Montagne senza neve? Il Cnr: “In futuro potrebbero esserci sempre più frane”

Zero termico sempre più in alta quota, Temperature record in montagna e poca neve. Come potrebbe cambiare l’intero ecosistema delle montagne e quali sarebbero i danni indiretti per l’essere umano?
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Mattia Giangaspero 14 Settembre 2023
Intervista a Giorgio Matteucci Direttore Istituto per la Bioeconomia del Cnr

È passata qualche settimana da quando ti abbiamo raccontato della ricerca, di un team francese pubblicata su Nature Climate Change, in cui si valutava l'impatto del riscaldamento globale su oltre 2.200 impianti sciistici di 28 nazioni europee. E adesso torniamo forti sullo stesso tema: "Piste da sci senza neve, in tutt'Europa entro il 2100". Per far questo Ohga ha voluto sentire il parere tecnico di un massimo esperto in materia: "Giorgio Matteucci direttore Istituto per la Bioeconomia del Cnr".

Ci soffermiamo nuovamente su questa ricerca perchè l'abbiamo pensata come un punto di partenza per un'analisi un po' più ampia sulla salute delle nostre montagne, su quello che è stato raccontato in questi giorni e in quest'estate. Hai sentito parlare sicuramente dello zero termico e delle temperature record in alta quota. Ecco allora, visto che la ricerca sulla neve e le piste da sci si concentra sugli effetti futuri della crisi climatica, perchè non inserire nel calderone anche ciò che potrebbe accadere in futuro se lo zero termico si alzasse sempre più di quota o se le temperature aumentassero ancora?

Direttore Matteucci, vorrei partire con lei dai fatti di cronaca di questi mesi, che hanno interessato tutti noi. Lo Zero termico sta salendo sempre più di quota e le nostre montagne sono soggette ad alte temperature. Un esempio può essere quello che si è registrato qualche settimana fa sul Monte Rosa: 7 gradi a 4500 metri, ma poi ci sono purtroppo tanti altri esempi da poter fare. Ecco se tutto questo dovesse continuare e ripresentarsi, cosa potrebbe accadere in futuro alle nostre montagne? 

Questa è stata un'estate particolare e poi è di questa settimana la notizia che per ben 5 giorni consecutivi anche lo zero termico alla Capanna Margherita è sempre stato superato ed è la prima volta che avviene da quando sono cominciate le misurazioni. La stessa identica situazione è anche avvenuto in un'altra stazione d'alta quota (oltre i 4mila metri) in Svizzera. Anche io le ho fatto qualche esempio all'inizio per argomentare gli impatti che ci sono e ci sarebbero se tutto questo dovesse registrarsi ancora in futuro. Questi impatti potranno essere locali, quindi legati alla catena montuosa, ma anche nelle zone a valle. Lo zero termico oltre i 4mila metri provoca impatti in zone che non sono presidiate normalmente dall'uomo in condizioni normali. In sostanza gli impatti potrebbero essere: modifica del paesaggio e del permafrost, ovvero quelle aree di terreno sotto il suolo congelate che tengono insieme le nostre montagne. Più si sale per arrivare allo zero termico più potrebbero esserci situazioni di instabilità dei nostri pendii in alta quota.. Invece per la parte a valle certamente l'impatto sarebbe maggiore in quanto intaccherebbe anche l'essere umano, nel caso in cui non dovesse più nevicare per le alte temperature

Il deflusso di neve sciolta e quindi di acqua non andrebbe a riempire i nostri fiumi, che a loro volta avrebbero bacini sempre più svuotati. Non ci sarebbe la stessa quantità di acqua di adesso per l'irrigazione delle campagne e non si riuscirebbe a raffreddare in ‘modo naturale' le centrali elettriche. Questo lo tengo a precisare perchè se le temperature dovessero essere costantemente elevate l'impatto non si vedrebbe solo nel settore agricolo, ma anche in quello industriale.

