Cosa provano i bambini? Ecco come si sviluppano le emozioni nei più piccoli e come possiamo aiutarli a gestirle

I neonati fin dalle prime settimane di vita provano già una sorta di empatia, ma le emozioni necessitano di tempo per evolversi e per essere “gestite” dal bambino. Ecco come si evolvono.
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Gaia Cortese 7 Febbraio 2021
In collaborazione con Dott.ssa Samanta Travini Psicologa

Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto, Paura. Erano i protagonisti del film di animazione Inside out della Pixar, presentato e distribuito diversi anni fa, ma ancora oggi strumento fondamentale per parlare di emozioni, soprattutto ai bambini e agli adolescenti.

Le emozioni sono stati mentali e fisiologici che agiscono e condizionano le persone, e che si provano fin dalla prima infanzia, addirittura dai primi mesi di vita. Difatti, a pochi giorni di vita, il bambino ha già specifici bisogni fisiologici come mangiare, dormire ed essere pulito, ma anche dei bisogni di natura psicologica, come la necessità di stabilire un contatto e di avere un "dialogo" con le persone a lui vicine, di giocare e di esplorare il mondo intorno a sé. E in questa relazione tra adulto e bambino, quest’ultimo impara già a regolare la propria emotività e quindi a manifestare le proprie emozioni.

I neonati provano già empatia

Già dalle prime settimane di vita il bambino possiede la capacità di provare empatia, ovvero quella capacità di entrare in sintonia con lo stato emotivo dell’altro. I neonati, per esempio, non solo rispondono ai vocalizzi degli adulti e cercano di “imitare” le espressioni del viso dell’adulto, ma non rimangono neppure indifferenti se in presenza loro c'è un altro neonato che piange.

Più tardi, poco prima di compiere i cosiddetti "terribili due", un bambino è già in grado di offrire aiuto all’altro, riproducendo delle modalità di comportamento simili a quelle osservate nel proprio ambiente.

La competenza emotiva dopo i 4 anni

Una forma di empatia si sviluppa maggiormente in età prescolare, intorno ai quattro, cinque anni quando i rapporti sociali si rafforzano, ossia quando il bambino inizia a riconoscere emozioni commisurate, ma diverse, da quelle sperimentate dall’altro. Si parla di competenza emotiva, ossia quel tipo di consapevolezza che permette al bambino di distinguere le emozioni provate da quelle manifestate.

In età scolare il bagaglio emotivo del bambino si arricchisce ulteriormente. Il bambino inizia a percepire le proprie emozioni come qualcosa di più intimo, condivisibile o meno con gli altri; oltretutto il bambino è anche più consapevole di poter manifestare o meno le stesse emozioni e in quale modo farlo.

Più avanti ancora, intorno ai nove, dodici anni, le abilità emotive si fanno ancora più articolate. Emergono emozioni come l’orgoglio e il senso di colpa, e tutte quelle emozioni definite come ambivalenti, vale a dire che il bambino inizia a scoprire che può provare due o più emozioni diverse in una stessa situazione. Un esempio può essere il cambiare scuola, che può far provare allo stesso tempo eccitazione per la novità e le nuove amicizie che si possono fare, ma anche tristezza per i compagni che si lasciano, o addirittura paura per le incognite che porta con sé un ambiente nuovo.

Ogni età sviluppa delle specifiche competenze emotive. Agli adulti, nello specifico caso ai genitori, spetta accompagnare questa evoluzione nel massimo rispetto dei tempi di sviluppo del bambino, senza pretendere capacità al di sopra delle sue possibilità.

Il parere dell'esperto

Abbiamo sentito il parere sull'argomento della Dottoressa Samanta Travini, psicologa: "L’emozione è una reazione soggettiva a un evento saliente, caratterizzata da cambiamenti fisiologici, esperienziali e comportamentali. I bambini si avvicinano alle emozioni nel contesto relazionale. E’ proprio durante l’interazione con gli altri che i bambini hanno l’opportunità di osservare come le altre persone maneggiano i propri sentimenti, ma anche, soprattutto, come il loro comportamento emotivo influisce sugli altri.

I bambini devono imparare che in certe situazioni possono provare rabbia, in altre paura o felicità, saper identificare queste circostanze, comprendere cosa si prova interiormente quando si è in preda di certe emozioni, come le si manifesta all’esterno e riconoscerle per poterle verbalizzare. Tutto ciò implica un certo grado di consapevolezza di sé, cioè la capacità di rimanere in disparte e monitorare i propri sentimenti e il proprio comportamento; un traguardo sofisticato nella sua forma più evoluta, sebbene gli inizi si possono osservare già in età precoce.

Lo sviluppo emotivo dei bambini è basato su fondamenta biologiche comuni; il suo corso successivo è forgiato dalle diverse esperienze sociali. Il modo in cui le emozioni vengono manifestate, infatti, può differenziarsi radicalmente da una società all’altra. 

Con lo sviluppo i bambini comprendono che le emozioni implicano anche stati emotivi interiori. Acquisiscono la cosiddetta "teoria della mente": la comprensione del fatto che gli altri hanno un mondo interiore e l’abilità di descrivere quel mondo come tratto distintivo di ciascun individuo. Al più tardi, a sei anni, i bambini hanno acquisito la capacità di comprendere lo stato mentale di un’altra persona.

Quando imparano a parlare da un lato, possono comunicare ad altri il proprio stato d’animo, dall’altro possono ascoltare le descrizioni che altre persone fanno dei propri sentimenti. Verso il secondo anno i bambini iniziano ad utilizzare le parole, come semplice commento, che esprimono i sentimenti: parole come felice, triste, arrabbiato e spaventato compaiono nei discorsi dei bambini. Durante il terzo anno di vita, l’uso di termini che indicano lo stato emotivo aumenta di quantità fino ad arrivare ai sei anni in cui usano abitualmente parole come agitato, spaventato o infastidito. Già a tre anni inoltre i bambini sono in grado di parlare non solo dei propri sentimenti, ma anche delle emozioni di altre persone. Nel periodo prescolare, la verbalizzazione delle emozioni acquista rapidamente accuratezza, chiarezza e complessità, iniziando a riferire le cause dei sentimenti di altre persone.

A tempo debito i bambini devono apprendere la competenza emotiva; è un concetto usato per definire l’abilità di maneggiare le proprie emozioni e riconoscere e affrontare le emozioni altrui. Essere in grado di maneggiare le proprie emozioni, regolarle, controllarle, modificare i propri impulsi è essenziale per un corretto e adeguato funzionamento emotivo. Naturalmente la competenza emotiva deve essere sempre valutata in base all’età della persona, segue cioè delle tappe specifiche di sviluppo, fino a raggiungere la piena maturità".