Cosa dimostra l’esperimento carcerario di Philippe Zimbardo sull’effetto Lucifero e cosa ci fa capire di noi stessi

L’esperimento carcerario di Stanford iniziò il 15 agosto 1971 e fu interrotto solamente 6 giorni dopo a causa dell’effetto Lucifero. Lo psicologo statunitense Philip Zimbardo divise alcuni studenti universitari in due gruppi: guardie e detenuti, rendendo l’ambientazione il più realistico possibile. Il risultato mostrò un lato importante della natura umana.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
1 Marzo 2024 * ultima modifica il 01/03/2024

Nel 1971 lo psicologo statunitense Philip Zimbardo ideò e realizzò un esperimento denominato “Esperimento carcerario di Stanford”. Questo esperimento era finalizzato ad osservare come si sarebbero comportanti 24 ragazzi psicologicamente e fisicamente sani nell’arco di due settimane. L’esperimento si svolse nei seminterrati del dipartimento di psicologia dell’Università di Stanford. I giovani vennero casualmente divisi in due gruppi: guardie e detenuti. Non vennero date indicazioni ne regole se non che le guardie avrebbero dovuto mantenere l’ordine tra i detenuti come meglio ritenevano evitando abusi e punizioni fisiche di ogni genere.

La mattina del 15 agosto 1971, con la collaborazione realistica dei poliziotti di Palo Alto, i detenuti vennero raggiunti senza preavviso nelle loro abitazioni, arrestati e sottoposti a vari rituali di degradazione: vennero fotografati, schedati, denudati e disinfettati. Vennero poi rivestiti con sandali, uniformi alle quali era stato applicato un numero di identificazione sul petto e sulla schiena, e una calza di nylon da indossare in testa. Venne poi arrotolata attorno alle loro caviglie una pesante catena. Alle guardie, invece, vennero date uniformi color cachi, manganelli, fischietti da poliziotti e occhiali da sole a specchio che occultavano il loro sguardo. Tutti insieme si riunirono per discutere e redigere un corpo di regole cui i detenuti si sarebbero dovuti attenere durante le due settimane successive.

L’esperimento prese presto uno scenario imprevedibile tanto che venne interrotto prima del previsto, solo dopo 6 giorni. Zimbardo voleva mettere a fuoco le reazioni dei detenuti, ma quello che si notò fu che la trasformazione maggiore avvenne nelle guardie che si trasformarono in aguzzini spietati. Il ruolo assunto aveva preso la meglio rispetto alla morale e all’essere dei soggetti coinvolti.

Durante l’esperimento i ragazzi sentendosi investiti da una buona causa si sono sentiti legittimati a far rispettare le regole anche se questo provocava dolore altrui.  Questa trasformazione del carattere umano, ritenuta più probabile in nuove  “situazioni sociali”, in cui le forze situazionali sociali sono sufficientemente potenti da riuscire a sopraffare attributi personali di moralità, di compassione, o senso di giustizia fu definito effetto Lucifero.

Questo esperimento ha dimostrato che le circostanze e i ruoli che assumiamo hanno un grande potere. La situazione e il grado di consapevolezza che abbiamo rispetto alla situazione influenzano il nostro comportamento. Se la situazione ci spinge a essere violenti, e se non siamo coscienti di quello che stiamo facendo – in questo caso perché i soggetti coinvolti erano convinti di seguire le indicazioni date da un esperimento svolto in un contesto universitario – non possiamo far nulla per evitarlo. Inoltre la  situazione fu riprodotta in maniera talmente tanto realistica che creò una distinzione tale tra i soggetti che non si riconoscevano più come aventi un ruolo comuni: soggetti di un esperimento.

L’ultima conclusione che ci ha lasciato Zimbardo nel suo libro è che non esistono né demoni, né eroi – o almeno ne esistono molti meno di quelli che pensiamo-, perché il bene e la bontà possono essere in gran parte frutto delle circostanze più che una caratteristica della personalità o di un insieme di valori acquisiti durante l’infanzia.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…