Il cervello di chi beve alcol può autoripararsi in poco più di sette mesi di astinenza

Uno studio statunitense ha osservato come nelle persone che soffrono di AUD (disturbo del consumo di alcol) le regioni della corteccia cerebrali diventate più sottili a causa dell’alcol tornano allo spessore originario in meno di un anno. Tuttavia, non è ancora chiaro se questo implichi o meno un recupero delle funzioni cognitive.
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Maria Teresa Gasbarrone 17 Novembre 2023
* ultima modifica il 17/11/2023

Il cervello danneggiato dal consumo di alcol può ripararsi quando si smette di bere? Secondo un recente studio universitario non solo può, ma ci riesce anche in tempi piuttosto rapidi: un gruppo di ricercatori della Stanford University ha infatti osservato le regioni della corteccia celebrale assottigliate dal consumo di alcol riacquistano lo spessore originario in poco più di sette mesi.

Lo studio ha indagato cosa succede nel cervello delle persone affette da disturbo da consumo di alcol (AUD), ovvero quella patologia in cui si ha una ridotta capacità di interrompere o controllare il consumo di alcol nonostante le conseguenze negative a livello sociale, professionale o sanitario, quando smettono di bere.

Per capire i risultati di questo studio, devi sapere che le persone che soffrono di AUD tendono ad avere un assottigliamento delle regioni della corteccia, lo strato esterno rugoso del cervello, fondamentale per molte funzioni cognitive di ordine superiore.

Anche se era già nota la capacità di queste regioni di recuperare spessore, non era chiaro quanto e in quali tempi. Lo studio di Stanford ha cercato di stabilire proprio questo.

"I pochi studi longitudinali che indagano i cambiamenti dello spessore corticale durante l'astinenza sono limitati al primo mese di sobrietà", spiegano gli autori, guidati dallo psichiatra e comportamentista Timothy Durazzo della Stanford University.

Quanti mesi servono?

Lo studio statunitense ha rilevato che coloro che smettono di bere acquistano spessore corticale nel tempo, più rapidamente nel primo mese e continuando per 7,3 mesi, quando lo spessore torna paragonabile a quello delle persone senza AUD.

Il dato è stato ottenuto osservando gli affetti dell'astinenza in 88 persone con AUD, sottoposte a scansioni cerebrali a circa 1 settimana, 1 mese e 7,3 mesi di astinenza. Alcuni partecipanti si sono uniti alla fase di 1 mese, il che significa che 23 persone non sono state sottoposte a scansioni a 1 settimana, e solo 40 degli 88 partecipanti totali hanno continuato ad astenersi dall'alcol per l'intero periodo.

Hanno inoltre esaminato 45 persone che non avevano mai sofferto di AUD, misurando il loro spessore di corteccia e di nuovo circa 9 mesi dopo per confermare che le aree misurate sono rimaste invariate.

Per osservare il cervello dei partecipanti è stato utilizzato un tipo di risonanza magnetica (RM) particolarmente utile per ottenere immagini chiare della struttura interna del corpo. I ricercatori hanno registrato lo spessore corticale di 34 regioni, calcolando la media delle misure nell'emisfero destro e sinistro del cervello.

Dopo 7,3 mesi di astinenza si è osservato che l'ispessimento della corteccia risultava statisticamente significativo in 25 delle 34 regioni, e 24 di esse sono parse equivalenti in spessore a quelle dei soggetti di controllo.

Gli autori della ricerca hanno anche potuto osservare come alcune condizioni di salute, il fatto di essere fumatori, le condizioni psichiatriche e i disturbi da uso di sostanze influenzino i cambiamenti dello spessore corticale a lungo termine nelle persone che si stanno riprendendo dall'AUD.

Inoltre, è importante specificare che nonostante la buona notizia rilevata da questo studio, non è ancora chiaro se l'ispessimento e il ripristino dello spessore in quelle regioni della corteccia cerebrale corrisponda anche al recupero delle funzioni cognitive. Su questo aspetto – ribadiscono gli scienziati – saranno necessarie ulteriori ricerche.

Fonte | "Regional cortical thickness recovery with extended abstinence after treatment in those with alcohol use disorder", pubblicato su Science Direct ad agosto 2023;

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