Disastro ambientale in Siberia, la marea di gasolio invade anche un lago

L’incidente avvenuto lo scorso 29 maggio alla centrale termoelettrica di Norilsk ha determinato la fuoriuscita di 20 mila tonnellate di gasolio che hanno contaminato non solo le acque del fiume Ambarnaya ma anche quelle del lago Pyasino. Ora bisogna impedire che il carburante finisca nel mar Glaciale Artico.
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Federico Turrisi 10 Giugno 2020

Ormai non ci sono più dubbi sulla gravità del danno ambientale provocato dalla fuoriuscita di oltre 20 mila tonnellate di gasolio dal serbatoio di una centrale termoelettrica a Norilsk, nella Siberia settentrionale. Negli occhi abbiamo ancora le impressionanti immagini del fiume artico Ambarnaya colorato di rosso. Nonostante il Ministero per le Emergenze russo continui a rassicurare sul fatto che la situazione al momento sia sotto controllo, preoccupano gli sviluppi della vicenda.

Alexander Uss, il governatore della regione di Krasnojarsk dove si trova il centro minerario di Norilsk, stando a quanto riporta l'agenzia di stampa russa Interfax, ha affermato infatti che il carburante ha raggiunto il lago Pyasino, a circa 20 chilometri a nord dal luogo dell'incidente. Una notizia che fa crescere ancora di più i timori, dal momento che il lago ha un emissario, il fiume Pyasina, che sfocia nel mar Glaciale Artico, e precisamente nel mare di Kara. In pericolo c'è un ecosistema estremamente fragile.

In un rapporto sulle attività di pulizia pubblicato all’inizio di questa settimana, la Norilsk Nickel, che gestisce l'impianto attraverso la sua controllata NTEK, ha negato che lo sversamento riguardasse anche le acque del lago Pyasino. Sul gigante siderurgico si è già abbattuta l'ira del presidente russo Vladimir Putin, il quale ha già fatto sapere che l'azienda dovrà pagare i costi della bonifica.

Tra le accuse rivolte a Norilsk Nickel ci sono il fatto di aver lanciato in ritardo l'allarme e quello di non aver monitorato in maniera adeguata lo stato del serbatoio da cui è fuoriuscito il gasolio. Se la causa del collasso della cisterna dovesse essere veramente riconducibile allo scioglimento del permafrost, a maggior ragione la società avrebbe dovuto fare maggiori controlli, visto che la centrale termoelettrica si trova in un'area a rischio.

Interpellato dalla Reuters, il portavoce di Greenpeace Russia Vasily Yablokov ha dichiarato che il disastro ambientale di Norilsk avrà ripercussioni negative sulle risorse idriche, sugli animali che bevono quell’acqua e sulle piante che crescono lungo le rive dei fiumi e dei laghi.