È gennaio, ma sembra primavera: gli effetti dell’insostenibile caldo sulle nostre montagne

Siamo nel pieno della crisi climatica, il riscaldamento globale non accenna a fermarsi e le montagne soffrono. La media decennale tra il 2013 e il 2022 è stimata a 1,14 (da 1,02 a 1,27) °C al di sopra del valore di riferimento preindustriale (1850-1900). E così, spuntano i fiori dove dovrebbe esserci la neve.
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Roberto Russo 12 Gennaio 2023

Il nuovo anno non è iniziato proprio bene dal punto di vista climatico (e non solo). Come abbiamo avuto modo di sottolineare, proprio il 1 gennaio 2023 in vari paesi dell'Europa si sono registrati livelli di caldo record, con temperature superiori fino a 20 gradi rispetto alla norma. Una primavera anticipata, che non è affatto una buona notizia.

Le scarse precipitazioni nevose e il caldo fuori stagione dell'inverno mostrano un paesaggio montano che non è quello che dovrebbe essere: l'erba, per esempio, ricopre i pendii di varie montagne. Una situazione che è diffusa un po' ovunque, non solo zone circoscritte.

Gran parte delle Alpi, per esempio, non ha l'aspetto che dovrebbe assumere in questo periodo dell'anno, ma compaiono piuttosto chiazze d'erba in mezzo alla scarsa neve. Sull'Etna e sugli Appennini ci sono i fiori, ad esempioo le margherite, sul Gran Sasso, a Campo Imperatore, sembra primavera, con solo alcune chiazze di neve sparse, arse dal clima mite. E pensare che questa sarebbe la stagione dello sci…

Non va meglio sul massiccio del Pollino, tra Basilicata e Calabria, dove la neve è quasi assente e, in compenso, sono fiorite le viole. Non solo ma si intravedono anche le lucertole che, come è noto, si beano del caldo primaverile ed estivo, non certo del freddo che dovrebbe esserci ora. Basta fare un giro sui social per notare quanto la situazione sia drammaticamente assurda.

Venti caldi, poca neve

Il fatto che sia così caldo in Europa occidentale è dovuto alle masse d'aria che hanno origine nell'Atlantico subtropicale al largo dello stato della Florida. A queste masse d'aria vanno ad aggiungersi i forti venti da sud-ovest che contribuiscono a far salire le temperature anche durante la notte. In tal modo, le masse d'aria calda mescolano negli strati d'aria più bassi generando la situazione attuale.

Un altro dato preoccupante è che l'isoterma 0, la zona o l'altitudine a zero gradi Celsius al di sopra della quale le temperature sono negative e le precipitazioni assumono la forma di neve, è aumentata di 250 metri nell'ultimo mezzo secolo. Cinquant'anni fa, l'isoterma 0 era intorno ai 600 metri. Lo scorso novembre l'Organizzazione Meteorologica Mondiale ha fatto sapere che il 2022 è stato un anno eccezionalmente duro per i ghiacciai delle Alpi europee.

Allargando lo sguardo, notiamo che la calotta glaciale della Groenlandia ha perso massa per il 26° anno consecutivo e per la prima volta lo scorso settembre si sono registrate piogge anziché nevicate.

In apertura: foto di repertorio di Campo Imperatore sul Gran Sasso