Ecco il RePowerEu: la Commissione Europea annuncia il piano per svincolarsi dai combustibili fossili russi

Presentato ufficialmente il RePowerEu, la strategia europea di abbandono dei combustibili fossili importati da Mosca. Tre i pilastri: risparmio energetico, diversificazione degli acquisti, forte spinta alle rinnovabili. Dal 2029 tutti i nuovi edifici dovranno essere dotati di pannelli solari, ed entro l’anno successivo il 45% del fabbisogno europeo dovrà essere prodotto da rinnovabili. Previsti ancora investimenti in infrastrutture per gas e petrolio, come rigassificatori e gasdotti. Saranno stanziati in totale quasi 300 miliardi di euro, con l’obiettivo di essere autonomi da Mosca entro il 2027.
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Michele Mastandrea 18 Maggio 2022

L'Unione Europea rivede ancora una volta i suoi piani energetici, aggiungendo un nuovo tassello al pacchetto FitFor55 e al Green New Deal, che prevedono di rendere il continente a emissioni zero nel 2050.

È stato infatti presentato oggi, devi sapere, il piano RePowerEu da parte della presidentessa della Commissione, Ursula Von Der Leyen. Annunciato agli inizi di marzo, solo oggi si sono conosciuti i dettagli della proposta. L'obiettivo della Commissione è fare a meno del gas russo entro il 2026-2027, all'interno di un percorso graduale.

Attualmente, l'Ue importa circa 150 miliardi di metri cubi annui di gas naturale. "Ora dobbiamo ridurre il più rapidamente possibile la nostra dipendenza energetica dalla Russia", ha spiegato Von Der Leyen.

Affermando inoltre che la guerra lanciata da Vladimir Putin in Ucraina "sta sconvolgendo il mercato energetico globale, mostrando quanto dipendiamo dai combustibili fossili importati, ma anche quanto siamo vulnerabili a fare affidamento sulla Russia".

I tre pilastri del RePowerEu

Tre le direttrici indicate dalla leader della Commissione per fare a meno di gas, petrolio e carbone russi. Diversificazione delle importazioni, accelerazione della transizione alle rinnovabili, efficienza energetica. Per farlo, l'Unione Europea intende stanziare "quasi 300 miliardi di euro, di cui circa 72 miliardi di sovvenzioni e 225 di prestiti", ha aggiunto Von Der Leyen.

Dodici miliardi saranno usati per realizzare le infrastrutture mancanti nella rete di stoccaggio e distribuzione del gas, come ad esempio i rigassificatori. Il metano verrà così distribuito a tutti i Paesi membri che potrebbero avere problemi da uno stop immediato ai flussi di gas da parte di Mosca. Saranno invece due i miliardi di euro che andranno in favore di nuove infrastrutture petrolifere, sempre costruite, come ha spiegato Von Der Leyen, "in vista dell'interruzione delle importazioni di petrolio russo".

Questi stanziamenti, una vera e propria contraddizione rispetto alla necessità di non sovvenzionare più le fonti fossili, sembrano essere stati decisi più per ragioni politiche. Vale a dire, per convincere i Paesi meno disposti ad approvare il nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che prevede proprio lo stop alle importazioni di petrolio.

Forte spinta alle rinnovabili

Sul fronte rinnovabili, la Commissione intende portare dal 40% al 45% la quota di energia che entro il 2030 dovrà essere prodotta da eolico, solare, idroelettrico e dalle altre tipologie di fonti ‘pulite'. L'idea più ambiziosa è forse l'obbligo di "installare pannelli solari sugli edifici commerciali e pubblici entro il 2025, e sui nuovi edifici residenziali entro il 2029".

L'obiettivo generale è produrre almeno nuovi 600 GW di energia pulita entro il 2030, raddoppiando già nel 2025 la quota di energia attualmente prodotta dal solare. Verranno poi semplificate e snellite le procedure autorizzative in tutta l'Unione per l'installazione di grandi impianti rinnovabili e per le infrastrutture collegate, che attualmente richiedono diversi anni di tempo.

Troppi, almeno secondo la Commissaria Ue per le azioni climatiche, Kadri Simson, che vorrebbe "portare i tempi burocratici a massimo un anno". A questo fine dovrà essere però realizzata una mappatura delle aree idonee, ovvero che non comportino rischi ambientali dalla realizzazione di questi impianti.

Puntare sull'efficienza energetica

Rispetto all'ultimo dei tre aspetti, infine, l'idea della commissione è di portare dal 9 al 13% l'efficienza energetica degli edifici dell'Unione Europea. I Paesi membri sono stati incoraggiati dalla Commissione a mettere in campo politiche fiscali che spingano a investire nell'efficienza energetica, come in Italia è stato fatto con Ecobonus e Superbonus. Sarà poi incentivato il passaggio dalle caldaie a gas alle pompe di calore, meno costose poiché elettriche, oltre che ovviamente meno inquinanti.

Novità anche per quanto riguarda la politica energetica. L'Unione Europea infatti lancerà una sua "piattaforma", che permetterà di acquistare in maniera comune metano, gas naturale liquefatto (GNL) e idrogeno. Così da far valere il suo peso di grande compratore di energia per ottenere prezzi favorevoli, evitando che gli Stati membri si facciano concorrenza tra loro. Se inizialmente la possibilità di adesione sarà volontaria da parte degli Stati membri, il passo successivo auspicato dall'Ue è l'acquisto comune di energia. Replicando così il modello sperimentato rispetto ai vaccini anti Covid-19.

Infine, l'ultima decisione legata al piano riguarda l'ipotesi di mettere un tetto al prezzo del gas, richiesto dall'Italia anche sulla base di quanto approvato da Spagna e Portogallo. Un ‘Price cap' potrà essere fissato a livello europeo solo come extrema ratio: avrà carattere limitato al periodo emergenziale e potrà essere attuato solo in caso di interruzione totale delle forniture da Mosca.

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