I fondali marini della Norvegia svelano che lo scioglimento dei ghiacci è 20 volte superiore a quello che pensavamo

Un nuovo studio ha analizzato il tasso di ritiro delle lingue glaciali antartiche durante l’ultima grande deglaciazione, tra 20.000 e 12.000 anni fa: il riscaldamento globale potrebbe un domani provocare anche in Antartide allo scioglimento di 600 metri di superficie glaciale al giorno.
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Martina Alfieri 10 Aprile 2023

I fondali marini conservano importanti tracce del passato che possono aiutarci a comprendere il presente. Un gruppo di studiosi ha analizzato i sedimenti presenti sui fondali della Norvegia per stabilire il ritmo della fusione dei ghiacciai durante l’ultima grande deglaciazione, avvenuta decine di millenni fa: con la crisi climatica, potremmo finire per trovarci di fronte a uno scenario simile.

In un solo giorno, le lingue glaciali arrivavano a ritirarsi di addirittura 600 metri, con una velocità di fusione di 20 volte maggiore rispetto a quella mai misurata con i moderni sistemi.

Il nuovo studio realizzato dall’Università di Newcastle e pubblicato sulla rivista Nature prende in considerazione le “creste ondulate” che si sono formate in zone un tempo coperte da ghiaccio oggi scomparso. Dallo studio di queste formazioni presenti in alcuni fondali marini, i ricercatori hanno immaginato quali potrebbero essere i futuri tassi di arretramento della calotta glaciale, in funzione dei cambiamenti climatici.

Gli studiosi hanno così concluso che la superficie di ghiaccio è capace di sciogliersi un ritmo che prima non si immaginava nemmeno. Nell’antichità, la calotta glaciale si è ritirata a una velocità compresa tra 50 e 600 metri al giorno.

Si tratta di una velocità molto superiore a qualsiasi tasso di ritiro della calotta glaciale osservato dai satelliti o dedotto da forme simili in Antartide”, scrivono i ricercatori. Studi come questo possono rivelarsi preziosi per stimare cosa accadrà se non cerchiamo di invertire la rotta e di contenere i cambiamenti climatici.

"La nostra ricerca fornisce un avvertimento dal passato sulle velocità con cui le calotte glaciali sono fisicamente in grado di ritirarsi", ha dichiarato Christine Batchelor, dell’Università di Newcastle.

Alcun parti dell’Antartide potrebbero presto già dover affrontare simili condizioni: a fine febbraio, la superficie di ghiaccio marino del Polo Sud ha raggiunto, per il secondo anno consecutivo, i livelli più bassi mai registrati a partire dagli anni Settanta.