I social sono morti? Ecco perché stiamo pubblicando sempre meno secondo il sociologo Gandini

L’utente medio è sempre meno portato a pubblicare contenuti sui social. Il formato di TikTok rende tutto “intrattenimento” che, per avere successo, richiede uno studio e una strategia alla base. Insomma, i content creator sono solo pochi esperti, ma secondo il sociologo potrebbe trattarsi solo un periodo.
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Evelyn Novello 16 Aprile 2024
Intervista a Prof. Alessandro Gandini Professore associato di sociologia all'Università degli Studi di Milano

Ha colpito poco tempo fa una riflessione dei filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici secondo cui potrebbe essere arrivata la fine dei social network, perlomeno per come li abbiamo conosciuti finora. "Per molti è sempre più strano scrivere sui social, pubblicare un post indignato o accalorato, educativo o ironico, divulgativo o derisorio. È diffusa una sorta di nausea; è finito l’hype da social, la frenesia della novità, la voglia di esserci e mostrarsi a ogni costo, l’urgenza di partecipare attivamente alla vita online […]" hanno scritto in un post su LinkedIn.

La risposta né può essere univoca, né può prescindere dal considerare l'uso che vogliamo fare di questi strumenti. I social sono nati con l'intento di dare a tutti l'opportunità di condividere ciò che pensassero e di interagire con una rete sociale potenzialmente infinita. Hanno, se vogliamo, consentito una democratizzazione dell'informazione, non più appannaggio dei giornalisti e dei gestori dei media ufficiali.

Le notizie, in questo modo, sono diventate sempre più plasmabili, modificabili da chiunque sino alla distorsione della realtà. Gli algoritmi, dal canto loro, incasellano i nostri interessi proponendoci soprattutto ciò che ci piace, dall'altra favoriscono la visibilità a chi ne ha già. Con il tempo sono diventati arene di battaglie ma anche camere d'eco perché hanno allargato ulteriormente l'influenza di chi ha iniziato a farsi notare e ad avere successo, un po' per fortuna, un po' per bravura. In questo modo sono nati gli influencer e i content creator. Sono loro i nuovi volti reputati autorevoli.

"La fine dei social", come descritta da Gancitano e Colamedici, fa riferimento a un calo di coinvolgimento, a un progressivo disinteresse sia nel postare che nel fruire passivamente dei contenuti online, tanto più se riguardano la vita privata altrui. Ma è così? Come ci ha spiegato il professor Alessandro Gandini, docente di sociologia all'Università degli Studi di Milano, per capirne di più dobbiamo tener conto di due assunti: "il primo – ha affermato – riguarda l'abbuffata di social avvenuta in pandemia che ora ci ha portato a provare una sorta di stanchezza nei confronti di questi media, il secondo riguarda uno spostamento di preferenze nella fruizione di contenuti che stanno premiando maggiormente TikTok".

Ciò che distingue TikTok dalle altre piattaforme social è il format che semplifica la veicolazione di contenuti rendendoli intrattenimento. "La fruizione è simile a quella che offre la televisione – specifica Gandini – è stato progettato per far sì che l'utente non si stacchi mai dallo schermo. In aggiunta, TikTok ha fatto sì che la produzione dei contenuti sia a tutti gli effetti un lavoro perché l'algoritmo avvantaggia ulteriormente i video che hanno avuto successo rendendoli ancora più virali".

L'utente medio è diventato più passivo, ma questo anche per una maggiore consapevolezza di cosa sia il web e quali siano i rischi ad esso correlati . "Esporsi pubblicamente è più difficile – aggiunge il professore. – Si ha paura della gogna pubblica, di finire in un tritacarne, soprattutto se si tratta di video in cui ci si deve mostrare in viso, proprio i contenuti che TikTok premia maggiormente. Per questo si tende a lasciare spazio a professionisti".

Insomma, gli utenti sono sempre meno invogliati a pubblicare, a meno che non pensino di avere il tempo e le capacità per farlo bene. L'interazione, in questo modo, viene un po' a mancare, ma forse si tratta solo di una fase. "Se nel periodo pre-pandemico si dibatteva su Twitter, ora noto un cambio di rotta, ma non è detto non si tratti solo di una fase – conclude Gandini. – Tra qualche tempo potrebbe arrivare una nuova piattaforma che rivoluzionerà il mondo dei social e la nostra interazione con essi".