Il transfert, o traslazione, è un meccanismo psicologico che si verifica tra paziente e analista. Si tratta di un processo di trasposizione inconsapevole con il quale il paziente proietta sul proprio terapeuta delle rappresentazioni e delle aspettative legate soprattutto all’infanzia e alle interazioni con i genitori.
Ogni essere umano possiede un bagaglio di rappresentazioni, che corrispondono al significato soggettivo ed emotivo che si attribuisce alle situazioni vissute. In particolare, sono le realtà emotive vissute da bambini con i propri genitori a essere riproposte in nuovi ambiti relazionali, nonché a essere riproiettate sull’analista. Pertanto, nel transfert si verifica uno spostamento di schemi sentimentali ed emozionali da una relazione significativa del passato, come quella con un genitore, a una persona con cui si ha una relazione interpersonale attuale, come lo psicologo o psicoterapeuta.
La teoria del transfert è stata formulata alla fine dell’800 da Freud, il quale ne attribuiva l’origine a stati d’animo o desideri del passato, di natura soprattutto libidica, vissuti nei confronti di personaggi fondamentali del proprio mondo infantile.
Il transfert, per quanto possa implicare delle distorsioni difficili da interpretare, costituisce uno strumento utile ai fini del trattamento psicoterapico. Freud stesso scriveva: “Il transfert, destinato a divenire il più grave ostacolo per la psicoanalisi, diviene il suo migliore alleato se si riesce ogni volta a intuirlo e a tradurne il senso al malato”.
È importante sottolineare che in terapia si è in due: se da un lato il paziente proietta il suo inconscio sull’analista, dall’altro lato l’analista proietterà sul paziente una risposta emotiva al transfer. È questo il controtransfert: un meccanismo emotivo con cui il terapeuta risponde alle proiezioni del paziente.
Il transfert e il controtransfert sono esperienze congiunte e reciproche, sono strettamente interdipendenti e si influenzano a vicenda. In questa dinamica emergeranno sentimenti, desideri inconsci, aspettative, intolleranze, e così via.
Il concetto teorico del transfert si è evoluto nel corso degli anni con varie rivisitazioni di importanti psicoanalisti. Nell’accezione freudiana classica, il transfert precedeva sempre il controtransfert e i meccanismi emotivi di paziente e analista venivano considerati come separati, in maniera soggettivistica.
La visione organica della dinamica transfert-controtransfert ha origini nel 1912, con lo psichiatra Alfred Adler, che aveva sottolineato come il processo terapeutico coinvolge inevitabilmente il paziente e l’analista in un percorso emotivo comune. A questo proposito, gli studi dello psichiatra H.S. Sullivan apportarono un gran contribuito all’evoluzione del transfert: la prospettiva cambiò definitivamente dall’osservazione del paziente, all’osservazione del paziente e dell’analista in interazione.
Otto Kernberg fu il fondatore della “Terapia focalizzata sul transfert” o TFP. Egli partì dai limiti che riscontrava nella teoria pulsionale di Freud e sviluppò un nuovo modello per comprendere in che modo relazionarsi al paziente basandosi sulle recenti ricerche in campo evolutivo e neurobiologico. Una delle fasi cruciali della TFP è l’analisi dei sintomi chiave, grazie alla quale il terapeuta esplora i sintomi significativi per chiarirli e interpretarli.
Lo psicoanalista Donald Woods Winnicott reinterpretò il fenomeno del transfert nel suo articolo Transitional Object del 1969: lo considera una replica del legame materno, di cui il paziente ha bisogno per riaffermare la propria esistenza.
Grazie al transfert e al controtransfert l’analista può andare in profondità nel mondo psichico del paziente, comprenderlo in maniera migliore, fare le dovute interpretazioni e stabilire gli interventi terapeutici. Il transfert riveste le funzioni di patrimonio di informazioni e bagaglio emotivo del paziente.
Un esempio tipico di transfert è la proiezione di sentimenti che si provavano verso un genitore giudicante e severo, che portano a percepire il terapeuta anch’egli come giudicante e severo, e addirittura a manifestare rabbia.