Esclusa dai Vigili del Fuoco perché ha la sclerosi multipla: se il tabù della malattia diventa discriminazione

È successo in Sardegna. Dopo aver superato tutte le prove, la candidata è risultata vincitrice del ruolo amministrativo all’interno dei Vigili del Fuoco per cui si era candidata. Durante l’iter però è emersa la diagnosi di sclerosi multipla. È bastato questo a farla escludere dal corpo dei Vigili del fuoco. La consigliera regionale di Parità Maria Tiziana Putzolu ha segnalato il caso alla premier Giorgia Meloni: “Nessuno può essere assunto da una azienda pubblica o privata nel timore che prima o poi si incorra in qualche malattia”.
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Maria Teresa Gasbarrone 14 Settembre 2023
In collaborazione con la Dott.ssa Jessica Trapani Psicologa e disability manager di Equalis Cooperativa Sociale

Immagina di fare un concorso pubblico per il lavoro che desideri fare. Immagina di superare tutte le prove d'accesso. Ecco, ora immagina che, ormai certo di aver ottenuto il posto, ricevi una comunicazione: sei stato escluso per una tua malattia, anche se questa non ti causa nessuna limitazione fisica o psichica, e, soprattutto, non interferirebbe – almeno nel presente – in nessun modo con le mansioni lavorative che avresti dovuto svolgere.

Tu lo hai solo immaginato, invece è successo davvero. Lo ha vissuto sulla sua pelle una ragazza sarda che è stata esclusa dalla selezione pubblica per l'ingresso nel corpo dei Vigili del Fuoco, in un ruolo amministrativo, dopo che durante l'iter medico previsto per il concorso le è stata diagnostica la sclerosi multipla.

Il suo caso è arrivato fino alla Presidenza del Consiglio. A segnalarlo alla premier Giorgia Meloni, oltre che alla ministra del Lavoro, Marina Calderone, è stata la consigliera regionale di Parità della Sardegna, Maria Tiziana Putzolu.

"Questo caso d'esclusione è l'ennesima conferma del fatto che viviamo in una società dell'efficienza, in cui le persone sono concepiti come soggetti funzionanti, e non c'è spazio per accettare anche solo in via ipotetica la fragilità o la malattia", spiega Jessica Trapani, psicologa e disability manager della cooperativa sociale Equalis, che si occupa di inserimento lavorato delle persone con disabilità.

Il caso di Cagliari

La vicenda inizia nel 2021, quando la direzione regionale e dal comando provinciale di Cagliari dei Vigili del fuoco contatta la ragazza per sottoporsi alla selezione per un ruolo amministrativo, al quale si era candidata attraverso il Centro per l'impiego del capoluogo sardo.

Dopo aver superato tutte le prove e aver perfino inviato i documenti necessari per formalizzare l'accettazione dell'incarico, la ragazza viene contatta di nuovo, ma non per firmare il contratto: deve sottoporsi a ulteriori visite mediche a Roma.

Durante i nuovi controlli, le viene diagnosticata la sclerosi multipla. La aspettano altre visite, accertamenti, test psicoattitudinali, colloqui con specialisti, e nessuno di questi è previsto da bando. Alla fine, il tutto si conclude nel peggiore dei modi: il 6 giugno la candidata e vincitrice del concorso riceve la comunicazione che è stata esclusa. Non potrà ottenere più quell'incarico che le spetta per diritto.

Qui inizia la sua battaglia legale: a un primo ricorso al Tar del Lazio, che ha dichiarato il difetto di giurisdizione, segue una sospensiva decisa dal giudice del lavoro di Cagliari, in attesa dell'esito del ricorso al Consiglio di Stato. Anche quest'ultimo conferma la pronuncia del Tar e rimette la soluzione della controversia al giudice ordinario.

"Discriminazione inaccettabile"

Non solo la discriminazione contro la malattia, dietro la decisione del corpo dei Vigili del fuoco di escludere la candidata, Putzolu ha ravvisato i margini di una possibile dichiarazione di genere:

"La Consigliera di Parità – si legge sulla sua pagina Facebook – ha aperto il fascicolo e si appresta ad intervenire, ma non può non denunciare già preliminarmente, che si tratti di una possibile discriminazione di genere, visto che questa patologia colpisce una grande quantità di persone in Sardegna".

Difatti la Sardegna registra la più alta percentuale di diagnosi di sclerosi multipla in Italia, e la maggior parte di queste, ben il 70%, sono donne.

Inoltre, in questo caso specifico la patologia "si presenta in maniera del tutto esente da limitazioni fisiche o psichiche – prosegue Putzolu, che definisce la vicenda – un'azione discriminatoria dettata più dal pregiudizio che dalle evidenze medico scientifiche".

Il tabù della disabilità

“Il fatto –  ha aggiunto la consigliera regionale – porta dentro di sé un concetto sbagliato, un pregiudizio, che continua a permeare la società e a confondere le idee di chi dovrebbe avere responsabilità in queste materie: la disabilità va sempre commisurata al ruolo e alla mansione da svolgere e non in maniera astratta: perché in questo caso sarebbe come dire che nessuno può essere assunto da una azienda pubblica o privata nel timore che prima o poi si incorra in qualche malattia che impedisca lo svolgersi delle mansioni per cui si è stati assunti".

Non è un caso se, stando a un recente studio condotto da Boston Consulting Group (BCG) sulla base di un sondaggio a quasi 28.000 dipendenti in 16 Paesi nel mondo, le persone con disabilità sul posto di lavoro sono circa il 25%, contrariamente da quanto dichiarato dalla maggior parte delle aziende, per le quali i dipendenti con disabilità non superano la quota del 4%-7%".

"La nostra società – prosegue la dottoressa Trapani – è ancora premiata dalle discriminazioni, che nel caso specifico della disabilità e della malattia si nutrono di un tabù duro a morire. La disabilità spaventa e l'approccio con cui spesso purtroppo ancora viene affrontata nel mondo del lavoro (e non solo) è la rimozione. Non ne parliamo e non vogliamo vederla, invece il confine tra sanità e malattia è veramente molto labile e una stessa persona nel corso della vita può capitare di superarlo in più occasioni, anzi è quasi scontato che accada".