Fare l’università espone a un rischio maggiore di sviluppare ansia e depressione: i risultati di uno studio inglese

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
La pressione finanziaria conseguente ad aver conseguito un livello d’istruzione superiore e le aspettative di dover raggiungere risultati nella vita sociale e lavorativa espongono gli studenti universitari possono compromettere la loro salute mentale, più che nei giovani che sono entrati direttamente nel mondo del lavoro. L’inflazione e l’aumento del costo della vita degli ultimi tempi ha reso il quadro ancora più critico.
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Maria Teresa Gasbarrone 29 Settembre 2023

Gli studenti universitari sono più a rischio di sviluppare depressione e ansia rispetto ai loro coetanei che entrano direttamente nel mondo del lavoro. La causa di questa maggiore predisposizione a un deterioramento della salute mentale deriverebbe dalla maggiore pressione finanziaria conseguente ad aver conseguito un livello d'istruzione superiore.

È quanto emerso da una ricerca condotta dall'University College di Londra (UCL), la prima ad aver trovato un'associazione tra livelli di istruzione superiori e un maggior rischio di sviluppare problemi come depressione e ansia.

Secondo Tayla McCloud, ricercatrice del dipartimento di Psichiatria dell'University College di Londra (UCL) e prima autrice dello studio, la causa sarebbe da rintracciare nelle "maggiori pressioni finanziarie e alle preoccupazioni per il raggiungimento di risultati elevati nel più ampio contesto economico e sociale".

Sebbene il contesto di riferimento della ricerca sia l'Inghilterra, è facile immaginare che le stesse problematiche pesino sulle spalle degli universitari, anche in Italia, come l'inflazione e l'aumento degli affitti.

Sebbene questi problemi siano fonte di preoccupazioni per tutti, è comprensibile che lo siano ancora di più per chi non può contare su uno stipendio fisso, soprattutto da quando l'inflazione ha fatto aumentare il costo della vita.

La ricerca

Lo studio è stato basato sui dati del Longitudinal Studies of Young People in England, che comprende 4.832 giovani nati nel 1989-90, che avevano 18-19 anni nel 2007-9, e 6.128 partecipanti nati nel 1998-99, che avevano 18-19 anni nel 2016-18. Di entrambi i gruppi, poco più della metà aveva frequentato un livello d'istruzione superiore rispetto all'altro gruppo. I risultati sono stati pubblicati su Lancet Public Health e commissionato dal Dipartimento per l'Istruzione.

I partecipanti hanno risposto a dei sondaggi sulla loro salute mentale volti a indagare i sintomi di depressione, ansia e disfunzioni sociali in più momenti nel corso degli anni.

Il peso del costo della vita

I ricercatori hanno riscontrato una piccola differenza nei sintomi di depressione e ansia all'età di 18-19 anni tra studenti e non studenti, anche controllando fattori quali lo status socioeconomico, l'istruzione dei genitori e l'uso di alcol.

Da questi sondaggi è emerso all'età di 25 anni la differenza tra laureati e non laureati per quanto riguarda la maggiore predisposizione a sviluppare problemi di salute mentale è scomparsa.

L'analisi ha suggerito che se si eliminassero i potenziali rischi per la salute mentale derivanti dalla frequentazione di un'istruzione superiore, l'incidenza della depressione e dell'ansia potrebbe ridursi del 6% tra i giovani di 18-19 anni.

I loro risultati sono stati citati anche da una ricerca del King's College di Londra, che ha segnalato come i problemi di salute mentale tra gli studenti universitari sono quasi triplicati tra il 2016-17 e il 2022-23, passando dal 6% al 16%, e sono più frequenti tra le studentesse e gli studenti non-binari.

Una parte significativa di questo aumento si è verificata negli ultimi 12 mesi, in coincidenza con la crisi del costo della vita.

A riprova di ciò la ricerca ha rilevato che tra gli studenti che stanno pensando di abbandonare l'università, la percentuale di quelli che citano difficoltà finanziarie è aumentata dal 3,5% all'8% tra il 2022 e il 2023.

Fonte | EurekAlert