
"Quando ti laurei? E la fidanzatina? A quando il nuovo contratto? Ma perché non ti sei ancora sistemato?". Ti sembra di sentirle già, vero? Sono le domande inopportune, quelle che tra un brindisi e una fetta di panettone, ci aspettano al varco, a ogni Natale, e che ogni volta – ammettiamolo – ci feriscono e ci fanno arrabbiare.
È inutile negarlo, per quanto le feste siano per molti un momento di felicità, a volte, il doverci confrontare con amici di vecchia data, parenti e conoscenti, ci espone al rischio di dover confrontarci con domande o commenti poco piacevoli.
Di solito, per quieto vivere, decidiamo di adottare la tecnica dell'indifferenza, ma, anche se a guardarci da fuori potrebbe sembrare che vada tutto bene, in realtà, questa non è sempre la scelta migliore per la nostra felicità. Ecco perché con la psicologa Ilaria Bruschi abbiamo provato a mettere insieme un piccolo "manuale di sopravvivenza alle feste".
Partiamo da una premessa: "Non tutti – spiega la dottoressa Bruschi – vivono allo stesso modo il periodo delle feste e il fatto di trascorrerle con i parenti. Alcuni ne sono felici, altri invece fanno più fatica ad affrontarle, soprattutto con certi parenti o conoscenti".
Se sei tra i secondi, sappi che non ci sono tante strategie per affrontare i parenti meno opportuni, tuttavia per non rovinarsi il Natale "la cosa migliore è prepararsi psicologicamente, sia al tipo di domande che potremmo ricevere sia a come agire per non farsi toccare da queste e non cedere alla provocazione", prosegue la dottoressa.
Se anche tu sai di essere a rischio “domande inopportune”, il primo consiglio della psicologa è quello di tenere sempre a mente che non si tratta di domande fatte per avere indietro informazioni, che nascono da un reale interesse dell'altro verso la tua vita, ma solo di frasi dette per provocare e mettere in difficoltà l’altro.
La fase della preparazione – spiega la dottoressa – è importante perché ci aiuta a immaginare mentalmente cosa potrebbe succedere così da non farsi prendere alla sprovvista: anticipando quali potrebbero essere le domande infatti non ne saremmo colti alla sprovvista.
"Per prima cosa dobbiamo quindi capire quali sono quegli ambiti della nostra vita più delicati e quali domande potrebbero ferirci di più. Il secondo step è individuare chi tra i possibili ospiti e parenti che ci aspettano durante le feste e che ci potrebbero fare domande che non vorremmo sentirci porre".
Ma prepararsi soltanto non basta: è importante anche rompere per quanto possibile quel meccanismo di ricezione passiva che si attua nella maggior parte delle famiglie da parte di chi subisce battutine di dubbio gusto o domande indesiderate. Ascoltare, annuire e incassare non è sempre la soluzione migliore.
"A volte, serve anche adottare un approccio che potremmo definire di ‘psicologia cinica': non possiamo accettare tutto, ma dobbiamo difendere il nostro sistema di valori e sentirci in diritto di dire la nostra verità, anche qualora questa venga messa in discussione o non piaccia a tutti. Solo così potremmo incarnare davvero quello che siamo e sentirci liberi di esprimerlo senza avere paura, nemmeno dei giudizi, anche a Natale".
Immaginiamo che finalmente ci siamo decisi e quest’anno non siamo più disposti ad accettare l'invadenza, né tanto meno i giudizi dei parenti, resta l'ostacolo di capire come fare nella pratica. È pur sempre vero che non possiamo trascorrere il Natale tra un litigio e un altro, occorre quindi trovare una strategia di risposta ai “parenti inopportuni”, che sia però anche diplomatica e non faccia scattare il conflitto. La psicologia ci viene incontro con due strategie. La dottoressa Bruschi spiega che le strategie possibili sono due:
Sentirsi in colpa è un sentimento molto comune, ma anche fondamentalmente sbagliato, "perché dobbiamo – sottolinea la dottoressa – sentirci sempre liberi di essere noi stessi, e la nostra personalità non può essere la ragione per cui ci sentiamo in colpa".
Può succedere però che parenti o conoscenti, spesso anche in modo inconsapevole, dicono cose che ci portano a sentirci in colpa, tuttavia “non dobbiamo mai cedere a questa tentazione, perché ogni tentativo di farci sentire in colpa è in realtà un tentativo di manipolazione”.
Lo stesso consiglio vale per qualsiasi battuta che riguarda il corpo, dal "ti vedo ingrassata/o" al "sei troppo magro/a, ma mangi?": si tratti di giudizi che non hanno nessun effetto positivo per la nostra salute mentale. "Rispetto a frasi improntate all'aggressività passiva – spiega la dottoressa – il mio consiglio è quello di rispondere in modo sincero, difendendosi, oppure si può tentare di rispondere mettendo in atto la cosiddetta “self disclosure”, dire cioè come ci sentiamo di fronte a questi commenti ed esigere di non essere messi in discussione, per nessun ambito della nostra vita".