Dalla Muraglia Verde al progetto Trees, l’Africa punta a diventare il Continente più green al mondo: come cambierebbe il clima?

Le Nazioni Unite, tramite il loro dipartimento per l’ambiente hanno assegnato la bandiera per riforestazione a due progetti che prevedono di far diventare l’Africa il Continente più verde al mondo. Si tratta della Great Green Wall e del Trees for the Future. Conosciamo più da vicino quali sono stati i risultati già raggiunti e gli obiettivi principali per il futuro prossimo.
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Mattia Giangaspero 15 Marzo 2024

Obiettivi: lotta alla desertificazione, lotta alla terra arida. E per riuscirci l'Africa ha messo in piedi due progetti, la Great Green Wall del 2007 e il Trees for the Future del 2015. Diciassette anni dopo dal primo e nove anni dopo dal secondo, a che punto siamo con una delle più grandi riforestazione della storia recente?

Per quanto riguarda la grande muraglia verde l'obiettivo è quello di creare una fascia di vegetazione lunga 7.000 chilometri e larga 15 chilometri attraverso il Sahel, la regione africana a sud del Sahara. Il progetto mira a contrastare la desertificazione, migliorare la sicurezza alimentare e creare posti di lavoro per le popolazioni locali.

Il primo progetto della Grande Muraglia Verde è nato da un'idea dell'ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo per ripristinare i paesaggi degradati dell'Africa e, di conseguenza, trasformare milioni di vite nel Sahel, la fascia di territorio dell'Africa subsahariana, estesa tra il deserto del Sahara a nord, la savana sudanese a sud, l'oceano Atlantico a ovest e il Mar Rosso a est. L'idea alla base della campagna era (ed è) arrestare l'avanzata del deserto del Saharam con la creazione di una fascia di vegetazione, di alberi e piantagioni, lunga 7.000 chilometri e larga 15 chilometri.

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GreatGreenWall: una grande muraglia verde che si estende per 8mila km in Africa. Ma a cosa serve? Ne parliamo oggi. #ohga #africa

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Gli 11 Paesi che sono stati coinvolti,  Senegal, Gibuti, Eritrea, Etiopia, Sudan, Ciad, Niger, Nigeria, Mali, Burkina Faso e Mauritania, hanno messo in piedi il progetto grazie alla spinta e alla volontà delle popolazioni indigene di voler riappropriasi delle proprie terre, coltivandole anche per riottenere un ritorno non solo economico, ma anche alimentare

Di recente però, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica One Earth ha valutato anche che i benefici sarebbero arrivati anche dal punto di vista climatico. La ricerca, condotta da due climatologi italiani, Roberto Ingrosso e Francesco Pausata, ha utilizzato modelli di simulazione per analizzare due scenari: uno con un aumento moderato delle emissioni di gas serra e uno con un aumento più drastico.

Le rilevazioni sono state che la Grande Muraglia Verde potrebbe portare a un aumento delle precipitazioni medie e a una diminuzione della durata dei periodi di siccità in tutto il Sahel.

Il progetto africano TREES

Il secondo progetto, ovvero il Trees for the Future ha attirato l'attenzione di tutto il mondo, in particolar modo le Nazioni Unite con la loro sezione per l'ambiente (UNEP) hanno attribuito, nel mese di Febbraio 2024, lo status di  World Restoration Flagship, proprio in merito agli obiettivi ambiziosi che gli agricoltori africani vogliono raggiungere. Si tratta di un maxi piano di riforestazione, in linea con il primo, che però si distingue in uno specifico punto: "la biodiversità". Infatti oltre alla riforestazione con alberi e piante per aumentare la copertura arborea, l'intenzione è anche quella di aumentare la biodiversità vegetativa per ottenere un raccolto così da nutrire tutte le popolazioni africane interessate dalla grande coltivazione.

Dal 2015 il programma ha piantato decine di milioni di alberi ogni anno in nove paesi, dal Senegal e Mali alla Tanzania e Kenya e negli stessi 9 anni passati sono stati ripristinati 41mila ettari di area. Vogliamo fare un paragone? Si tratta di un'area sette volte più grande di Manhattan. Entro il 2030 l’obiettivo è creare 230.000 posti di lavoro e piantare un miliardo di alberi.

Secondo Inger Andersen, direttore esecutivo dell'UNEP, l'Africa ospiterà un quarto della popolazione mondiale tra poco più di una generazione e molte aree si sono già degradate in zone aride semi-aride.

“Iniziative come TREES stanno svolgendo un ruolo importante nell’invertire decenni di degrado degli ecosistemi, soprattutto nel Sahel, respingendo la desertificazione, aumentando la resilienza climatica e migliorando il benessere degli agricoltori e delle loro comunità”, ha affermato Andersen annunciando la World Restoration Flagship.

Vincent Mainga, direttore di TREES in Kenya, ha affermato che il progetto si espanderà rapidamente ora che ha l’approvazione dell’UNEP. “Questo modello è molto facile da adottare. Lavoriamo con gli agricoltori da quattro anni. Successivamente, saranno in grado di comprendere tutti i componenti e di utilizzare ciò che apprendono dai nostri tecnici per produrre terreni agricoli fiorenti, solitamente con un surplus. È autosufficiente.”

I due progetti, però, come hanno generato un forte hype mediatico positivo per la lotta alla desertificazione e al riscaldamento globale, hanno anche generato molti dubbi sulla loro effettiva riuscita. E questo è dovuto non tanto alla falsificazione dei dati di riforestazione, ma alla scarsa manutenzione che viene svolta a causa della carenza di infrastrutture e di strumenti tecnologici. Il rischio che questi due progetti possano fallire resta comunque alto per via di carenze nell'irrigazione o di piante poco adatte ad un terreno già semi-arido.