Cyberbullismo: cos’è e come è possibile difendersi

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Un fenomeno sempre più preoccupante e in continua crescita che coinvolge almeno un ragazzo su tre. Il cyberbullismo, infatti, arriva ovunque e in qualunque momento perché sfrutta le potenzialità della Rete e si muove attraverso chat, social network, blog e messaggi sms e mms. Difendersi però è possibile.
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Gaia Cortese 27 Febbraio 2020

A scuola, a casa, in vacanza. E in qualunque momento della giornata. Se sei una vittima di cyberbullismo non c'è luogo, non c'è un istante in cui tu possa trovare un po' di pace. Perché un cyberbullo, attraverso la Rete, può raggiungerti dappertutto.

Un giovane su tre, in almeno 30 Paesi del mondo, ha dichiarato di essere stato vittima di cyberbullismo.

Il cyberbullismo è un fenomeno in crescita e, per tale motivo, desta sempre maggiore preoccupazione. Il cyberbullismo è una forma di bullismo condotto attraverso dispositivi di comunicazione digitali, internet, chat o mail. Il termine "cyberbullying" è stato coniato nel 2002 da un educatore canadese, Bill Belsey, per poi essere ripreso nel 2006 da Peter K. Smith che ne fornisce anche una chiara definizione: “un atto aggressivo e intenzionale, condotto da un individuo o da un gruppo di individui, usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel corso del tempo contro una vittima che ha difficoltà a difendersi".

Cyberbullismo diretto o indiretto

Il cyberbullismo può essere diretto o indiretto. Nel primo caso chi bullizza usa strumenti di messaggistica istantanea (chiamate, chat, mail, sms o mms) che hanno un effetto immediato sulla vittima perché i messaggi sono proprio indirizzati direttamente a lei; nel secondo caso, si parla di cyberbullismo indiretto quando il bullo usa aree pubbliche in Rete, come blog, forum e più facilmente social network, dove tutti possono vedere quanto pubblicato online.

Tipologie di comportamento

Secondo quanto descritto nel suo libro “Educator’s Guide to Cyberbullying”, pubblicato nel 2006, Nancy Willard, Direttore del Center for safe and responsible internet use, descrive diverse tipologie di cyberbullismo o azioni tipiche del cyberbullo. Vediamo quali sono.

Flaming: spedizione di messaggi online offensivi e volgari indirizzati a un singolo o a un gruppo di persone. Il caso tipico è rappresentato da insulti verbali all’interno di forum di discussione online.

Molestie (Harassment): spedizione ripetuta e ossessiva di insulti mirati a ferire qualcuno.

Denigrazione (Put-downs): spedizione di mail, sms, post su blog a diversi soggetti con lo scopo di danneggiare gratuitamente la reputazione di un singolo.

Sostituzione di persona (Masquerade): farsi passare per un’altra persona per spedire messaggi o per pubblicare contenuti volgari.

Rivelazioni (Exposure): rendere pubbliche informazioni riguardanti la vita privata di una persona.

Inganno (Trickery): ottenere la fiducia di qualcuno con l’inganno per ottenere confidenze, racconti privati, spesso imbarazzanti, al fine di renderli pubblici o condividerli con un gruppo di persone.

Esclusione (Exclusion): esclusione intenzionale di un soggetto da un gruppo online (“lista di amici”), da una chat, da un game interattivo o da altri ambienti protetti da password.

Cyber-persecuzione (cyberstalking): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura che spesso sfocia in un vero e proprio terrore per la propria incolumità fisica.

Cyberbashing o happy slapping: comportamento criminale che ha inizio nella vita reale (un individuo o un gruppo di individui molestano fisicamente un soggetto, mentre altri riprendono l’aggressione con il telefono) e che poi continua, con caratteristiche diverse, online: le immagini pubblicate su internet e visualizzate da utenti a cui la rete offre occasione di condivisione, possono essere commentate o votate.

Cosa dice la legge

Esiste una legge, entrata in vigore il 18 giugno 2017, indicata come “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, che definisce così il cyberbullismo:

“Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo. (Art.1) e indica misure di carattere preventivo ed educativo nei confronti dei minori (qualunque sia il ruolo nell’episodio) da attuare in ambito scolastico, e non solo”.

Questa legge prevede anche che il minore vittima di cyberbullismo possa chiedere al gestore del sito internet o del social media o al titolare del trattamento di oscurare, rimuovere o bloccarei contenuti diffusi in Rete oggetto della pratica. Se non si provvede in 48 ore, l’interessato può rivolgersi al Garante della privacy inviando ogni segnalazione alla seguente mail: cyberbullismo@gpdp.it.

Come proteggersi in Rete

Se la Polizia Postale ha pubblicato un vero e proprio decalogo per difendersi dai cyberbulli e dai malintenzionati.  è anche vero che un corretto uso dei dispositivi digitali e una buona comunicazione tra giovani e adulti può tenere lontano gran parte delle più comuni azioni di bullismo online.

Se sei vittima di un comportamento offensivo da parte di un cyberbullo:

  • inviagli un messaggio in cui, in maniera chiara e risoluta, gli comunichi che il suo comportamento ti disturba e invitalo a interrompere immediatamente tale condotta;
  • non rispondere a chi ti offende o insulta online o sul cellulare;
  • blocca o filtra tutte le mail, la messaggistica immediata e gli sms provenienti dal cyberbullo;
  • tieni traccia delle conversazioni o degli sms che ti hanno molestato;
  • evita di visitare i siti web o di partecipare a gruppi di discussione dove hanno avuto luogo attacchi offensivi;
  • cambia indirizzo e-mail, account e username per impedire di essere identificato e infastidito;
  • cambia il numero del cellulare e comunicalo solo a poche persone;
  • informa i tuoi genitori o un adulto di riferimento rispetto a ciò che sta accadendo, anche nel caso in cui tu non sia la vittima diretta degli attacchi online o sul celllulare, ma lo sia qualcun altro.

Se sei un genitore, oltre a creare un rapporto di dialogo e fiducia con i tuoi figli, fai attenzione ad eventuali manifestazioni di disagio da parte loro: paura ingiustificata, stati di ansia e depressione, ma anche problemi scolastici o di tipo sociale. Oltre a questo, un genitore dovrebbe sempre:

  • monitorare l’utilizzo dei dispositivi digitali, aiutando i propri figli a farne un corretto uso e impostando password ove necessario;
  • limitare l’uso dei dispositivi a determinati orari;
  • imparare a conoscere il loro linguaggio, anche quello informatico, chiedendo sempre spiegazioni quando non si capisce qualcosa;
  • essere sempre disponibili alla comunicazione.