Il 24 maggio 2019 si torna in piazza per il 2nd Global Climate Strike: l’onda ambientalista non si ferma

Dopo il successo del primo sciopero mondiale per il clima, il movimento Fridays for Future ha deciso di cavalcare l’onda e di replicare, non senza qualche problema organizzativo. In ogni caso, conservate il cartellone e non prendete impegni per il 24 maggio.
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Sara Del Dot 25 Marzo 2019

La scorsa estate era solo una, Greta Thunberg. Poi, venerdì dopo venerdì, quello sciopero per il clima partito come una protesta individuale, ha iniziato a contare due, tre, dieci, venti partecipanti. Prima soltanto a Stoccolma, città di Greta, poi anche in Belgio, fino ad approdare in Italia, negli Stati Uniti e in centinaia di altri luoghi in tutto il mondo. Quella giovane attivista con le trecce e lo sguardo determinato forse non si aspettava che il 15 marzo 2019, appena sei mesi dopo il suo primo sit-in davanti al Parlamento svedese, in tutto il mondo sarebbero scese in piazza quasi un milione e mezzo di persone al grido di Fridays for Future.

Del primo Global Climate Strike ne hanno parlato tutti. Un’onda inarrestabile di studenti e cittadini che hanno marciato per ore lungo le strade delle loro città, gridando slogan e mostrando cartelloni per spingere governi e istituzioni ad agire tempestivamente contro i cambiamenti climatici in atto. Un movimento globale, onnicomprensivo, che si dichiara lontano da qualunque partito politico, perché la Terra non è né di destra né di sinistra. È la casa di tutti noi.

In Italia, riportano gli organizzatori, hanno partecipato allo sciopero 400 mila persone, un quarto delle quali soltanto a Milano. Noi c’eravamo, e vi abbiamo raccontato ciò che abbiamo visto. Uomini, donne e bambini di tutte le età che marciavano pacificamente, fieri di essere parte di una battaglia che, per una volta almeno, non può che mettere d’accordo tutti.

La giornata si era conclusa nel migliore dei modi. Numeri che appena qualche mese prima sarebbero parsi impensabili, nessun problema organizzativo, nessuna diatriba, un senso di appartenenza generale e pervasivo che solo l’amore per il proprio Pianeta e la voglia di cambiare le cose per proteggerlo è in grado di scatenare.

Il giorno dopo, però, in tanti si sono chiesti cosa sarebbe rimasto dopo questa marcia. Qualche cartellone riportato a casa sottobraccio, qualche slogan ancora galleggiante nell’aria, la vernice verde lavata via dalle facce e dalle mani. Tutti, chi apertamente chi tra sé e sé, hanno pensato: e adesso? Tornerà tutto come prima? Cosa abbiamo cambiato davvero?

Eppure, qualcosa di impercettibile potrebbe essere accaduto veramente. Forse perché quel giorno ogni cosa era al posto giusto, forse perché questo sarà l’anno dedicato al clima e dell’ambiente, forse perché Greta Thunberg è stata vigliaccamente attaccata da chi non crede che l’azione dal basso possa davvero cambiare le cose, forse perché ormai è chiara la necessità di cavalcare l’onda della partecipazione collettiva, i comitati di Fridays for Future hanno già indetto il prossimo sciopero globale per il clima. Quindi tieniti pronto e non prendere impegni per il 24 maggio.

Gli studenti e gli attivisti dei comitati locali, infatti, si stanno già organizzando per portare avanti gli scioperi del venerdì fino al prossimo sciopero globale. E non senza problemi. Era naturale, infatti, che il primo Global Climate Strike avrebbe segnato uno spartiacque nella gestione organizzativa di questi eventi e manifestazioni. Il movimento, infatti, è attualmente composto da vari comitati locali, che si occupano di organizzare gli eventi del venerdì anche sulla base delle necessità ambientali delle zone in cui vivono.  Parallelamente, esiste anche un “contenitore” nazionale che è già stato protagonista di uno spiacevole conflitto interno. La pagina da tutti considerata ufficiale, Fridays for Future Italy, è stata infatti segnalata dai fondatori del movimento come falsa, dal momento che uno degli amministratori, Luca Polidori, ha estromesso tutti gli altri e iniziato a gestirla a modo suo. Di conseguenza ne è stata creata una seconda, Fridays for Future Italia, che conta molti meno seguaci ma che è da considerare come quella reale, ufficiale. Una bella confusione, che sicuramente non farà bene al movimento.

Tuttavia per muoversi a livello nazionale e raggiungere un canale comunicativo con le istituzioni è necessario anche riuscire a unirsi in un organismo che sia nazionale e comprensivo di tutte le realtà. Per questo, i referenti del movimento hanno comunicato che nei primi giorni di aprile si riuniranno con un’assemblea costituente per riuscire a coordinare le proprie battaglie, in vista proprio di eventuali colloqui con le più alte cariche politiche.

Come abbiamo fatto nel corso dei mesi precedenti al primo Global Climate Strike, noi di Ohga seguiremo e documenteremo le iniziative e gli interventi che precederanno la seconda marcia. Seguiremo i progetti, intervisteremo i protagonisti, ragioneremo su come agire al meglio sia globalmente sia a livello individuale, per rendere la nostra presenza su questo Pianeta più sostenibile, per noi stessi e per gli altri.