Demenza, come fino a quattro casi su dieci potrebbero essere evitati o ritardati

Il 40% dei casi di demenza previsti a livello globale entro il 2050 potrebbero essere ritardati o addirittura evitati intervenendo sui principali fattori di rischio. Lo hanno sottolineato Federazione Alzheimer Italia e ADI-Alzheimer’s Disease International in occasione del mese mondiale dedicato all’Alzheimer, malattia responsabile del 59%-60% dei casi di demenza.
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Maria Teresa Gasbarrone 4 Settembre 2023
* ultima modifica il 04/09/2023

Fino a quattro casi di demenza su dieci potrebbero essere evitati o ritardati attraverso la riduzione dei principali fattori di rischio. In oltre metà dei casi, la demenza è causata dalla malattia di Alzheimer.

Con questo dato Federazione Alzheimer Italia e ADI-Alzheimer’s Disease International inaugurano il dodicesimo mese mondiale dell'Alzheimer, rivolgendo un appello alle istituzioni: è necessario stanziare nuovi fondi per investire sulla prevenzione e attuare efficaci strategie di riduzione del rischio.

Quando si parla di "demenza" ci si riferisce a diverse malattie cerebrali che comportano l’alterazione progressiva di alcune funzioni, come memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento, fino a interferire con lo svolgimento delle normali attività di vita quotidiana. La malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza (rappresenta il 50-60% di tutti i casi).

Fino al 40% di casi in meno

Fino al 40% dei casi di demenza previsti a livello globale entro il 2050 potrebbero essere ritardati o addirittura evitati intervenendo sui principali fattori di rischio. È quanto emerge da una ricerca della Lancet Commission.

In Italia – dove le persone con demenza oggi sono 1.480.000 – significherebbe fermare o rallentare l’insorgere di questa condizione in più di 900.000 persone, sulle oltre 2.300.000 che si stima vivranno con la demenza entro la stessa data

A oggi si conoscono 12 principali fattori di rischio comprovati per la demenza:

  • Inattività fisica;
  • Fumo;
  • Eccessivo consumo di alcol;
  • Lesioni alla testa;
  • Contatti sociali poco frequenti;
  • Obesità;
  • Ipertensione;
  • Diabete;
  • Depressione;
  • Disturbi dell’udito;
  • Scarsi livelli di istruzione;
  • Esposizione all’inquinamento atmosferico.

Investire sulla prevenzione

Ma come riuscire a ridurre in modo così significativo i casi di Alzheimer? Lavorando per ridurre al minimo possibile i fattori di rischio. È quello che chiedono Federazione Alzheimer Italia e ADI-Alzheimer’s Disease International a tutti i governi del mondo affinché finanzino urgentemente la ricerca sui principali fattori di rischio per la demenza e le strategie di contrasto alla loro diffusione, mettendo in atto piani di sensibilizzazione e di supporto per la popolazione.

Lavorare sulle possibili cause della malattia è infatti oggi l'unico strumento di prevenzione in grado di fare la differenza, in quanto la disponibilità di cura efficace per tutti è ancora lontana.

Nello specifico Federazione Alzheimer Italia ha rivolto il suo appello al governo italiano, chiedendo nuovi fondi per il Piano Nazionale Demenze, soprattutto in vista dell'esaurimenti dello stanziamento economico al piano previsto con la legge di Bilancio del 2021.

"L’Italia, aderendo nel 2017 al Piano di azione globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla risposta di salute pubblica alla demenza, si è impegnata a dare priorità alla riduzione del rischio – ha dichiarato Katia Pinto, presidente della Federazione Alzheimer Italia – Un aspetto che non è sufficientemente considerato nel nostro Piano Nazionale Demenze, che oltretutto potrebbe a breve rimanere di nuovo senza fondi: lo stanziamento economico previsto con la legge di Bilancio del 2021 si esaurirà infatti nei prossimi mesi. Per questo chiediamo con forza al Governo di garantire nuovi fondi al Piano, così da permettere di proseguire il lavoro già iniziato e implementare inoltre iniziative efficaci di prevenzione. Non è mai troppo presto e non è mai troppo tardi per ridurre il rischio di demenza.

"Investire nella riduzione del rischio è un punto chiave, in assenza di un trattamento o di una cura, per prevenire il maggior numero possibile di casi di demenza – ha aggiunto Paola Barbarino, CEO di Alzheimer's Disease International – Dobbiamo garantire che i cittadini in tutto il mondo siano consapevoli di quali sono le strategie attuabili, a tutte le età, e abbiano accesso alle informazioni, ai consigli e ai servizi di supporto necessari".

Ovviamente, ribadiscono le due organizzazioni, ogni individuo può fare la differenza facendo scelte di vita sane ed evitando i comportamenti ritenuti "a rischio", ma resta compito delle istituzioni garantire le cure e agire per ridurre le condizioni svantaggiate che predispongono i singoli a fare scelte sbagliate per la propria salute.

Fonte | Fondazione Alzheimer Italia

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