Nato dalla riqualificazione dell’area degradata dell’ex deposito tranviario, Explora, il museo dei bambini di Roma è il primo Children’s Museum privato no profit italiano. L’area di 8mila metri quadrati data in concessione al Museo dal Comune di Roma è stata ristrutturata e riqualificata grazie al sostegno di aziende private ed enti pubblici coinvolti in una raccolta fondi di oltre 3 milioni e mezzo di euro. una riqualificazione all'insegna del rispetto dell'ambiente, dove il recupero architettonico fatto sulla struttura, è stato valorizzato attraverso l'elemento luce (ampie vetrate, lucernari, bris-soleil fotovoltaici) e accompagnato da interventi per il risparmio energetico. Abbiamo incontrato Patrizia Tomasich, Presidente di Explora, per rivolgerle alcune domande.
Come la maggior parte dei Children’s Museum nel mondo, anche Explora è nato dalla riqualificazione di un’area degradata, buon esempio di rinascita di uno spazio da pura “archeologia industriale” a struttura permanente di riferimento per bambini, scuole e famiglie. In fondo abbiamo preso ad esempio quanto abbiamo visto nel mondo (in Europa, negli Stati Uniti, etc,), ovvero zone degradate rinate grazie a progetti di strutture dinamiche, vivaci e orientate al futuro come i musei dei bambini.
Nel 1998 l’ex deposito Atac, in concessione comunale alla cooperativa Museo dei Bambini SCS Onlus, è stato consegnato in condizioni di vero degrado, ma nell'arco di 2 anni e mezzo il recupero è stato portato a termine: sono stati eliminati oltre 1.000 mq di amianto, costruite le fondamenta per le 26 colonnine in ghisa che sono state tutte recuperate insieme alla capriata frontale del Polonceau, storico ingegnere ferroviario famoso per questa tipica facciata industriale, e a tutte le capriate interne al padiglione; sono stati recuperati centinaia di sampietrini, nascosti sotto strati di asfalto, e rimessi in varie zone del complesso; soprattutto è stato riconsegnato ai cittadini uno spazio verde urbano, accessibile e mantenuto sempre in ordine. La riqualificazione ha comunque identificato i due segni principali di riferimento ambientale: la via Flaminia e le sue perpendicolari, quale segno geometrico voluto dall'uomo e le pendici di Villa Borghese quale elemento naturale.
Sicuramente l’aver riqualificato mantenendo il “paesaggio” dell’ex deposito tranviario, quindi un recupero e un adattamento alla funzione attuale che è quella senza dubbio espositiva, ma anche di “gioco”. Explora è la testimonianza di come un’opera di riqualificazione urbana, che oramai ha vent'anni, sia tuttora di successo e esempio sostenibile, da “copiare” in altre città. A parte la “sostenibilità” del progetto museo dei bambini perché i suoi anni ne sono la dimostrazione tangibile, direi che anche la sua progettazione ispirata alla trasparenza, alla scoperta del funzionamento delle cose e dei fatti di tutti i giorni, siano alla base del successo del museo: lo stesso padiglione espositivo con le grandi vetrate e il lucernario sul tetto è uno spazio trasparente, che si vuole mostrare per quello che è, senza nascondersi sia di giorno che di sera.
Abbiamo partecipato nel 1998, in fase di lavorazione del cantiere, al programma europeo Energy Thermie con il progetto INNOPEX (Innovative architectural integration of photovoltaic energy in existing buildings) con la Danimarca (Cenergia) e l'Olanda (Ecofys) presentando il primo impianto di 15.2 kWp installato sul lucernario e sul lato sud del padiglione, con 12 pensiline mobili e ben 180 pannelli di cui 72 sul lucernario e 108 sulle pensiline laterali. Questo impianto ha prodotto per anni l’energia necessaria per diversi exhibit.
Il secondo impianto fotovoltaico di 18 kWp, realizzato nel 2007 grazie al Conto energia del GSE nel parcheggio del museo è installato sulla pensilina per auto con 100 pannelli fotovoltaici e produce l’energia necessaria a coprire il consumo degli uffici, dello shop e della biglietteria del museo. Oggi siamo al lavoro sull’aggiornamento del primo impianto fotovoltaico che ormai ha i suoi anni! Contiamo e speriamo di poterlo mettere in cantiere entro il 2021.
Da sempre ne abbiamo fatto la nostra “bandiera”: il primo impianto fotovoltaico è stato l’esempio tangibile per i nostri visitatori. Oggi ci sembra semplice parlare di energia rinnovabile o di energia dal sole, ma vent'anni fa non era così scontato. Ecco il fotovoltaico sul tetto del museo, visibile soprattutto da dentro il padiglione, semplicemente alzando gli occhi, era la nostra vera forza: migliaia i laboratori, migliaia i bambini che vi hanno partecipato, migliaia gli esperimenti con le piccole celle che abbiamo offerto, insieme a mostre itineranti sulle rinnovabili e sulla bio-economia grazie al supporto di due progetti europei. La comunicazione ai bambini, come alle scuole e alle famiglie è importante ma, almeno secondo noi, va fatta attraverso esempi da "toccare con mano”, non solo parole, ma fatti concreti.