A un certo punto nel suo discorso ha specificato che le nostre montagne potrebbero essere soggette a instabilità, quindi potrebbero esserci molte più frane o staccamenti di massi? 

Si c'è un collegamento sicuramente tra quanto ho detto prima e quanto ha ripreso lei adesso. Ricordiamo purtroppo tutti quello che è successo qualche anno fa con la Marmolada, ma poi anche quest'anno ci sono stati alcuni casi sul Monte Bianco in Francia di crolli di pareti rocciose. Un forte scioglimento del permafrost potrebbe portare a queste tragiche conseguenze. 

Attualmente ci sono alcuni rifugi in alta quota sia in Italia, come la Capanna Margherita, sia in Svizzera, che hanno le fondamenta proprio sulle aree di permafrost e per questo motivo, a scopo precauzionale, si sta cercando di capire come mettere in sicurezza le strutture.

Direttore, invece, per quanto riguarda la ricerca del team francese anche qui vorrei fare un punto su cosa potrebbe accadere se tutte le piste da scii rimanessero senza neve.

La ricerca ha riguardato tutti i comprensori sciistici europei, ha messo insieme tutta una serie di dati climatici, dati via satellite, copertura nevosa e ovviamente anche gli scenari previsionali del clima futuro. Ora, oltre a questi dati ci sono altri due aspetti da considerare per la neve sulle nostre montagne. Questa potrebbe non arrivare per le alte temperature oppure, se si dovesse optare per la neve artificiale, sempre a causa delle alte temperature potrebbe sciogliersi troppo in fretta. Lo studio ha evidenziato anche che molti impianti sciistici europei hanno già strutture e attrezzature che permettono di creare e sparare neve artificiale, ma purtroppo, come detto prima se le temperature dovessero essere elevate, qualsiasi tipo di neve si scioglierebbe. L'altro punto da considerare è che se non dovesse nevicare, ma le condizioni climatiche sarebbero favorevoli alla neve, quella artificiale per essere sparata avrebbe bisogno di ingenti risorse. E non parlo di quelle economiche. L'innevamento artificiale ha bisogno di bacini idrici e più neve artificiale viene sparata, meno risorse idriche, di questi bacini, scenderebbero verso valle durante il periodo delle precipitazioni, ma verrebbero conservate in montagna. (Piccolo inciso in questo caso. Tutta l'acqua che si utilizza per la neve artificiale al di là dei costi energetici, non viene persa, ma riutilizzata perchè assorbita dal terreno).

Cambierebbero i vari habitat per le coltivazioni, le vegetazioni e le specie animali quindi? 

Diciamo di sì, poi dipende da tanti fattori, dalla grandezza del bacino e anche dal numero di regioni alpine in cui si verrebbero a formare questi bacini. Fosse un fenomeno su scala mondiale sì, fosse un fenomeno solo locale un po' meno. I grandi rischi avverrebbero solamente se si dovesse sottrarre acqua, per esempio, a laghi non artificiali. In quel caso si crea un danno all'ecosistema naturale e si sottrae acqua laddove non dovrebbero esserci delle modifiche.

Direttore un'ultima domanda sempre legata alla ricerca. Avere meno neve cosa comporta nella quotidianità a noi essere umani? 

Sicuramente avremmo meno risorse idriche però bisogna anche capire cosa potrebbe succedere, perchè magari potrebbe non nevicare più così spesso, ma grazie alle precipitazioni di pioggia avremmo comunque acqua. E anche lì un'altra analisi riguarda la durata delle precipitazioni. Perchè se dovessero essere intense e brevi, comunque vivremmo tanti periodi di estrema siccità e gli interi ecosistemi di montagna cambierebbero letteralmente a livello paesaggistico. La mancanza di neve potrebbe aumentare poi anche il riscaldamento perchè, se non lo sa, funge da forte riflettente, cosa che non fanno praterie e rocce che invece assorbono il calore, ancora di più in alta quota e alle alte latitudini.