Esiste un legame tra olfatto e memoria: come il profumo potrebbe aiutare a prevenire il declino cognitivo

Salvare i ricordi è un buon modo per non invecchiare e la scienza lo sa. E per salvare i ricordi spesso è sufficiente sollecitare la memoria con un profumo. Su questo presupposto è nato un nuovo studio che ha dimostrato quanto stimolare l’olfatto sia fondamentale per prevenire la demenza.
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Valentina Rorato 10 Settembre 2023
* ultima modifica il 10/09/2023

Ci sono profumi che valgono più delle parole, perché sono evocativi di emozioni e sensazioni passate. Un gruppo di ricercatori ha utilizzato il noto legame tra olfatto e memoria per comprendere meglio come gli odori possano essere un strumento terapeutico per rafforzare la memoria e potenzialmente scoraggiare la demenza.

Il progetto è stato condotto attraverso il Centro UCI per la Neurobiologia dell'Apprendimento e della Memoria. Ha coinvolto uomini e donne di età compresa tra 60 e 85 anni senza problemi di memoria. A tutti è stato regalato un diffusore e sette cartucce, ciascuna contenente un unico e diverso olio naturale. Poi sono stati creati due gruppi: nel primo, le persone hanno ricevuto cartucce a piena potenza, nel secondo sono stati somministrati gli oli in piccole quantità. I partecipanti hanno inserito una cartuccia diversa nel diffusore ogni sera prima di andare a letto e questa si è attivata per due ore mentre dormivano.

Le persone del primo gruppo hanno mostrato un aumento del 226% delle prestazioni cognitive rispetto al gruppo di controllo, misurato mediante un test con elenco di parole comunemente utilizzato per valutare la memoria. L'imaging ha rivelato una migliore integrità nel percorso cerebrale chiamato fascicolo uncinato sinistro. Questo percorso, che collega il lobo temporale mediale alla corteccia prefrontale decisionale, diventa meno robusto con l’età. I partecipanti hanno anche riferito di dormire più profondamente.

Gli scienziati sanno da tempo che la perdita della capacità olfattiva, o capacità di annusare, può predire lo sviluppo di quasi 70 malattie neurologiche e psichiatriche, tra cui l'Alzheimer e altre demenze, il Parkinson, la schizofrenia e l'alcolismo. Stanno emergendo prove su un legame tra la perdita dell’olfatto dovuta al COVID 19 e il conseguente declino cognitivo. I ricercatori hanno precedentemente scoperto che esporre persone con demenza moderata a un massimo di 40 odori diversi due volte al giorno per un periodo di tempo ha potenziato la loro memoria e le abilità linguistiche, ha alleviato la depressione e ha migliorato le loro capacità olfattive. Il team dell’UCI ha deciso di provare a trasformare questa conoscenza in uno strumento semplice e non invasivo per combattere la demenza.

"La realtà è che oltre i 60 anni, il senso olfattivo e la cognizione iniziano a crollare", ha affermato Michael Leon, professore di neurobiologia e comportamento e membro del CNLM. “Ma non è realistico pensare che le persone con deficit cognitivo possano aprire, annusare e chiudere 40 bottiglie di odoranti al giorno. Questo sarebbe difficile anche per chi non soffre di demenza. Ecco perché abbiamo ridotto il numero di profumi a soli sette, esponendo i partecipanti a uno solo ogni volta, anziché ai molteplici aromi utilizzati contemporaneamente nei precedenti progetti di ricerca. Dando la possibilità alle persone di avvertire gli odori mentre dormono, abbiamo eliminato la necessità di dedicare del tempo a questo durante le ore di veglia ogni giorno”, ha specificato la prima autrice del progetto Cynthia Woo.

Fonte | Overnight olfactory enrichment using an odorant diffuser improves memory and modifies the uncinate fasciculus in older adults pubblicato in  Frontiers di Neuroscience il 23 luglio 2023.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.