
Si sente dire spesso: lo smartphone è diventato un oggetto indispensabile nelle nostre vite, quasi un prolungamento del nostro corpo. Si ma quanto indispensabile? Lo guardi mentre aspetti l'autobus, per ingannare l'attesa. Lo consulti ogni volta che non conosci il tragitto da percorrere, che vuoi la risposta a un'informazione, che decidi di informarti su cosa stia accadendo nel mondo. Quando sei stressato o vuoi staccare per cinque minuti dal tuo lavoro, prendi in mano il telefonino. E lo stesso quando vuoi chiacchierare con un amico, scrivere una mail di lavoro, guardare un video divertente. Non lo lasci proprio mai, nemmeno se sei adulto e neanche se hai già dei figli. E proprio su questo fenomeno e sulle sue conseguenze si concentra uno studio dell'Università Bicocca di Milano pubblicato sulla rivista Journal of Social and Personal Relationships.
Si parla di phubbing, cioè di "phone", cellulare, unito a "snubbing", snobbare. E significa proprio quello a cui stai pensando: ignorare chi sta di fronte a te, perché il tuo telefono ti sta prosciugando tutte le attenzioni. Era già noto che questo tipo di comportamento avesse ripercussioni negative sul benessere proprio e su quello dell'altra persona. Chi affonda la testa nello smartphone, rischia di isolarsi sempre di più dal mondo reale, fino a sviluppare una vera e propria dipendenza. Chi invece sta dall'altra parte si sente ignorato, svalutato dall'altra persona. Nei casi più gravi si arriva a sviluppare sintomi depressivi.
Ma se questo problema era già emerso all'interno di una coppia, sul luogo di lavoro o tra gli adolescenti, non ci si era ancora chiesti quali ripercussioni potesse avere sui figli nel caso fosse messo in atto dai genitori. I ricercatori quindi hanno preso in esame un campione di 3mila ragazzi tra i 15 e i 16 anni. Hanno misurato la quantità di phubbing che ricevono dal padre o dalla madre e hanno analizzato le conseguenze: si sentivano più distanti dai propri genitori, mostravano maggiori difficoltà nelle relazioni sociali e avvertivano spesso la sensazione di essere ignorati o esclusi. In altre parole, poco importanti.
"Il phubbing è un fenomeno che si caratterizza a tutti gli effetti come forma di esclusione sociale, in particolare di ostracismo, ossia essere ignorati, diventare invisibili e sentirsi non esistenti in un dato contesto,- ha spiegato Luca Pancani, psicologo sociale e primo autore dello studio. – Il phubbing è particolarmente importante da studiare perché l’ubiquità dello smartphone fa sì che questo fenomeno di ostracismo possa essere agito da chiunque e in qualsiasi momento, accrescendo enormemente la possibilità di conseguenze negative per chi lo subisce. Ciò assume una importanza ancora maggiore nella relazione genitori-figli, in cui lo stile parentale e la responsività alle richieste dei figli rivestono un ruolo cruciale nello sviluppo adolescenziale".
La soluzione è naturalmente quella di porre dei limiti all'utilizzo dello smartphone, che non dovrebbe ad esempio essere mai presente durante i pasti. Questo dispositivo tuttora relativamente nuovo non è ancora stato disciplinato dalle convenzioni sociali e dalla buona educazione. O comunque, non del tutto. Per questo motivo non è ancora automatico per te sapere quando si può usare e quando invece dovresti evitare. Proprio questo studio potrebbe diventare utile per iniziare una riflessione: è tempo di aggiornare il galateo.