Cos’è l’Effetto Matilda, una realtà con cui le donne devono ancora fare i conti

La disparità di genere è ancora radicata in diversi ambiti della società e purtroppo in alcuni settori, come quello delle STEM, emerge con maggiore forza. Ecco perché è importante parlare dell'”Effetto Matilda”.
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
4 Novembre 2022 * ultima modifica il 04/11/2022

La disparità di genere è una realtà con cui dobbiamo fare tuttora i conti in molti ambiti della società, ma raggiunge livelli esponenziali in modo particolare nel settore tecnico-scientifico, dove il numero delle donne è ancora troppo esiguo rispetto a quello della controparte maschile. E questo non per via di mancanza di capacità o meriti – i numeri ci dicono proprio il contrario, come vedremo meglio in seguito – ma soprattutto a causa di un sistema socio-culturale che continua a privilegiare i percorsi di studi e le carriere degli uomini in ambito STEM – Science, Technology, Engineering, Mathematics – e a riconoscere loro maggiori competenze e credibilità.

Con l’espressione "Effetto Matilda" si indica il mancato riconoscimento dei risultati delle donne nelle scienze, causato da una tendenza, radicata nel tempo, a sminuire i loro successi e, al contempo, assegnarli ai colleghi maschi.

Il risultato è che nei secoli moltissime scienziate sono rimaste nell’ombra già durante la loro epoca e che le poche che avevano la fortuna di esser riconosciute sono state poi dimenticate dalla storia. Anche per questo, ancora oggi rimane vivo il pregiudizio per cui le donne sarebbero meno portate degli uomini nelle materie scientifiche.

Questo fenomeno venne studiato dalla storica della scienza Margaret W. Rossiterdal, che coniò il termine “Effetto Matilda” nel 1993. Studiando, infatti, biografie e dati, si accorse che esistevano decine e decine di storie di studiose che a partire dall’antichità erano state sistematicamente escluse dal mondo scientifico.

Il termine “Effetto Matilda” deriva da Matilda Joslyn Gage, suffragetta, attivista per i diritti dei nativi americani, femminista, abolizionista e libera pensatrice, vissuta negli Stati Uniti nel Diciannovesimo secolo. Tra le altre cose, nel 1870 scrisse il saggio “Woman As Inventor”, in cui raccontava come diverse invenzioni e scoperte scientifiche fatte da donne non venissero loro riconosciute, ma spesso attribuite ai mariti o ad altri uomini a causa di pregiudizi della società e della scarsa indipendenza economica e libertà di cui esse godevano.

Nell’atto di comprendere meglio l’Effetto Matilda si deve citare, necessariamente, il suo corrispettivo maschile: l’effetto San Matteo. Fu il sociologo Robert K. Merton a coniare il termine riferendosi, per l’appunto, alla Parabola dei Talenti dell’evangelista Matteo:

"Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha".

In questo caso, il sociologo Merton utilizza l’Effetto San Matteo per spiegare la minore considerazione riservata a quei lavori realizzati non da professionisti rinomati, bensì, da professionisti meno noti nell’ambito dei risultati di ricerca ottenuti. È quindi la spiegazione del perché alcune opere o ricerche appartenenti a un soggetto con una minore risonanza mediatica, non siano altrettanto citate come le evidenze di autori o scienziati famosi; seppur quest’ultime possano risultare di una qualità peggiore o minima.

I casi evidenziati dall’effetto Matilda non si limitano solo ai secoli passati. Oggigiorno, è nota la situazione ingiusta alla quale sono esposte molte donne in molteplici ambiti della vita quotidiana. Il lavoro è solo un esempio in più dei contesti nei quali vengono discriminate.

Sebbene le donne oggi rappresentino una componente numerosa della comunità scientifica, continuano a esser sotto-rappresentate e a ricevere poco spazio anche in convegni e incontri accademici, come dimostra uno studio del 2017, secondo cui gli uomini prendono mediamente parola il doppio delle volte rispetto alle donne.

I progressi fatti sono notevoli e speriamo che un giorno, non troppo lontano, le uguali opportunità diventino una realtà. Quel che è certo è che il cammino da intraprendere affinché i progressi scientifici non siano una questione di genere, è ancora lungo. Come tutti saremo d’accordo, dovrebbe darsi maggiore importanza a ciò che si fa e non a chi lo fa.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…