Cos’è la psicopatia e come si risconosce un individuo psicopatico

La psicopatia è un disturbo della personalità caratterizzato da un comportamento antisociale e da un distacco affettivo nei confronti dell’altro. Normalmente associato a personalità criminali, in realtà portebbe interessare anche persone che appartengono a vari livelli della società e che spesso riescono ad avere successo nella vita.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
18 Febbraio 2022 * ultima modifica il 18/02/2022

La psicopatia (o Disturbo Psicopatico di Personalità – DPP) è un disturbo di personalità caratterizzato da comportamento antisociale e distacco affettivo e interpersonale. Dal punto di vista dei sistemi di classificazione internazionale dei disturbi mentali, il Disturbo Psicopatico di Personalità è stato incluso nella sezione III dei “Modelli Emergenti e Misure” del DSM 5.

Le caratteristiche

La psicopatia risulta essere un disturbo caratterizzato da una costellazione di caratteristiche affettive, interpersonali e comportamentali specifiche, quali:

  • Loquacità/fascino superficiale: disinvoltura e loquacità nella conversazione, capacità di dare risposte pronte, divertenti e intellingenti, o di raccontare storie improbabili ma convincenti su di sé che lo mettono in buona luce (anche se ne emerge un fascino superficiale);
  • Senso grandioso del Sé: opinione eccessivamente elevata del proprio valore e delle proprie qualità, che lo porta a risultare arrogante e supponente;
  • Bisogno di stimoli/propensione alla noia: il soggetto sperimenta facilemente la noia e tende per questo a mettere in atto comportamente rischiosi;
  • Menzogna patologica: tendenza a mentire come modalità frequente nelle interazioni con gli altri e con un’ottima abilità nel mentire;
  • Manipolazione: per conseguire un proprio scopo personale può far uso di inganni, menzogne e frodi manipolando gli altri;
  • Assenza di senso di colpa: assenza di emozioni morali quali colpa e vergogna e di preoccupazione per le conseguenze negative delle proprie azioni;
  • Affettività superficiale: può dimostrare freddezza emotiva oppure mostrare un’espressione teatrale, superficiale, recitata e di breve durata delle emozioni;
  • Deficit di empatia: mancanza di empatia, insensibilità e disprezzo per le emozioni e il benessere degli altri, visti unicamente come soggetti da manipolare per il proprio vantaggio;
  • Deficit del controllo comportamentale: discontrollo comportamentale, bassa tolleranza della frustrazione con comportamenti aggressivi di fronte alla critica e al fallimento, associati ad un’elevata irritabilità e disregolazione della rabbia;
  • Comportamento sessuale promiscuo: comportamenti e condotte sessualmente promiscue;
  • Mancanza di obiettivi e piani realistici a lungo termine: difficoltà nel formulare ed eseguire piani realistici a lungo termine;
  • Elevati livelli di impulsività;
  • Delinquenza in età giovanile con una storia di comportamenti antisociale in età adolescenziale;
  • Problematiche comportamentali precoci: gravi problemi comportamentali in età infantile (comportamenti persistenti di menzogna, furto, rapina, frode, piromania, assenze scolastiche ingiustificate, bullismo, vandalismo, fughe da casa, attività sessuali precoci).

Gli psicopatici mostrano difficoltà nel processare le informazioni emozionali e nel rispondere empaticamente agli altri. Tale deficit potrebbe essere alla base del successo che spesso questi individui hanno nel manipolare e raggirare le altre persone, risultando convincenti.

L’assenza di reciprocità emotiva ed empatia, oppure la riduzione di intensità con cui vengono vissute e rappresentate le emozioni, potrebbe spiegare la peculiare capacità di persuasione che connota tali individui: mancando di empatia, infatti, le persone psicopatiche sarebbero maggiormente in grado di rappresentare la loro vittima come “un oggetto da usare”, riuscendo a non provare rimorso o senso di colpa per le conseguenze delle loro azioni.

Gli schemi di base di sé, degli altri e del mondo degli psicopatici sembrano caratterizzarsi per rigidità e inflessibilità: lo psicopatico vede se stesso come forte e autonomo, mentre gli altri come deboli e passibili di sfruttamento (prede). È tipicamente presente un bias per il quale sono sovrastimate le intenzioni malevole altrui. Lo psicopatico tenderà dunque a fare massima attenzione, minimizzando il rischio di vittimizzazione e divenendo egli stesso aggressore.

La letteratura scientifica ha esplorato le capacità di giudizio morale nella psicopatia, cercando di capire se la persona affetta da tale problematica sia o meno capace di distinguere “ciò che è giusto” da “ciò che è moralmente sbagliato”.

I risultati delle ricerche hanno messo in luce come le persone che soffrono di psicopatia esibiscano prevalentemente giudizi morali personali utilitaristici: questo spiegherebbe la tendenza a compiere violazioni delle regole e delle norme sociali pur di ottenere vantaggi per sè. Secondo questa prospettiva, lo psicopatico sarebbe generalmente iper-concentrato sulla meta e, di conseguenza, non riuscirebbe a tener in debito conto i costi “morali” della propria condotta.

Psicopatia e comportamento criminale

È importante precisare che questi tratti non sono osservabili solo nei soggetti criminali, ma possono essere riscontrati anche in individui appartenenti a vari livelli della società. Per questo motivo quando parliamo di persone psicopatiche non facciamo riferimento solo a soggetti colpevoli di omicidio o di crimini violenti. Altri individui con gli stessi tratti potrebbero essere più capaci di ottenere successo nella vita e potrebbero avanzare in carriere.

Il punto cruciale della psicopatia, dunque, non è la manifestazione del comportamento antisociale di per sé, ma è dato dai tratti distintivi di personalità, compresi i deficit emozionali che caratterizzano questi individui.

Le caratteristiche neurobiologiche

Esistono principalmente due tesi che hanno tentato di spiegare perché le persone affette da psicopatia non provino normalmente empatia e senso di colpa: l’ipotesi del deficit empatico e quella della carente fearfulness (propensione alla paura).

Secondo l’ipotesi del “deficit empatico” si riscontrerebbe un’anomalia nel funzionamento della amigdala che renderebbe difficile o assente il riconoscimento delle emozioni altrui come ansia e tristezza. La seconda tesi sostiene che alla base del disturbo vi sia un’alterazione dell’amigdala che si manifesterebbe nella scarsa fearfulness (bassa reattività agli stimoli nocivi o minacciosi). Implicherebbe insufficiente sensibilità alle punizioni e, di conseguenza, una limitata rilevanza attribuita alle norme morali.

Come si cura

La psicopatia è uno dei disturbi psichici più difficili da trattare e, prima di intraprendere un trattamento psicoterapico, è indispensabile effettuare un’attenta valutazione della gravità del caso. In particolare, è importante stabilire se il soggetto è assolutamente privo di senso di colpa oppure se è riuscito a costruire almeno una bozza di struttura etica. I casi più gravi sono considerati intrattabili.

Dal momento che l’individuo psicopatico non crea alcun legame emotivo con il terapeuta, anzi, spesso si prefigge di sabotare distruttivamente il suo lavoro o di manipolarlo, la psicoterapia tradizionale (di qualsiasi orientamento) in questo caso non è applicabile.

Sono trattabili con un percorso di psicoterapia soggetti che, pur presentando alcuni tratti di questo disturbo, hanno potuto sviluppare un rudimentale senso morale e una certa capacità di entrare in contatto con il prossimo. È importante che la persona abbia un dubbio su di sé, una certa qualche scontentezza per la vita che conduce.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…