Quando parliamo di turismo invernale, di stagioni sciistiche, di week-end sulla neve o settimana bianca in realtà raccontiamo, in molti casi, delle mere illusioni, in cui tutti noi viviamo. Ti spiego meglio… Arriviamo in montagna per una vacanza sulla neve e anche se sappiamo tutti che nevica molto meno rispetto ad anni fa, comunque vediamo molti pendii spesso innevati. L'innevamento che sia completo o parziale ci porta a nascondere un problema che invece è presente, di cui dobbiamo parlarne molto di più; di cui dobbiamo preoccuparci molto di più: "Non è vera neve". Dai dati di Legambiente infatti, il 90% delle strutture sciistiche utilizzano neve artificiale per far funzionare i propri impianti. Se le strutture sciistiche non innevassero artificialmente forse ci renderemmo conto della reale condizione delle nostre montagne in inverno. Ci renderemmo conto di ciò che vuol dire che lo zero termico sale di altitudine.
Infatti stando anche agli ultimi dati che riguardano le precipitazioni nevose, queste sono diminuite del 40% rispetto agli anni passati, sinonimo di un problema che continua a crescere sempre di più e che l'uomo con l'innevamento artificiale rischia anche di peggiorarlo. Visto che serve un metro cubo di acqua per produrre in media dai due ai due metri cubi e mezzo di neve artificiale e se si vivono anche periodi di estrema siccità il rischio di carenza di risorse idriche aumenta al massimo.
Ecco adesso che si è inquadrata bene la condizione di salute delle montagne italiane e adesso che si aggiunge un ulteriore elemento come quello di avere già su tutto il territorio nazionale 6-7mila km di piste da scii, ti faccio la seguente domanda alla quale io trovo difficile trovare una risposta sensata:
Tempo fa ti parlammo della possibilità di realizzazione di uno Skidome ad Asiago. Intervistammo l'ideatore del progetto e anche il ricercatore del Cnr Matteucci, che si occupa dello stato delle Montagne, per capire il reale impatto ambientale.
Adesso dobbiamo tornare a parlare nuovamente di un tema molto simile, perché in un'altra Regioni si ha l'interesse "economico" di costruire degli impianti da scii.
Precisamente si ha l'intenzione di riqualificare 5 diversi comprensori sciistici e quasi tutti a quote molto basse. Si parla di 1600-2000 metri. I comprensori riguardano i comuni di Bellagio, Lecco, Bergamo e Valtellina. Come appreso dalla redazione del Giorno: "sul Monte San Primo, al centro del Triangolo Lariano, il Comune di Bellagio e la Regione vogliono investire più di 5 milioni di euro la “riqualificazione” del comprensorio sotto i 1.600 metri. È prevista la creazione di una stazione sciistica, con annessi impianti di risalita con innevamento artificiale, piste e toboga e nuovi parcheggi".
A Teglio, Valtellina, si vogliono spendere 12 milioni di euro per riqualificare il comprensorio sciistico di Prato Valentino. In provincia di Lecco si vogliono investire 13,5milioni di euro per riqualificare i Piani di Bobbio e infine a Bergamo si vuole spendere la modica cifra di 50 milioni di euro per riqualificare il comprensorio sciistico Colere-Lizzola.
L'espansione degli impianti sciistici in un contesto di diminuzione delle nevicate solleva diverse preoccupazioni ambientali. La produzione di neve artificiale richiede grandi quantità di acqua ed energia, contribuendo ulteriormente alle emissioni di gas serra. Inoltre, l'espansione delle infrastrutture sciistiche può avere un impatto negativo sugli ecosistemi locali, disturbando la fauna e la flora alpina.
Serve quindi trovare un turismo invernale da sviluppare differente da quello della neve, perchè sennò il rischio è che di montagne ne avremo sempre meno in futuro.