Fase 2: come riprenderà l’attività sportiva outdoor e indoor. Intervista al Dottor Moro, Responsabile Infection Control dell’IRCCS Ospedale S. Raffaele

Con la Fase 2 si può iniziare a pensare nuovamente all’attività sportiva. Una partenza lenta (rivolta più ai professionisti degli sport individuali), che per ora non prevede la riapertura di palestre e centri sportivi. Ancora non se ne parla, ma come dovrà essere ripensata? Lo abbiamo chiesto al Dottor Matteo Moro, responsabile Infection Control dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.
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Gaia Cortese 30 Aprile 2020
Intervista al Dott. Matteo Moro Responsabile Infection Control dell’IRCCS Ospedale San Raffaele

Quella tanto sospirata corsetta, non limitata dai 200 metri lontano da casa, a giorni sarà di nuovo praticabile. A partire dal 4 maggio, infatti, è stata definita una nuova fase, la cosiddetta Fase 2, per riprendere tra diverse attività, anche quella sportiva.

Secondo il nuovo decreto dello scorso 26 aprile, da lunedì prossimo potranno ricominciare gli allenamenti degli sport individuali, ovvero saranno consentiti gli allenamenti a porte chiuse dei professionisti e di quegli atleti considerati di interesse nazionale di quegli sport come il tennis e il padel, il nuoto, il ciclismo e il golf.

Le sessioni di allenamento saranno consentite purchè siano sempre rispettate le norme di distanziamento sociale e purchè sia evitato qualsiasi assembramento. Occorrerà invece attendere il 18 maggio per una riapertura degli allenamenti relativi agli sport di squadra. Rimangono sospese tutte le manifestazioni e gli eventi sportivi, di ogni ordine e disciplina, così come rimane ancora vietata la frequentazione di palestre, centri sportivi e piscine.

Per quanto riguarda chi aspirava tanto all'agognata corsetta fuori casa, non esistono più limiti di distanza dalla propria dimora. L’attività sportiva è consentita se è individuale, e permessa nel caso si accompagni un minore o una persona non completamente autosufficiente.

Restano da rispettare le distanze: almeno un metro se semplicemente si cammina, due metri se lo sforzo è maggiore, come per esempio durante la corsa. Nell'ottica del distanziamento previsto, indossare la mascherina durante l’attività fisica in spazi aperti non sarà obbligatorio.

Il parere dell'esperto

Definite le norme di sicurezza da rispettare per praticare sport all'aperto, abbiamo rivolto alcune domande relative alla ripresa delle attività sportive indoor al Dottor Matteo Moro, responsabile Infection Control dell’IRCCS Ospedale San Raffaele. Ecco cosa ci ha risposto.

Quale dovrà essere la distanza di sicurezza da mantenere per esempio in una sala attrezzi?

In generale la distanza cosiddetta di sicurezza è di 1 metro (confermata anche oggi da WHO), ma sono molti gli esperti e anche le autorità internazionali a suggerire, con maggior prudenza, i 2 metri circa (un esempio per tutti gli autorevoli CDC USA). Ovviamente occorrerà valutare il contesto specifico e tenere conto dell’andamento epidemiologico, ma in generale negli impianti sportivi, dove indossare la mascherina durante l’attività può diventare difficile per l’atleta, è bene puntare ai criteri americani.

Quale uso si potrà fare degli spogliatoi e delle docce?

Questo rappresenta un punto critico che dovrà essere gestito con accortezza ricorrendo a distanziamento temporale, frequente sanificazione ambientale da parte dei gestori, rigoroso rispetto delle misure igieniche classiche da parte degli utenti (prodotti personali per l’igiene, indossare ciabatte, uso corretto dei servizi) e qualche accorgimento in più (ad esempio lasciare nell’armadietto i propri vestiti dentro un sacchetto a perdere).

Lei consiglierebbe maggiormente la pratica di uno sport all'aperto nei prossimi mesi?

L’attività sportiva all’aperto, soprattutto se coniugata con l’utilizzo del proprio domicilio per il cambio e la doccia, rappresenta certamente una scelta più sicura dal punto di vista della prevenzione, ma potrà soddisfare solo in piccola parte le esigenze degli sportivi.

Coniugare al meglio la sicurezza e la partecipazione ad attività fisica in luoghi chiusi rappresenta una sfida: per vincerla occorrerà mettere in campo prudenza, impegno da parte di tutti e un occhio costante alle soluzioni individuate dagli altri (ad esempio dai CDC americani), ovviamente nel rispetto delle condizioni di base (ciascuno deve evitare l’accesso agli impianti in caso di sintomi o qualora sia stato esposto a casi di COVID-19).