Guerriero per l’ambiente: Alessandro Silvello e la consapevolezza spirituale che salverà il mondo

Sui giovani attivisti del Fridays for Future abbiamo sentito le opinioni più discordanti. Chi ha supportato totalmente la loro lotta, chi al contrario li ha definiti soltanto dei ragazzini che vogliono saltare un giorno di scuola, chi infine ha criticato la loro scarsa consapevolezza sulle tematiche per cui si battono. Ma ciò che si vede dentro al Movimento è tutt’altro. Giovani convinti, consapevoli, determinati. Ale Silvello è uno di questi.
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Sara Del Dot 12 Aprile 2019

Quasi 26 anni, un amore quasi doloroso per il Pianeta e la voglia di non rassegnarsi. Alessandro Silvello, per tutti semplicemente Ale,  ha dato tutto per la causa ambientalista. Anche il lavoro. È arrivato in piazza della Scala, a Milano, a fine gennaio e non se n’è più andato, anzi. Oggi, all’interno del Fridays for Future Milano, Ale è una delle personalità più apprezzate e riconosciute. Perché il suo non è soltanto un bisogno di appartenenza, la voglia di apparire spesso attribuita ai giovani attivisti. Lui, in questa lotta, ci crede davvero ed è pronto a fare tutto il possibile affinché il possibile venga fatto anche a livello globale. Parlo con lui al telefono, mentre cammina per strada, perde l’autobus e allo stesso tempo snocciola dati e riflessioni personali che solo una persona realmente consapevole, di se stessa e dell’ambiente in cui vive, può essere in grado di fare. E penso: se il movimento Fridays for Future è in mano a persone così, qualcosa potrebbe cambiare davvero.

Da dove nasce questa tua passione per l’ambiente?

Credo sia una cosa che ho sempre avuto dentro, sin da quando ero piccolo. Poi sicuramente ci sono stati dei fattori che hanno contribuito a tirarla fuori, prima fra tutti mia madre. Lei ha sempre avuto una passione sfrenata per gli animali e le piante, un forte contatto con la terra, mi ha sempre parlato di come si sentisse bene a stare a piedi nudi sul prato. E questi erano i discorsi che giravano in casa mia, io ho sempre vissuto in questo binomio spiritualità-ecologia. Poi, man mano che mi sono allontanato dalla mia famiglia e ho iniziato a vivere le cose per conto mio, lavorando per anni nell’organizzazione di eventi, ho notato che tutte le cose che mi erano state dette sin dall’infanzia erano vere. Perché le persone sono sempre più vuote, c’è un distacco molto forte con la realtà soprattutto da parte di chi vive nelle grandi città. Così ho iniziato a leggere, documentarmi, e piano piano ho iniziato ad acquisire interesse verso l’ambiente in tutti i suoi aspetti, dal suolo all’acqua all’aria, fino all’evoluzione della Terra e all’involuzione umana.

Qual è stato il tuo percorso all’interno del movimento Fridays for Future?

Io mi sono avvicinato a Greta sin da subito, era settembre. Alla fine del mese poi, a Roma, ho visto un ragazzo, si chiamava Claudio. Aveva un cartello che metteva in mezzo alla strada, lo fotografava e ogni venerdì caricava le immagini in Rete. In quel momento ho pensato che avrei voluto farlo anche io. A dicembre questa voglia è ri-esplosa quando ho visto Sarah Marder scendere in piazza. Alla fine di gennaio mi sono quindi unito al movimento Fridays for Future, introducendo anche una piccola rivoluzione: infatti, loro prima si trovavano in piazza alle 12.30. A partire dal venerdì successivo ho deciso, assieme ad altri due ragazzi, che mi sarei fatto trovare lì a partire dalle 9.30. E non ho più smesso. Con il passare del tempo sempre più gruppi in varie città hanno scelto di manifestare il loro dissenso contro la situazione climatica attuale, quella che io chiamo “il baratro”. E poi il 15 marzo sono scese 100.000 persone in piazza! Io me ne aspettavo al massimo tremila, e invece ne sono venute 33 volte tanto. Una cosa davvero straordinaria. Adesso siamo a un nuovo punto di svolta, con l’Assemblea Nazionale. Personalmente, sono stato uno dei primi ad affermare la necessità di un’assemblea di questo tipo, assieme a David Wicker di Torino, perché sin da subito sono stato convinto che ci volesse un momento di confronto tra tutti, un’occasione per guardarci in faccia e conoscerci, dal momento che ora comunichiamo attraverso chat da 200-300 partecipanti.

