Cos’è l’effetto Stroop e come funziona l’esperimento per capire come il cervello risponde agli stimoli

Il test di Stroop consiste nel far leggere a una persona parole che hanno come significato un colore. In alcuni casi, però, le scritte appaiono di un colore diverso rispetto a quello a cui fanno riferimento. A cosa serve questo esperimento?
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Dott.ssa Samanta Travini Psicologa Psicoterapeuta
18 Novembre 2022 * ultima modifica il 18/11/2022

Nel corso del suo sviluppo, il bambino deve imparare a regolare consapevolmente il proprio comportamento.

L’apprendimento dell’autoregolazione inizia verso la fine del primo anno di vita e si accompagna all’acquisizione del controllo inibitorio, cioè della capacità di inibire la riposta a stimoli irrilevanti per poter conseguire un obiettivo presente nella mente.

Ogni stimolo proveniente dal mondo esterno può infatti determinare due tipi di risposta: una risposta si “impone” all’individuo (definitive prepotent response o risposta dominante) in modo quasi automatico, e una risposta scelta consapevolmente e alla luce di considerazioni e strategie finalizzate all’obiettivo da raggiungere. Occorre quindi imparare a inibire la risposta dominante e fare in modo che l’azione sia coerente con le informazioni contenute nella mente e non con le inclinazioni naturali.

Il ruolo della corteccia prefrontale consiste nel fornire un supporto a specifiche informazioni verbali, spaziali, motorie, emotive contro le interferenze che si verificano nel corso del tempo o a causa di altre informazioni. Tali processi talvolta vengono presi in considerazione solo in riferimento allo sviluppo sociale e emotivo; invece sono fondamentali anche a livello cognitivo, in quanto la loro assenza può determinare comportamenti inadeguati, ad esempio quelli che si manifestano nel disturbo di disattenzione e iperattività.

Uno dei test più utilizzati per lo studio del controllo inibitorio è lo Stroop Test volto a verificare la capacità di risposta corretta in condizioni in cui si verificano interferenze di stimoli.

Cos'è l'effetto Stroop

L’effetto Stroop prende il nome da J. Ridley Stroop. Durante l’esperimento di Stroop al soggetto vengono mostrate delle parole scritte con colori diversi. Il compito consiste nel pronunciare a voce alta il colore dell’inchiostro cui è scritta la parola. Quindi, il colore è l’informazione rilevante per lo svolgimento del compito, mentre il significato della parola (che non deve essere letto) è l’informazione non rilevante.

Gli stimoli presentati nell’esperimento di Stroop possono essere di tipo neutro, congruente e incongruente. Si parla di neutri quando si visualizza solo il testo o solo colore. Mentre, si ha congruenza quando la parola «rosso» è scritta in rosso, e incongruenza quando la parola «rosso» è scritta in verde. Si ricordi che la risposta richiesta è il nome del colore, cioè rosso nel primo caso e verde nel secondo.

Stroop notò che i partecipanti sottoposti al compito di denominazione presentavano tempi di risposta più lenti se il colore dell’inchiostro era diverso dal significato della parola scritta, nonostante fossero istruiti affinché non tenessero conto del significato della parola. L’effetto Stroop, dunque, consiste nel produrre una risposta avente latenza più lenta nel caso della condizione incongruente e più veloce nel caso della condizione congruente.

Lo scopo dell’esperimento di Stroop è quello di creare una interferenza cognitiva e semantica: in questo caso ad esempio, la mente tende a leggere meccanicamente il significato della parola (ad esempio legge la parola “rosso” e pensa al colore “rosso”, ma l’inchiostro usato è di colore diverso). Per questo motivo, il test di Stroop rappresenta una consolidata procedura sperimentale per lo studio dell’attenzione selettiva.

Cosa comprendiamo tramite l’effetto Stroop?

Questo breve esperimento consente di renderci conto di alcuni aspetti del nostro funzionamento cognitivo, che sono oggetto di studio della psicologia sperimentale fin dai suoi albori.

In particolare, comprendiamo che esistono due tipologie di operazioni mentali:

  1. Le operazioni mentali non coscienti, ovvero i processi automatici, che si attivano senza che ne abbiamo coscienza.
  2. Le operazioni mentali coscienti, ovvero controllate, che al contrario si attivano con la nostra consapevolezza.

Si deduce dall’esperimento che i processi automatici si attivano ancora prima che possiamo rendercene conto. Mentre nel momento in cui siamo chiamati a dare una risposta che implica l’attivazione di entrambi i processi, i primi avranno la meglio.

Per mezzo dell’esperimento è quindi possibile testare la capacità degli individui di inibire questa interferenza tra processi.

Laureata in psicologia clinica dello sviluppo e neuropsicologia, si occupa di sostegno psicologico per individui, coppie e famiglie con particolare attenzione altro…