabi, tra tutti i Paesi membri delle Nazioni Uniti. Sabato notte, 4 novembre 2023 l'annuncio: "Abbiamo trovato una quadra, una sintesi di quel che sarà il sistema Loss and Damage."

A fine novembre, durante la Cop28 verranno comunicati i Paesi più vulnerabili alla crisi climatica e che quindi avranno diritto a ottenere i soldi del fondo.

I governi dei paesi più ricchi e di quelli più poveri hanno elaborato il progetto per un nuovo fondo “perdite e danni” dopo un teso incontro di due giorni sotto la guida delle Nazioni Unite ad Abu Dhabi, conclusosi sabato sera tardi.

Inizialmente ad amministrare questo sistema sarà la Banca Mondiale, la quale attingerà a fonti di finanziamento di molti Paesi, quali: Stati Uniti, l’UE e il Regno Unito.

Attualmente non è stato fissato alcun obiettivo preciso sulla somma di denaro che il fondo erogherà, ma i Paesi più colpiti dalla crisi climatica sperano che il fondo possa crescere fino a un plafond da centinaia di miliardi di dollari entro pochi anni.

Come detto prima il progetto deve essere adottato formalmente durante il vertice sul clima, la Cop28 delle Nazioni Unite a Dubai. Adesso però facciamo un passo indietro, proviamo a capire di cosa si tratta nello specifico questo sistema di Loss and Damagae.

Il sistema Loss and Damage

Gli Stati meno sviluppati del mondo si sono riuniti sotto la bandiera del Cairo lo scorso anno, per chiedere ai Paesi più ricchi di non venir meno agli accordi di Parigi nel 2015. Infatti secondo l'Accordo sul clima le Nazioni più sviluppate dovrebbero coprire le perdite e i danni del riscaldamento globale.

Si parla da tempo di un fondo da 100 miliardi di dollari all'anno, volto alla decarbonizzazione e all'adattamento dovuto agli effetti del cambiamento climatico. Questo fondo sarebbe la base d'appoggio per rendere ufficiale il sistema loss and damage.

Oltre a questo fondo, dal nome appunto "Loss and Damage", la proposta dei Paesi più poveri è un sistema di tassazione per le emissioni di anidride carbonica, i viaggi aerei, il carburante delle navi, l'estrazione di combustibili fossili e in generale per le transazione finanziarie.

Quella di ragionare in termini di "loss and damage" è una battaglia che i Paesi dell'Alleanze dei piccoli Stati Insulari portano avanti da decenni, infatti, secondo l'IPCC, "ci sono voluti più di 20 anni per ancorare il concetto di L&D all’architettura dell’UNFCCC attraverso l’istituzione del Meccanismo Internazionale di Varsavia (WIM, Warsaw International Mechanism)".

A portare avanti le istanze dei MaPa, i "most affected people and areas" (ovvero i Paesi e le comunità che sono vittime degli effetti della crisi climatica) è stato l'Egitto, lo Stato che ha ospitato la Cop27. Secondo il rapporto IPCC pubblicato ad Aprile 2022, i principali colpevoli della crisi climatica in termini di emissioni accumulate storicamente sono il Nord America e l'Europa, altro che Cina, come si è sempre sostenuto (chiaramente anche quest'ultima ha le sue responsabilità).

Per una corretta rappresentazione delle emissioni presenti nell'atmosfera, bisognerebbe considerare anche le emissioni che si sono accumulate con il tempo nell'atmosfera. Così facendo, ne esce un quadro diverso, perché è vero che complessivamente la Cina è il maggiore responsabile di emissioni di CO2, ma (per l'appunto) in termini di emissioni accumulate al primo posto si colloca il Nord America (Usa 27% delle emissioni cumulate globali di CO2 tra il 1850 e il 2018), segue l'Europa (il 17% nel medesimo arco di tempo) e per ultima la Cina (11% di emissioni di Co2).