
La qualità dell'aria dei luoghi in cui viviamo è una caratteristica che dovrebbe essere tenuta costantemente sotto controllo, un po' come quando controlliamo le previsioni meteo dei prossimi giorni per capire che tempo farà. Un'aria insalubre infatti non fa male soltanto all'ambiente, ma anche a noi. Questa consapevolezza è maturata nel tempo e dal 1987 l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, pubblica periodicamente delle linee guida sulla qualità dell'aria basate su considerazioni sanitarie nell'intento di aiutare i governi e la società civile a ridurre l'esposizione umana all'inquinamento atmosferico e i suoi effetti negativi.
In Italia la qualità dell'aria è tenuta costantemente sotto controllo da diversi enti (Arpa, le Agenzie Regionali per le Protezione Ambientale, e l'Ispra), e associazioni come Legambiente, che annualmente pubblica il rapporto Mal'Aria, che nel 2023 (dati 2022) ci avverte che i "Livelli di smog sono ancora troppo alti nelle città italiane e soprattutto molto lontani dai limiti normativi previsti dall’Unione Europea per il 2030″.
A livello europeo invece i dati vengono monitorati dall'Agenzia Europea dell'Ambiente (EEA), che nell'ultimo rapporto con riferimento al 2022 ci mostra come l'inquinamento atmosferico sia ancora una delle principali cause responsabili del cattivo stato di salute dei cittadini europei. "Nel 2020, nell'Unione Europea, il 96% della popolazione urbana è stato esposto a livelli di particolato fine superiori al livello guida stabilito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità", afferma l'EEA.
È la stessa agenzia ad avvertire di come, dopo Francia e Germania, l'Italia sia il Paese con il più alto numero di decessi in Europa riconducibili all'inquinamento ambientale, provocando 59.641 decessi. A livello europeo invece, solo nel 2020, "l'esposizione al particolato con diametro inferiore a 2,5 micron ha causato la morte prematura di almeno 238.000 persone nell'UE".
Questi numeri preoccupano da sempre gli scienziati di tutto il mondo e le istituzioni, seppur con diverse complicazioni, stanno cercando di intervenire in alcuni casi per mantenere i livelli di agenti inquinanti sotto i limiti definiti dall'OMS. Basti pensare alle domeniche ecologiche o a tutte le zone Ztl/green per evitare il congestionamento del traffico nei centri urbani. Ma queste misure da sole non bastano. Il 26 ottobre 2022 l'Unione Europea ha approvato e pubblicato una nuova direttiva sulla qualità dell'aria. Secondo Legambiente, per il PM10, sarebbero solo 23 su 95 (il 24% del totale) le città che non hanno superato la soglia di 20 µg/mc, 72 città sarebbero fuorilegge.
L'Unione Europea, nell'ambito del Green Deal, ha proposto di fissare standard di qualità dell'aria più rigidi entro il 2030, con obiettivi più severi per il particolato. Una cattiva qualità dell'aria infatti, come già anticipato, può essere la causa di malattie respiratorie e cardiovascolari, come diabete e cancro. A risentirne è anche l'ambiente, poiché gli effetti dell'inquinamento minacciano la biodiversità, mettendo a serio rischio la vita di alcuni esseri viventi.
Ne sono un esempio le api, che da alcuni anni vengono utilizzate come sentinelle dell'inquinamento urbano. Questi esseri viventi infatti soffrono l'inquinamento e quindi da decenni gli scienziati stanno monitorando il loro stato di salute per dedurre lo stato dell'aria delle zone in cui viviamo.
Non solo, perché l'inquinamento minaccia anche le colture e le foreste, causando numerose perdite economiche. A confermarlo è Coldiretti, che evidenzia come a pesare sia anche la carenza di verde urbano, "tanto che si stima che una pianta adulta sia capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2) all’anno", si apprende dal sito dell'associazione a tutela degli agricoltori.
Per ridurre l'inquinamento atmosferico non ci sono solo i piani delle Nazioni Unite entro il 2030. L'Unione Europea infatti, si apprende dal portale UE, "si è posta l'obiettivo di ridurre l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo entro il 2050 a livelli che non siano più dannosi per la salute e gli ecosistemi naturali e che rientrino nei limiti sostenibili dal pianeta". Come? Attraverso alcune misure:
Come noto, in Italia e in Europa l'area più inquinata è quella della Pianura Padana. Sono diversi i casi di persone che hanno avuto problemi di salute legati all'aria insalubre nei centri urbani della regione. Per capire meglio come sono cambiate le cose negli anni e cosa si può fare abbiamo contattato Guido Lanzani, responsabile della qualità dell’aria di ARPA Lombardia.
Lanzani, negli ultimi anni è migliorata la situazione dell'inquinamento atmosferico nella Pianura Padana?
Dai primi anni duemila abbiamo sicuramente fatto molta strada, che la pianura padana sia ancora effettivamente un'area hotspot per l'inquinamento, soprattutto per alcuni parametri, è un dato di fatto. Stiamo parlando di PM10 e di PM2,5. Se guardiamo effettivamente alla storia dell'inquinamento della regione, possiamo affermare che alcuni inquinanti non superano più i limiti ormai da anni. Osservando il trend delle stazioni di monitoraggio, possiamo notare come quasi tutte ora registrino valori sotto la norma, ma c'è molto altro da fare.
In che senso?
Dobbiamo tendere ai valori guida dell'Organizzazione mondiale della sanità, che sono stati rivisti solamente nel 2021. A quelli bisogna tendere, senza ignorare la realtà della Pianura Padana è davvero particolare e che quindi non si possono fare miracoli obiettivamente in tempi brevi. L'area di Milano infatti è tra le meno ventose d'Europa, questo di sicuro non ci aiuta.
Procedendo a questo ritmo quando potremmo avere un'aria pulita nella Pianura Padana?
Dipende dai parametri e dalle innovazioni tecnologiche. Per quanto riguarda la Lombardia, innanzitutto bisogna ridurre le emissioni attuali grossomodo dell'80% di tutti i parametri. Un'impresa del genere non si realizza in due anni nemmeno con le migliori tecnologie. Questo lo sa anche l'Unione Europea, con le tecnologie attualmente disponibili non saremo in grado di raggiungere quel risultato.
Cosa serve oltre a fissare standard di qualità più severi entro il 2050?
Come dicevo prima, se anche dovessimo trasformare tutte le auto elettriche o applicare i migliori
filtri disponibili, non arriveremmo agli obiettivi previsti. È necessario ridurre i "fattori di
pressione". Cosa voglio dire? Che bisogna ridurre il numero di chilometri che si fanno in auto, bisogna ridurre anche i capi di bestiame negli allevamenti, perché producono troppe emissioni di agenti inquinanti. Ma anche rivoluzionare la stessa produzione industriale, efficientare il riscaldamento domestico, chiaramente con senno.
Cosa possiamo fare noi per ridurre in prima persona gli agenti inquinanti?
Meno usiamo l'auto privata meglio è. Se andiamo in giro in bicicletta, se ci muoviamo con il
mezzo pubblico. Iniziative come il piedibus per accompagnare i figli a scuola sono ottime. Insomma, meno riduciamo i nostri spostamenti con i mezzi privati e più possiamo sperare di arrivare agli obiettivi prefissati dall'OMS.