La sport va oltre: oltre i confini e i limiti, le disuguaglianze e le ingiustizie, le discriminazioni e le divisioni. Lo sport unisce.
È questo lo spirito, la fiamma che alimenta le Paralimpiadi 2024, in scena dal 28 agosto all’8 settembre ancora una volta a Parigi, due settimane dopo la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi.
In 11 giorni, più 4.000 atleti da tutto il mondo si sfideranno in 22 sport diversi, dalle più classiche competizioni acquatiche in piscina a quelle disputate in pista o in palestra. Tra queste, un’attenzione particolare ricadrà sul cosiddetto “Blind football”.
Il calcio 5 adattato per atleti con disabilità visive fai parte del programma dei Giochi Paralimpici a partire da Atene 2004 e prevede anch’esso un rettangolo di gioco con due squadre che si sfidano a calciare in rete una palla.
Per adattarsi alle caratteristiche dei giocatori, tuttavia, non si utilizza un pallone classico ma una palla sonora in grado quindi di emettere un suono quando ogni volta che si muove, permettendo ai giocatori di localizzarlo attraverso l’udito.
Il terreno di gioco poi ha delle dimensioni ridotte, generalmente 40 metri per 20, e prevede delle pareti laterali per mantenere il gioco fluido. Ogni squadra è composta da cinque giocatori, quattro di campo non vedenti e un portiere vedente o con una disabilità visiva parziale (ipovedenti, per esempio).
Tutti i giocatori di campo, però, indossano maschere o delle bende sugli occhi in modo da garantire l'equità, indipendentemente dal loro livello di visione residua.
Altra peculiarità è la presenza in ogni squadra di tre guide: il portiere, un allenatore centrale e un assistente dietro la porta avversaria. Queste guide hanno il compito di indirizzare e fornire indicazioni verbali ai giocatori in campo.
È facile capire che questo sport unisce la spettacolarità a una combinazione straordinaria di abilità tecnica, strategia e il sapiente uso di tutti gli altri sensi.
Il “blind football” affonda le proprie radici in Spagna attorno agli anni '20 del secolo scorso anche se ha acquisito maggior fama e diffusione solamente negli anni ‘80, quando è diventato una disciplina sportiva organizzata. La prima competizione internazionale ufficiale si è tenuta nel 1997.
Un po’ come avviene nel calcio, anche nel blind football è il Brasile a farla da padrone, avendo vinto l’oro in ogni edizione dei Giochi Paralimpici ma anche la Spagna può vantare una certa qualità.
È spagnolo infatti, uno dei più famosi giocatori di blind football, Adolfo Acosta, che ha guidato la sua nazionale in molti grandi risultati nel corso della sua carriera, come i due bronzi ad Atene (2004) e Londra (2012). In Italia il Blind Football è diffuso da circa 30 anni e oggi conta un campionato nazionale, la Coppa Italia e la Supercoppa.