Hai un’auto elettrica? Ecco quello che devi sapere su come ricaricarla a casa

Anche se i tempi di ricarica potrebbero essere un po’ più lunghi rispetto alle colonnine pubbliche, ricaricare a casa il proprio veicolo elettrico conviene (soprattutto se puoi contare su un piccolo impianto fotovoltaico domestico). Meglio dotarsi di una wallbox o di una presa industriale per una ricarica più veloce e sicura.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Federico Turrisi
26 Novembre 2020

Lo avrai sentito ripetere spesso: il futuro della mobilità è elettrico. Una transizione inevitabile se vogliamo cercare di ridurre le emissioni di gas serra e rimanere in linea con gli accordi di Parigi sul clima. Ed effettivamente il mercato delle auto elettriche sta cominciando a muovere i suoi timidi passi anche in Italia. Magari anche tu stai pensando di acquistarne una, e ti stai chiedendo se e come è possibile ricaricarla direttamente a casa. Bene, ti aiutiamo noi ad avere le idee un po' più chiare a riguardo.

Innanzitutto, ti consigliamo di procurarti una presa di tipo industriale (conforme alle norme EN 60309) e di valutare l'acquisto di una wallbox, ossia di un dispositivo che preleva la corrente dall’impianto elettrico domestico e la trasmette attraverso un cavo alla batteria dell'auto, consentendo di ricaricare più rapidamente e in completa sicurezza. Questo perché, sebbene la maggior parte delle auto disponga di un caricatore che può essere collegato alla rete di casa, le spine domestiche non sono realizzate per sostenere potenze elevate per un tempo prolungato.

Non è necessario invece procurarsi un nuovo contatore. Installarne uno supplementare ad hoc per il veicolo elettrico farebbe solo aumentare i costi. Puoi inoltre considerare l'installazione di una colonnina di ricarica. Questo è uno degli interventi che possono godere di una detrazione fiscale del 110%, come previsto dal bonus casa inserito nel Decreto Rilancio dello scorso maggio. L'operazione però deve rientrare in un piano di efficientamento energetico che riguarda l'intero edificio.

Bisogna invece fare un discorso a parte se la wallbox nel garage privato è collegata all'impianto elettrico di un complesso condominiale. In questo caso, infatti, non puoi utilizzare tutta l'energia elettrica che vuoi a cuor leggero. Spetta all'amministratore di condominio trovare un tecnico che verifica se l'impianto è in grado di reggere il carico. E a quel punto sì, ci sarà bisogno di un contatore a parte che misura il consumo di energia impiegato per la ricarica del veicolo elettrico, addebitando i costi al singolo condomino. Se si intende predisporre la stazione di ricarica in uno spazio comune, ci vorrà anche l'approvazione da parte dell'assemblea di condominio.

Ricaricare a casa ti consente di risparmiare: se poi hai installato sul tetto di casa tua un piccolo impianto fotovoltaico e sei fornito anche di un sistema di accumulo dell'energia, puoi abbattere letteralmente i costi del tuo "rifornimento" elettrico. D'altro canto, devi mettere in conto che il tempo richiesto per la ricarica sarà più lungo. Se consideriamo che la potenza del contatore di un'utenza domestica residente è di solito pari a 3 kW, per riportare al 100% una batteria di taglia media da 40 kWh del tutto scarica occorrono circa 12 ore. Ecco perché magari è meglio ricaricare la tua auto elettrica di notte, quando altre utenze (lavatrice, lavastoviglie eccetera) sono spente o inutilizzate.

Questo articolo fa parte della rubrica
Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…