Com’è strutturato il movimento?

Assolutamente eterogeneo. La cosa interessante è che ne fanno parte tantissime piccole città come Lodi e Carpi, non soltanto i capoluoghi di regione. In più il movimento italiano non ha un vero e proprio leader, ma tante figure di spicco che da tempo organizzano eventi, iniziative e scioperi in tutte le città. È un movimento orizzontale in cui ovviamente c’è un minimo di gerarchia, ma in una forma molto fluida e dinamica. Siamo come una pianta, che se tagli una gemma non smette di crescere. Continuiamo a muoverci. Come direbbe qualcuno, "qualcosa là fuori si muove".

Cosa si potrebbe fare di più a livello personale e istituzionale per il Pianeta?

Io credo che ora siamo a un bivio, anzi ci siamo già dentro e la direzione che abbiamo preso non è quella giusta. Perché le decisioni giuste sarebbero dovute essere prese ancora nel 1992, alla Conferenza di Rio. In questo momento siamo in forte ritardo. Possiamo ancora cambiare, sia chiaro, possiamo ancora salvarci la pelle, ma dobbiamo capire che il problema non è né il Governo né la politica. Il problema sono le persone. Perché ormai ci siamo adattati a uno stile di vita che non soltanto non è più sostenibile, non è proprio più in linea con le dinamiche e le richieste del Pianeta, delle specie e della biosfera. Penso che la sfida sia convincere le persone, non la politica, perché la politica va dove vanno le persone ed è con loro che dobbiamo interfacciarci. Perché la gente non vuole cambiare, soffre e pensa che i problemi siano i politici. Ma il problema non solo loro, il problema è il nostro spirito. Quindi questa è una rivoluzione culturale, spirituale, di sistema, individuale e collettiva, è la fine dell’evoluzione, il salto. Perché secondo me la rivoluzione rappresenta l’ultimo gradino dell’evoluzione stessa, è il momento in cui la curva o si impenna o cade. Qui siamo di fronte a una rivoluzione che deve essere fatta, altrimenti moriremo assieme a tutte le altre specie. Quello che bisogna fare è aumentare la consapevolezza, la percezione, la limitata visione delle persone, in particolare quelle che vivono nelle grandi città, che si trovano molto lontane dalla realtà.

E com’è questa realtà?

Tu esci dalla città e quello che vedi sono campi tutti uguali, in monocoltura. È questo quello che sta succedendo nel mondo ed è questo che noi abbiamo dentro. Il vuoto, il piattume. Quello che vedi è lo stesso colore, ovunque. Poca biodiversità, pochi colori. Anche a livello demografico, sempre più persone sono sterili, sempre più persone si ammalano. Perché quando continui a guardare un colore e vedi nient’altro, è come essere in isolamento, impazzisci. Quindi io penso che uno degli strumenti che potrebbe davvero aiutarci sia la spiritualità, perché noi dobbiamo cercare le soluzioni dentro noi stessi. Gli strumenti sono dentro di noi, non fuori, perché quelli fuori li abbiamo ormai distrutti. Per darti un dato, solo il 5% delle terre nel mondo non è ancora stato manipolato, toccato dall’uomo.

Qual è il ruolo dei giovani in questa rivoluzione?

Sono le persone che saranno più afflitte dalle condizioni dei prossimi anni ed è il motivo per cui si stanno movendo. E sono ancora troppo pochi! Greta è stata sicuramente il motivo principale per cui i giovani si sono mobilitati, perché quando ha iniziato a protestare aveva solo 15 anni. Lei ha mostrato alle generazioni più piccole che qualcosa stava cambiando, ma cambiando nel vero senso della parola. Lei ha metabolizzato tutte le informazioni che riceveva sui cambiamenti climatici e le ha trasformate in azioni reali, ma non solo! Le ha trasformate anche in valori come costanza, pazienza, la volontà di andare avanti nonostante tutto, nonostante la disperazione che lei aveva dentro. Perché sì, lei è disperata, così come lo sono anche io. Quindi sì, i giovani sono un punto centrale perché saremo noi a subire tutto questo, non chi oggi ha 60 anni. Anche se ho visto che moltissimi adulti stanno supportando la lotta dei giovani contro quelli che chiamiamo cambiamenti climatici, ma che in realtà sono cambiamenti punto e basta di cui il clima è solo uno dei tanti elementi.