Il 99% della popolazione globale è esposta all’inquinamento atmosferico, secondo The Lancet

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica scientifica di ambito medico mette in guardia la popolazione mondiale sui livelli d’inquinamento dell’aria.
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Francesco Castagna 8 Marzo 2023

Il mondo non respira più un'aria che fa bene all'ambiente e alla nostra salute. Se tra le caratteristiche per scegliere un pianeta abitabile ci fosse anche la qualità dell'aria, probabilmente nel 2023 non terremmo più in considerazione la Terra come luogo abitabile.

Non esiste più una differenza così significativa tra l'aria di Milano e quella di Roma, tra quella di Bari e quella di Genova. Siamo tutti coinvolti in un mondo con un'aria altamente insalubre dove gli effetti dell'inquinamento atmosferico sono aggravati dal riscaldamento globale in corso.

Agli scettici basterà consultare la mappa del World Air Quality Index (AQI), ovvero "l'indice della qualità dell'aria mondiale", per scoprire che la classifica della qualità dell'aria mostra come, a prima vista, in almeno 66 stati in tutto il mondo i livelli di concentrazione di agenti chimici inquinanti superano quelli previsti dai parametri prestabiliti; l'Italia, in quanto a qualità dell'aria attuale, ha dei valori moderati, questo per il AQI significa che "La qualità dell'aria è accettabile; tuttavia, per alcuni inquinanti può esserci un moderato problema di salute per un numero molto ristretto di persone che sono insolitamente sensibili all'inquinamento atmosferico. I bambini e gli adulti attivi e le persone affette da malattie respiratorie, come l'asma, dovrebbero limitare le esposizioni prolungate all'aperto".

In passato però, anche l'Italia ha superato la fascia moderata, e si è trovata in situazioni insalubri per numerosi gruppi di persone. Devi sapere che l'AQI ha classificato il nostro Paese in zone colorate molto prima che noi cominciassimo a farlo per l'evolversi delle epidemie, anche se il tema non è ancora sentito su larga scala. Ci sono luoghi nel mondo in cui la mascherina non serve a entrare a contatto con i virus, ma per non respirare le polveri sottili come il PM 10 e il PM 2.5. Se ci spostassimo in Cina, in Thailandia o in India per esempio, scopriremmo che la mappa si colora di rosso, di viola e di marrone, ovvero con i livelli "Unhealty", "Very Unhealty" e "Hazardous".

In questi ultimi tre casi, tutti potrebbero iniziare ad avere effetti sulla salute e dovrebbero limitare l'esposizione prolungata all'aperto. L'ultimo, il marrone, è il peggiore: tutti dovrebbero evitare qualsiasi esposizione all'aperto. In poche parole, le persone sarebbero costrette a vivere un nuovo lockdown periodico, questa volta atmosferico.

Air Pollution in Italy: Real–time Air Quality Index Visual Map
Air Pollution in Italy: Real–time Air Quality Index Visual Map

A far emergere le gravi condizioni della qualità dell'aria dei luoghi in cui vive la quasi totalità della popolazione è un nuovo studio, pubblicato sulla rivista scientifica inglese di ambito medico The Lancet Planetary Health.

Distribuzione globale delle stazioni di monitoraggio e concentrazione media annua di PM2–5 in due decenni (2000–19)
Distribuzione globale delle stazioni di monitoraggio e concentrazione media annua di PM2–5 in due decenni (2000–19)

Come puoi vedere nella mappa presente nella ricerca, intere aree del mondo si trovano sopra ai livelli medi di esposizione al PM 2.5. Come ti avevamo detto, sono particelle di particolato con un diametro inferiore a 2,5 micron, ritenuto il principale responsabile per le morti da inquinamento. I casi di persone che hanno avuto effetti sulla salute legati all'inquinamento dell'aria continuano a essere sempre più frequenti. Le cause sono molteplici, dallo smog dei mezzi privati alle emissioni dei voli, dalle caratteristiche orografiche del territorio (conformazione) all'utilizzo degli impianti di riscaldamento/raffreddamento.

Tuttavia, attualmente sono pochi gli studi che forniscono informazioni dettagliate sulle variazioni spazio-temporali globali delle concentrazioni giornaliere di PM 2.5 negli ultimi decenni. In più, non in tutto il mondo sono presenti delle stazioni di monitoraggio della qualità dell'aria per valutare i rischi sulla salute. Per questo motivo lo studio è utile per cercare di capire, anche nei luoghi in cui mancano le stazioni, a quali rischi si va incontro per poi, di conseguenza, poter prendere delle decisioni.

I ricercatori hanno utilizzato il machine learning per stimare le concentrazioni giornaliere globali di PM2.5 tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2019. È stato scoperto che solamente lo 0,001% della popolazione mondiale è esposto a livelli di inquinamento da PM 2,5 che rientrano nei parametri stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Il direttore del team di ricerca, Yuming Guo, ha ringraziato il lavoro svolto da lven Yu, analista di dati nel campo della salute ambientale alla Monash University, a Melbourne, in Australia, e poi ha condiviso e spiegato alcuni risultati della ricerca sui suoi social.

Considerando che il 22 settembre 2021 l'OMS ha aggiornato le linee guida nuove linee guida sulla qualità dell’aria “WHO global air quality guidelines” (AQGs), per il PM2,5, PM10, NO2, O3, SO2, CO, con l’obiettivo di proteggere la salute delle popolazioni, il team di ricerca ha potuto notare che:

  • Nonostante una leggera diminuzione dei giorni esposti ad alto PM2,5 a livello globale, entro il 2019 oltre il 70% dei giorni aveva ancora PM2,5 superiore a 15 μg/m3
  • L'Australia e la Nuova Zelanda hanno registrato un netto aumento del numero di giorni con alte concentrazioni di PM2,5 nel 2019
  • L'Asia meridionale e orientale, oltre il 90% dei giorni, presentava concentrazioni giornaliere di PM2,5 > 15 μg/m3
  • A livello globale, la media annua di PM2,5 è stata di 32,8 µg/m3 nel periodo 2000-19
  • Le concentrazioni più elevate di PM2,5 sono state distribuite nelle regioni dell'Asia orientale e dell'Asia meridionale, seguite dall'Africa settentrionale
  • L'Australia e la Nuova Zelanda, altre regioni dell'Oceania e l'America meridionale hanno registrato le concentrazioni annuali di PM2,5 più basse
  • Sulla base del nuovo limite delle linee guida dell'OMS del 2021, solo lo 0,18% della superficie terrestre globale e lo 0,001% della popolazione mondiale sono stati esposti a un'esposizione annuale inferiore a questo limite delle linee guida (media annuale di 5 μg/m3) nel 2019
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